montane. Non si può pretendere che la nostra gente torni alle vecchie
abitudinarie fatiche dell’agricoltura con un reddito da terzo mondo asso­
lutamente inadeguato allo sforzo produttivo.
E' necessaria la ristrutturazione del catasto e la ricomposizione fon­
diaria per porre le nostre aziende in grado di competere a livello europeo.
L’industria che più interessa la montagna è quella manifatturiera, che ri­
chiede poca materia prima e molta mano d’opera ad alto livello profes­
sionale.
E’ necessario offrire agevolazioni di vario genere perchè sorgano in­
dustrie specializzate anche all’interno delle singole vallate come s’è fatto
in qualche caso con positivi risultati. Una fabbrica per ogni campanile!

Avv. FABIO FABBRI
Vice presidente provincia di Panna

Non si devono perdere di vista le questioni fondamentali per le que­
stioni particolari. La questione montagna è un aspetto della questione po­
litica perchè la montagna è una vittima dello sviluppo neo capitalistico
lasciato al falso spontaneismo delle forze dominanti. La montagna è Io
specchio della società fondata sugli squilibri. La relazione Della Briotta
ha messo in risalto la necessità di collegarc il momento di approfondi­
mento istituzionale con una svolta politica. La legge sulla montagna è
stata una anticipazione di un mutamento della situazione politica e una
convergenza delle forze politiche democratiche per creare uno strumento
nuovo di programmazione capace di dirigere la vita di una comunità
associata.
Deve far seguito una svolta politica nel paese. Occorre ricondurre le
scelte al potere pubblico. La relazione Kcssler ha dato un rilevante con­
tributo delineando la montagna quale terra svantaggiata e depressa, sog­
getta a decisioni prese nelle pianure bavaresi o padane. Non si devono
assumere le decisioni sulla testa dei montanari.
Una contrapposizione eventuale tra Nord e Sud si supera dando alla
politica della montagna un diverso indirizzo.
Il Ministro Moriino ha parlato di coraggio da parte delle regioni le
quali mentre chiedono al governo poteri maggiori non danno poi le de­
leghe ai comuni e agli enti locali. Il comune è il nucleo del potere locale,
giustamente ha detto il Ministro, ma bisogna far seguire atti concreti di
governo. Non possiamo essere soddisfatti se nel piano a medio termine
si dimentica la montagna, se la Cassa depositi e prestiti non concede
mutui ai comuni.
E’ stata sottolineata la caratteristica peculiare dell’UNCEM rispetto
all’ANCI. Ma l’UNCEM non va isolata dal resto delle autonomie locali.
Non accettiamo il giudizio del Ministro Gui sui comuni buoni con bilan­
cio a pareggio e i non buoni con bilancio deficitario, né la discriminante tra
comuni amministrati dai comunisti e quelli amministrati dai democristiani.
La definizione dell’UNCEM quale sindacato dei montanari è corretta
ed esaltante. Noi dobbiamo dare voce alla popolazione della montagna.
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