— 32 — sembianza di adempiere a un atto di culto religioso, i bramini prescrivevano pellegrinaggi in alcune città dove trovavansi santuari rinomati, i quali diventavano in breve tempo gli empori più ricchi e più svariati di tutte le mercanzie. Una infinita moltitudine di credenti vi si riversava, e la festa religiosa si tramutava in una esposizione industriale. Di questi luoghi santi parecchi erano posti in riva al mare per favorire l’esportazione, e così ve n’erano presso Bombay e presso le foci dell’indo, e la stessa città di Maliorpha, di cui parla Ptolomeo come un emporio dei più importanti sorgea sulle ruine di Ma-valiporam, altrimenti detta Settepagode (i). I pellegrinaggi quindi favorivano grandemente il commercio interno, e se oggi sotto il dominio inglese la statistica attesta che si recano due volte l’anno a Hardevard due milioni e mezzo di fedeli (2), si può congetturare quanto doveva essere grande l’affluenza di altre volte. (1) Le sette pagode, una delle residenze degli idoli indiani, erano fra le costruzioni più gigantesche e meravigliose. Rovesciate da un terremoto, le sue ruine cuoprivano uno spazio di sedici chilometri quadrati. Nel caos prodotto dalle convulsioni della natura, vedesi ancora in mezzo a frammenti di ogni specie e traverso una vegetazione lussureggiante una lunga fila di colonne abbattute rappresentanti tigri, leoni, elefanti, ad anche animali fantastici. (2) Gli inglesi riscuotono una tassa sopra ciascuno dei fedeli che trae a prosternarsi al tempio.