libro quarto - capitolo secondo 137 blici poteri, mentre non sapeva apprezzare l'importanza che gli istituti sociali « organici » hanno in genere per la società e in particolare per l'economia, e quindi non si preoccupava affatto di conservarli. Ciò che caratterizza le dottrine di A. Smith e dei suoi scolari è precisamente il liberalismo razionalistico unilaterale, lo sforzo non di rado troppo frettoloso di rimuovere tutto ciò che esiste, di cui non sempre si ha una sufficiente comprensione ; l'impulso, anch'esso precipitoso, di creare del nuovo nel campo delle istituzioni statali, sovente senza una sufficiente conoscenza delle cose od esperienza. Le istituzioni economiche formatesi organicamente avevano già provveduto così saggiamente a ciò che era vivo, che già esisteva, a ciò che era prossimo, a ciò che era presente ; laddove il pragmatismo in economia si preoccupava del benessere dell'uomo astratto, di ciò che era lontano, non ancora esistente, a venire, e dimenticava purtroppo assai spesso in questo suo sforzo gli interessi viventi e legittimi del presente. Nell'opposizione a queste tendenze della scuola smithiana si dischiuse alla nostra scienza un campo incommensurabile, fecondo di attività nel senso dell'indirizzo Burke-Savigny; non già nel senso di un indirizzo che avesse il cómpito di mantenere senz'altro ferme le istituzioni organiche come intangibili, quasi rappresentassero la superiore saggezza nelle cose umane di contro all'ordinamento riflesso dei rapporti sociali. Scopo di questi sforzi dovette essere piuttosto quello di pervenire a una piena comprensione delle istituzioni sociali già esistenti, e in particolare di quelle sorte per via organica, mantenendo così ciò che era già sperimentato in opposizione alla manìa novatrice di un razionalismo unilaterale nel campo della economia. Si trattava di impedire lo sfacelo di una economia organicamente formatasi per causa di un pragmatismo in parte superficiale, che, contro l'intenzione dei suoi sostenitori, conduceva inevitabilmente al socialismo. Di tutto ciò non si trova affatto traccia negli scritti di quella scuola storica di economisti che sorse in Germania verso la metà del secolo xix, tardo epigono delle scuole « storiche » affermatesi in altri campi delle scienze sociali. Ingiustamente pertanto essa ravvisa unicamente nella scuola giuridica il suo modello, ingiustamente essa si dice « storica » nel senso della scuola dei Burke e del Savigny. Essa non condivide i meriti, ma nemmeno invero le unilateralità e le manchevolezze di quella; essa ha i suoi speciali meriti e le sue unilateralità, e manchevolezze e errori tutti peculiari. Essa, così come si è manifestata nelle opere dei suoi rappresentanti, è da quella essenzialmente diversa; storica per certo, ma in un senso tutto diverso da quello della scuola del Burke e del Savigny.