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E. CICCOTTI
faceva sembrare un deserto il paese ’); ciò era dovuto al prevalere della pastorizia e alla contrazione della coltura sativa, resa poco remunerativa per molte terre anche dall’importazione di cereali di paesi più fertili s).
      Del resto che questa formazione del latifondo avesse luogo per molta parte in maniera indipendente dall’estendersi della schiavitù, che in certi casi potette esserne conseguenza, lo mostra il fenomeno analogo, che si osserva nel secolo XVI in Gran Brettagna, quando, con la trasformazione de’ campi in pascoli, concorre anche l’usurpazione de’ demani collettivi e l’espropriazione de’ beni ecclesiastici; onde Elisabetta, dopo un giro nel Regno, potè dire : « Pauper ubique jacet » — qualche cosa di analogo all’esclamazione di Gracco — e di lì a non molto bisognò introdurre la tassa per i poveri, qualche cosa che può avere una certa analogia con le frumentationes.
      « In Inghilterra — dice C. Marx, che, in fine al primo volume del Capitale, ha raccolto un gran materiale di dati e di fatti3) — in Inghilterra la servitù della gleba era scomparsa di fatto nell’ultima parte del secolo XIV. L’enorme maggioranza della popolazione constava allora e ancor più nel secolo XV di agri- * Si
    1)   Plut., Tib. Grach., 8 xac cqv ep^jj.cav x^c, y&pac, opàma xai YS0PT°5vtà<; vj vsjj-ov-xaq, olxstaq sxscaàxtoo? xai ßapßapoix;.
    2)   Guglielmo Ferrerò, il quale, nella sua tendenza a guardare i fatti della storia antica indipendentemente da certi presupposti tradizionali generalmente accettati, qualche volta passa il segno e si sbaglia, ma dà in ogni modo occasione a meglio controllare punti di vista accolti senza la debita critica e mette in luce interessanti aspetti della storia, vorrebbe esageratamente togliere importanza all’importazione de’ cereali in Italia e alle relative conseguenze sull’agricoltura antica (Grandezza e decadenza di Roma, II, pag. 529 sg.). Ora, egli può limitatamente aver ragione nel contestare che i cereali stranieri arrivassero in centri mediterranei, dove il trasporto sarebbe riuscito troppo costoso; ma l’approvvigionamento di Roma e di altri centri più accessibili a’ cereali stranieri esercitava la sua azione anche sulle zone più lontane, togliendo ad esse il possibile spaccio su’ grandi mercati come quello della capitale. Nè una regione esclusivamente agricola può ridursi a produrre solo la quantità indispensabile a’ propri bisogni, perchè, da un lato non avrebbe come procurarsi gli altri oggetti di consumo indispensabili che pure non produce, e dall’altra sentirebbe la fame, appena il ricolto cade sotto la media, o la crisi se resta al disopra.
Si aggiunga che le ferrovie hanno toccato l’Appennino, di qua del Tronto, si può dire da ieri, eppure il commercio di cereali vi è stato, e molto vivo, e con mezzi di trasporto sostanzialmente non diversi da quelli adoperati da’ Romani, i quali avevano a loro disposizione una viabilità, sotto certi rapporti, più sviluppata. (Cfr. anche Friedländer L. Sittengeschichte, II6, pag. 14 sgg. Marquardt, Das Privatehen der Römer, I2, 2 pag. 379 sg. e sopratutto. Waltzing J. P.,Étude historique sur les corporation professionelles chez les Romains. Louvain 1896, II, pag. 103 sgg. Ivi è ampiamente dimostrata l’importazione del frumento anche da parte di privati.
   3) Das Kapital, Hamburg 1890, I4, pag. 682 sg.