La Consob (Commissione nazionale sulle operazioni di borsa) di Antonio La Spina ià nel 1956 (progetto MM Ascarelli), e poi nel ^^ M 1961 (commissione Santoro Passarelli) sono state elaborate proposte in materia di riforma della vigilanza sulle società quotate in borsa'. Il tema compariva nel programma del governo di centrosinistra, e gli venivano successivamente dedicati i lavori di un 'altra Commissione di nomina governativa (De Gregorio). In tali documenti, che rimasero allo stadio dell 'auspicio, si evidenziava la necessità di una istanza specializzata nel compito di vigilanza, ma la si individuava nella Banca d'Italia, o comunque in organi da essa dipendenti. Proposte più recenti (un d.d.l. di Lombardi, del 1972, che poneva la Commissione alle dipendenze degli organi della programmazione; e il c.d. progetto Marchetti del 1973), invece, facevano riferimento ad un organo autonomo collegiale, composto da soggetti qualificati per competenza, esperienza e indipendenza. Un c.d. progetto La Malfa (allora ministro del Tesoro), prevedeva infine una Commissione composta in prevalenza da esponenti di tale Ministero, della Banca d'Italia e della Corte dei Conti, più due esperti esterni. Anche tali proposte sarebbero forse rimaste a lungo lettera morta, se non fosse inten'enuta una vicenda del tutto contingente: la necessità, da parte democristiana, di ripristinare una agevolazione tributaria (la c.d. cedolare secca al posto della cedolare d'acconto sui titoli azionari), che indusse i socialisti a chiedere e ottenere come contropartita l'istituzione della Consob. Questa avvenne pertanto in tutta fretta, rimaneggiando il progetto Marchetti, addirittura per decreto-legge, e alquanto in sordina (sipario di «mini- riforma della società per azioni»). La legge di conversione di tale d.l., la 216/74, lo modificò sostanzialmente, limitando pesantemente l'autonomia della Consob: infatti, si ritenne che un organo dotato di poteri discrezionali tanto vasti e incontrollabili avrebbe potuto addirittura sostituirsi al Parlamento nella funzione normativa (così gli on.li La Loggia, allora ministro del Tesoro, e Visentini), e si preferì pertanto porlo alle dipendenze del ministero del Tesoro, cui spettava ad esempio di rendere esecutive, con suo decreto, le delibere Consob in materia di borsa. Alcuni commentatori osservarono che in tal modo la Consob era stata trasformata in un «profeta disarmato», o peggio in un «Polifemo accecato» (Minervini). «La conclusione è chiara: l'organo è tecnico, ma alle dipendenze sostanziali del potere politico il Vi quale, se non gradirà talune scelte, potrà trasformare la Commissione in un ennesimo ente inutile tagliandole i viveri» « s (Santini). In effetti, che la percezione dell 'organismo da parte del governo fosse di tale genere, lo dimostra il fatto che si attese più di un anno prima di ìV> nominare i primi commissari. Nella fortunosa nascita della Consob, dunque, riscontriamo una tiepida, se non ritrosa, adesione del governo, e un certo ov interesse da parte di un partito < della coalizione governativa. Si i< può dunque ritenere che l'origine del provvedimento (nella sua prima versione) sia da riconnettere a elaborazioni di ambienti «tecnici» vicini a tale partito, in contrapposizione 9! alla scuola di pensiero che voleva il controllo della borsa nella mani della Banca d'Italia. s Vi fu anche chi sostenne che, con la sottoposizione della Consob al Tesoro, non si faceva d che reintrodurre occultamente una dipendenza dalla Banca d'Italia (Cassese, Minervini, Caffé). eniamo al funzionamento o della Commissione. I suoi so primi anni di vita furono 1 contrassegnati da un avvio stentato e poco operoso (Cassese). Va anche ricordato, tuttavia, che svariate leggi e decreti delegati andarono incrementalmente ampliando le sue competenze in tema di controllo contabile e certificazione dei bilanci delle società quotate, organizzazione e funzionamento delle borse, ammissione dei titoli a quotazione, controlli e ispezioni, fondi comuni di investimento e sollecitazione del V pubblico risparmio, etc. Con la presidenza Rossi, poi, si tentò di ù sfruttare al massimo le possibilità di inten'ento offerte da tali strumenti normativi, e fu s sempre più evidente come la Consob fosse divenuta un attore istituzionale dotato di una propria strategia, capace di fare autonomamente e direttamente pressione sul Parlamento per ottenere gli inten'enti legislativi ritenuti necessari (stilando tra l'altro il documento «Proposte di modifiche della legge 7 giugno 1974, n. 216», che sarebbe stato o poi in larga misura recepito dalla legislazione successiva). Nonostante tale dinamismo, gradualmente in aumento, il giudizio complessivo sui primi anni di funzionamento della Consob è stato comunque negativo. Un momento di crisi, occasionato da un evento traumatico (la Consob ammise alla quotazione in borsa il titolo o del Banco Ambrosiano, appena un mese prima che questo crollasse), fornì, nel 1984, l'occasione di una indagine conoscitiva «sui problemi 10