228	vilfredo pareto
Si sono veduti in Italia dei governi poco scrupolosi far fabbricare della carta moneta per distribuirla alle imprese che essi proteggevano. Si sono veduti ancora, invece di curare l'esecuzione della legge, spingere ed anzi obbligare le banche d'emissione a violarla. E sono arrivati fino al punto di chiudere compiacentemente gli occhi sulle malversazioni della Banca Romana, perchè ne cavavano favori pei loro amici e denari per le elezioni.
E gente che la pretendono ad economisti, hanno cercato di giustificare queste colpevoli manovre allegando la direzione dell'intenzione che, secondo loro, era pura ed onesta.
L'economia politica non è responsabile di questi sofismi più che lo sia la morale di quelli dei casisti.
Ricordando la proposizione che la libera concorrenza produce un massimo di benessere per l'individuo e per la specie, noi non abbiamo per niente inteso — ci teniamo a dichiararlo nettamente — assolvere, e neanche scusare, gli abusi che esistono nelle nostre società. Questi abusi, che gli economisti liberali hanno per altro sempre riprovati, noi li abbandoniamo completamente alla vendetta delle scuole socialiste. Esse osservino bene, però, come quasi tutti questi fatti biasimevoli e delittuosi non si sono potuti produrre che grazie all'intervento dello Stato. Non è dunque punto probabile ohe l'estensione delle attribuzioni dello Stato guarisca il male invece di peggiorarlo. Il socialismo borghese, che invade la nostra società, procede dai medesimi principii che il socialismo popolare che si vorrebbe sostituirgli, e gli abusi dell'uno fanno prevedere ed insegnano che cosa saranno gli abusi dell'altro.
È l'onore e la gloria dell'economia politica di avere in tutti i tempi, da Adamo Smith fino ai giorni nostri, mostrato ai mondo i mali prodotti dall'intervento arbitrario dei governi distribuenti ai loro partigiani le ricchezze prodotte nel paese.
È invano che certe persone hanno cercato di abbassare il merito delle opere di Bastiat e di far rientrare nella scienza le considerazioni metafisiche che ne erano state giustamente bandite. Vi è più vera scienza nell'opuscolo di Bastiat, sulla Fisiologia della spogliazione, che in molti dei grossi volumi dei socialisti della cattedra, e la forma spiritosa della Petizione dei mercanti di candéle non impedisce affatto di contenere un argomento ehe gli economisti devono ripetere ancora ogni giorno per mostrare tutta l'assurdità della protezione.
Naturalmente Cablo Marx è lungi dal riconoscere il menomo merito alle dottrine della scienza economica. Egli lancia i suoi dardi più acuminati contro « l'economia politica borghese » e la rende responsabile di tutto quello che può passare per la testa di qualche scrittore « borghese » di scrivere. La colpa minore degli economisti è di essere dei « sicofanti » che fanno « delle teorie puerili ». Del resto, egli mette in disparte i fisiocrati ma riunisce insieme tutte le altre scuole economiche: ed il lettore non deve contare che sui proprii lumi per poter separare i torti che egli rimprovera agli economisti liberali, da quelli che appartengono ad altri scrittori, come Thiers, i quali veramente