essere esercitato esiste il problema di ima sua strumentazione orga­
nica ed efficiente a livello amministrativo. In questo senso, sia pure
per inciso, ci corre l'obbligo di ribadire qui che la proposta di utiliz­
zare anche il modello dell’agenzia per la gestione dei servizi pubblici
degli enti locali, spesso oggetto di vivace critica, nei documenti della
programmazione muoveva dall’identico presupposto e non ambiva ad
essere altro che un suggerimento, o se si vuole una provocazione co­
struttiva, nella ricerca di adeguate soluzioni ai problemi della stru­
mentazione organizzativa degli interventi pubblici, ai problemi cioè di
cui un governo efficiente deve potersi dar carico se non vuole abdi­
care alla sua funzione fondamentale di guida politica.
B) In secondo luogo, si è concordato nel prospettare una disciplina
differenziata per gli enti locali che tenesse conto delle diversità esi­
stenti tra enti anche appartenenti alla stessa specie.
C) Altro punto significativo è che sono progressivamente cadute le
tesi — come quelle favorevoli alla soppressione della Provincia — che
avrebbero comportato la messa in moto di un processo di parziale
revisione costituzionale, concordandosi sulla necessità di procedere
senz’altro secondo il disegno delle autonome locali già accolto nella
Costituzione.
In conclusione, dunque, il dibattito — nell’evoluzione subita nel
corso di questi ultimi anni — è giunto ad alcune acquisizioni impor­
tanti e tuttavia non si può parlare probabilmente di un bilancio com­
pletamente soddisfacente, in quanto tali acquisizioni hanno il limite
di individuare il corretto allineamento per una corsa (meglio sarebbe
dire per una « marcia longa ») della quale è configurato — in certo
modo — il punto di arrivo nel rafforzamento delle funzioni spettanti
agli enti politici e democratici presenti sul territorio, piuttosto che
il percorso sul quale muoversi ed i mezzi da utilizzare.

3. Se lasciamo a questo punto il discorso sui consensi emersi
nel dibattito sulla riforma per ritornare sull’oggetto della riforma
medesima, cioè sul potere locale e sulle condizioni in cui oggi versa
nel nostro paese, vediamo che i punti di accordo ai quali si era perve­
nuti abbisognano di un chiarimento ulteriore.
Pur non essendo questa la sede per una attenta ricognizione delle
diverse cause che hanno provocato lo stato di crisi degli enti locali
minori, è necessario richiamare in rapida sintesi i principali elementi
che hanno concorso alla sua determinazione.
Affidandoci ancora una volta alle indagini svolte al riguardo, i
suddetti elementi possono dirsi riferiti:
a) alle procedure stabilite dalla legislazione nazionale per le de­
cisioni relative alle stesse funzioni proprie degli enti locali, che hanno
condizionato l’attività di tali enti attraverso pareri, approvazioni, con­
trolli, ect. (si pensi alla disciplina per l’urbanistica, ad esempio), affi­
dati ad altri soggetti;
b) alla frammentazione delle competenze tra vari centri pubbli797