sportivo di base e rilanciata una delle poche esperienze italiane di campagne per lo sport per tutti, chiamata «Sportinsieme». Si tratta di un'importante esperienza di collaborazione tra l'Amministrazione comunale e l'associazionismo sportivo, che unitariamente gestiva una offerta di promozione sportiva accessibile a tutti, propagandata dalla città, che metteva a disposizione il proprio patrimonio impiantistico. Tutto rose e fiori dunque? Pensiamo di no, anche perché quella stagione fu davvero breve, se pur significativa. L'entrata in crisi della giunta di sinistra, il lungo periodo di instabilità che seguì, frenarono anche l'attenzione ai problemi dello sport per tutti, che era stato forse uno dei settori a più alta innovazione e progettualità nella vita dell'Amministrazione comunale. Va evidenziato inoltre che, con i primi anni ottanta, particolarmente pesanti sono state le limitazioni della spesa pubblica ed i settori più penalizzati sono stati quelli dei servizi alla persona; tra questi quelli sportivi hanno subito i tagli maggiori, anche perché non era stata fatta la scelta lungimirante di coinvolgere di più i cittadini nella gestione di alcuni servizi. Con l'arrivo della giunta pentapartito possiamo parlare dell'avvio della politica della stagnazione e della catastrofe impiantistica. La scelta di comprimere i servizi alla persona è stata la linea privilegiata dell'attuale Amministrazione comunale, unita ad un progressivo distacco da un proficuo rapporto con l'associazionismo sportivo ed in generale con i cittadini. La telenovela del nuovo stadio ha occupato tutti i canali dell'attenzione degli amministratori torinesi nell'ultimo qinquennio e, visti i risultati, se pur tanto declamati, ci pare di poter dire sia stato un errore. L'associazionismo sportivo che tanto aveva collaborato per l'affermazione del diritto alla pratica motoria e sportiva si è rinchiuso in se stesso, a difesa dello spazio ottenuto nella città, affaticato inoltre da un farraginoso funzionamento delle circoscrizioni che hanno sì ottenuto qualche striminzita delega per lo sport, ma che non sono riuscite a governare davvero i processi in atto sommersi dalla enormità dei problemi e dalla quasi assoluta mananza di poteri reali. Possiamo parlare di stagnazione della promozione sportiva in quanto, fa fede l'andamento delle iscrizioni a Sportinsieme, malgrado la crescita della domanda di sport l'offerta pubblica associativa non è stata in grado di soddisfarla pienamente. Certo vi sono responsabilità nella qualità dell'offerta associativa, spesso resa precaria dalla crisi dell'impiantistica e dalla necessità di innovazione presente in qualsiasi servizio educativo e culturale. Va però detto che anche l'offerta sportiva privata a Torino si è scontrata con un interlocutore pubblico assente, e le tanto declamate sinergie tra pubblico e privato che avrebbero potuto dare fiato ad una politica altrimenti stagnante non si sono assolutamente avviate. Basti pensare che nessun impianto si è realizzato con il contributo dei privati. È opportuno inoltre precisare che l'offerta sportiva privata, molto legata ad una idea della Fitness in costante balia della moda, non ha ancora risposto al bisogno della gente che non vuole solo consumare sport, bensì farlo praticare educativamente ai propri figli, o lo vuole come occasione per stare insieme o far vivere la propria città in modo intelligente e in un ambiente pulito. Si è parlato di catastrofe impiantistica. Si tratta del fenomeno dovuto alla totale assenza di una politica manutentiva degli impianti sportivi, non preventivata da chi li ha costruiti, ma anche dalla lentezza e dalla scarsa disponibilità finanziaria di chi in questi anni ha governato la città. È infatti curioso vedere che per certe opere si è lavorato in tempi record, e per certe piscine o campi di calcio si attende ormai da oltre cinque anni l'avvio di un qualunque cantiere. A Torino nel periodo che va dal 1985 al 1989, a turni più 0 meno regolari, oltre il 40% del patrimonio pubblico di impianti sportivi è stato dichiarato inagibile o ha funzionato marginalmente. Tutto ciò ha reso molto difficile articolare una qualificata proposta sportiva per tutti i cittadini. A ciò va aggiunto che mai come in questi ultimi anni si sono resi difficili i rapporti tra la città e l'organizzazione scolastica che si è rinchiusa in se stessa, rialzando quel muro che la divide dal cosiddetto «territorio», che tanto aveva contribuito alla sua se pur parziale innovazione. 1 numeri riportati nella allegata tabella sono indicativi di un'occasione perduta dalla città per Dati statistici relativi all'attività sportiva promossa da "Sportinsieme" a Torino. Anno Numero iscritti ai corsi 1975 h- 1976 34.085 1979+ 1980 37.382 1984+ 1985 34.209 1987 + 1988 24.000 qualificare la sua politica verso i cittadini. Lo sport può essere una delle carte da giocare per il rilancio della Torino degli anni novanta, oltre i «mondiali» di calcio, che dureranno solo 20 giorni. Un rilancio che dovrà essere impostato sulla ricerca scientifica per lo sport, sulle sperimentazioni di nuove modalità di veicolazione dell'offerta sportiva pubblica, sulla costruzione di un disegno urbano in cui l'impiantistica sportiva divenga parte integrante di una città a misura dei suoi abitanti. C'è da augurarsi che il confronto su questi temi, coinvolga non solo gli operatori dello sport, ma anche quanti sono impegnati a dare a Torino un volto ed una dimensione davvero europea. 20