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affinchè le riforme non riescano insopportabilmente gra­
vose rispetto alla potenzialità economica delli’industria : e devono vigilare altresì perchè i sacrifici non
siano troppo superiori; alla somma dei benefici che le
classi lavoratrici dovrebbero ricavare. Ora a questo
compito soddisfano assai meglio le associazioni tecniche
od economiche, le quali hanno per iscopo la tutela degli
interessi generali dell’industria e conoscono profon­
damente le condizioni sue finanziarie, che non le asso­
ciazioni sindacali le quali si sono specializzate nella
lotta contro gli operai ed appunto per questa eccessiva
specializzazione non sono in grado di assurgere ad un
giudizio sintetico della legislazione sociale, che è so­
pra ed oltre le classi e la quale deve essere valutata in
rapporto soltanto alla potenzialità economica dell’ in­
dustria.
L’obiezione^ a parer mio, non coglie nel segno. In­
nanzi tutto è vero che la legislazione sociale è al disopra
delle classi ; ma chi deve compiere quest’opera pacifica­
trice, superiore alle classi, è il Parlamento, non il Con­
siglio del lavoro. Se in. questo fossero rappresentate le
classi ed insieme l’elemento moderatore che cosa sta­
rebbe a fare il Parlamento? Forse a mettere lo spolve­
rino sulle deliberazioni del Consiglio, nel quale surretiziamente verrebbe così a trasferirsi l’autorità legisla­
tiva? Meglio è riconoscere il fatto quale è, e cioè la
esistenza di due o piò classi, alle quali viene dato modo
di esprimere in seno al Consiglio del lavoro i propri
desideri in ordine alla legislazione sociale; e su questi,
ora concordi ed ora discordi, venga dal governo chia­
mato il Parlamento a decidere. Opinare altrimenti è un
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