A BORDO DELLA BRETAGNE 7 di Cherbourg. I passeggieri si squadrano a vicenda ed argomentano l’uno dell’altro la condizione ed il carattere. Rivedo rasserenati e rabboniti dei visi che avevo notato per crucciosi la sera innanzi a Parigi sul partire del treno transatlantico. Ma chi cerca posto in un treno notturno non mostra la sua faccia abituale : la fretta, 1 inquietudine, la diffidenza, 1’ avversione al prossimo, intorbidano gli sguardi e contraggono i lineamenti. Quasi tutti i passeggeri sono muniti di un seggiolone pieghevole che si affrettano di collocai e al riparo dal vento e dal fumo. A chi non lo possiede di suo ne è offerto uno a nolo, per cinque lire, dalla società dei camerieri. Quei seggioloni e l’innumerevole quantità di scialli, di pelliccie, di soprabiti, di libri e d altri minuti oggetti dell’uso domestico, sparsi per ogni dove, danno all’ alto ponte il piacevole aspetto di una terrazza aperta sulle immensità oceaniche. Innanzi di partire, quando volevo tranquillare quella sorda inquietudine che l’idea di un lungo viaggio sveglia in chi non ne ha fatto mai, mi dicevo che da Milano a New-York sono in sostanza, venti ore di ferrovia, fino all’Piavre, ed il soggiorno di una breve settimana in un fastoso albergo galleggiante. Col tempo bello, la vita a