466 PARTE QUINTA - CAPITOLO I 309. < Il commercio estero, osservava il Cairnes (1), non soltanto ci fornisce le merci più a buon prezzo che se le fabbricassimo noi con i nostri mezzi, ma ci fornisce anche molte merci, che senza di esso non potremmo avere affatto». Le nazioni, che maggiormente conquistarono una floridezza economica duratura, trassero vivide energie, nuove forze dinamiche nella loro evoluzione, dal commercio internazionale ; e grandi Stati produttori stanno a fronte di modeste nazioni la cui attività si dedicò quasi completamente ad attuare gli scambi internazionali. Poiché due stadi, sia pure non delimitati, si hanno nella storia del commercio internazionale : nel primo gli Stati possono dividersi in produttori o scambisti, secondo che la loro attività prevalentemente si rivolse a produrre o al trasporto ed al baratto tra una nazione e l’altra delle merci che le diverse attitudini naturali e demografiche di queste producevano. Nel secondo periodo, essenzialmente moderno, ogni Stato produttore è anche commerciante, sia che il mare lo arricchisca di porti, come l’Inghilterra ; sia che l’estensione territoriale si prospetti con limitato litorale sul mare., come la Germania. Ne deriva che odiernamente non esistono popoli prevalentemente od unicamente marinari; le stesse repubbliche macinare d'Italia non hanno più avuto ragione di rinnovellarsi al sopravvenire di una nuova grande organizzazione economica nazionale che racchiude in sè l'elemento produttore e scambista. La storia degli scambi internazionali si collega a quella generale del commercio ed esorbiterebbe dal (1) Cairnes, Principii, cit. p. 283