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^alcuni più, altri meno, e spesso arbitrariamente. Imprime una direzione svantaggiosa ai capitali del paese, attirandoli verso industrie meno produttive. Rende meno economica la produzione generale delle ricchezze, quando protegge industrie che dànno la materia prima e gli strumenti ad altri. Rallenta, per la scemata possibilità dei risparmi, l’accumulazione del capitale e quindi danneggia gli operai. Toglie ogni stimolo ai miglioramenti e quindi impedisce il progresso delle industrie. Danneggia coi dazi troppo alti l’erario pubblico, che si avvantaggerebbe coi dazi meramente fiscali, ed è fomite del contrabbando, e ciò anche a scapito della sicurezza e della moralità pubblica.
     Esso, inoltre, conduce alle più strane contraddizioni. — Per assicurare alle industrie protette un facile e poco costoso pr.ovvigionamento, impedisce l’esportazione di materie prime, sagrificando, così, spesso una industria florida $1 una che non è tale. — Oppure, dato che due industrie siano protette, può accadere che i prodotti dell’una servano di materia prima all’altra. In tal caso, que-••st’ultima si trova danneggiata dalla protezione -accordata alla prima. I due intenti del protezionismo, di escludere i prodotti esteri dal mercato interno e di allargare il mercato esteriore ai prodotti nazionali, si trovano in collisione. Per sciogliere la difficoltà si è immaginata la restituzione dei diritti (dra'tv'back') ; si permette, cioè, alla seconda industria di trarre la materia prima dal di