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Conclusione del Capo.
     22.     — Le osservazioni precedenti non saranno per certo inutili al lettore che voglia accingersi allo studio scientifico dei problemi di politica economica.
     Ogni generazione d’uomini può essere paragonata ad una erma quadrifronte che vede il progresso, ^optimum, il desiderabile in opposte direzioni.
     La comparazione dei regimi economici(v. Voi. I, p. 498) non può aver luogo se non si premette chiaramente V optimum che si conferisce alla società, o ad una sua parte, sia che l’economista partecipi al pathos di quest’optimum ; sia che esso l’accetti come un dato di latto. In ambo i casi egli deve dire se, come e quando certi provvedimenti siano tali da determinare questo stato di optimum, soggettivo od obbiettivo, la distinzióne FONDAMENTALE CHE INTERCEDE FRA POLITICA E SCIENZA ECONOMICA È DUNQUE QUESTA: LA SCIENZA STUDIA DEI NESSI FENOMENOLOGICI; LA POLITICA TENDE A REALIZZARE DEGLI OPTIMA; e solo in base a un criterio di optimum sussiste LA POSSIBILITÀ DELLA COMPARAZIONE DI UN REGIME CON UN ALTRO. DA QUESTA COMPARAZIONE SI PUÒ PRESCINDERE NELLA SCIENZA, SEBBENE POSSA CONVENIRE DI TENERE PRESENTE L’OPTIMUM come obbiettiva caratteristica strutturale; ma NON SE NE PUÒ E NON SE NE POTRÀ MAI PRESCINDERE NELLA VITA E QUINDI NELLA VALUTAZIONE PRATICA DEI FATTI ECONOMICI.
     Ogni provvedimento di politica economica si presenta così come un fatto che ha la sua ragione di essere nella struttura della società che l’ha determinato, e che produce degli effetti immediati più o meno discrepanti da quelli desiderati, e degli effetti remoti che non furono preveduti. La catena degli avvenimenti si svolge così ordinatamente e continuatamente attraverso le successive fasi della vita dei popoli. Ed è possibile quindi valutare ogni fatto anteriore — se non in modo deli-