da legno a rapido accrescimento: prima fra queste la pioppicoltura.
Una pioppicoltura strettamente consociata agli ordinamenti
colturali delle aziende agricole e quindi non nemica dell'agricol­
tura, ma sostegno e completamento di essa. Esperienze condotte
da aziende di avanguardia, dal Piemonte al Veneto, dimostrano
con le realtà conseguite il successo di questo indirizzo consociato
dell’agricoltura con la pioppicoltura, che si traduce non soltanto
in un maggior reddito per l’azienda agraria, ma in un più vasto
impiego di manodopera. Il piano in corso di realizzazione pre­
vede di consociare all’agricoltura o comunque di destinare alla
pioppicoltura intensiva, in un prossimo avvenire, oltre 60.000 et­
tari di terreni nella penisola e nelle isole.
La coltura dell’eucalipto si affianca a quella del pioppo: attual­
mente, in Sicilia soprattutto, ed in Sardegna, nuovi eucalipteti
occupano circa 30 mila ettari e nell’Italia Meridionale vaste aree
possono essere destinate all'eucalipto. Ampie distese di verde,
ammonitrici di quanto l'albero possa operare nella redenzione
della terra. Anche per l’eucalipto è in programma un piano di svi­
luppo che prevede l'ulteriore estensione di questa coltura.
Molte perplessità iniziali sulla diffusione dell’eucalipto sono
state fugate dalle ricerche genetiche e tecnologiche ed oggi si av­
vertono buone prospettive.
Nè è dimenticato l’apporto che alla urgente necessità di di­
sporre di materiali legnosi può dare la coltura accelerata di altre
piante da legno a rapido accrescimento, quali la Douglasia, il Pino
strobo, il Larice giapponese, il Pino insigne ed altre conifere e
latifoglie indigene ed esotiche. Questa coltura accelerata di piante
diverse dal pioppo e dall’eucalipto potrà interessare, e questo
elemento è di evidente importanza, specialmente i terreni ad agri­
coltura povera degli altopiani, delle colline, delle basse propag­
gini alpine e appenniniche, cioè proprio quei terreni marginali
all'agricoltura del piano e del colle, come marginali all’agricol­
tura ed alla attività pastorale del monte abbiamo chiamato quelli
più adatti ai rimboschimenti veri e propri. Nell’Appennino meri­
dionale le migliori prospettive sono legate all’impiego del pino in­
signe. Le previsioni degli esperti sulle possibilità di produzione
delle specie legnose a rapida crescita sono veramente confortanti;
si calcola cioè che fra non molti decenni, entrate queste colture
in un normale ciclo di rotazione produttiva, esse potranno offrire
all’Italia una maggiore produzione di circa 8 milioni di metri cubi
annui. Organi di Governo ed Istituzioni esecutive pubbliche e pri­
vate hanno perciò dedicato e dedicano la cura più sollecita e co-

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