predisposto un piano generale secondo
un criterio di razionalità ed una visione
globale del dissesto idrogeologico della
Valle.'
Gli altri settori economici, come si è
detto, sono caratterizzati da pesanti vin­
coli all’iniziativa della Comunità, e cioè
dalla rigidità delle strutture, dalla man­
canza di competenze specifiche, dalla
mancanza di mezzi adeguati all’orientamento delle attività (con l’eccezione dei
piani commerciali).
Dato che non sembra realistica l’ipo­
tesi di consistenti insediamenti indu­
striali, si deve procedere in direzione
della salvaguardia della occupazione
esistente e dello sviluppo dell’artigianato.
In questo senso si propone la desti­
nazione di un’area di pianura, da sce­
gliersi secondo criteri di convenienza in
materia di 'viabilità e localizzazione, da
destinarsi alla piccola industrializzazio­
ne, prevedendo una serie di opere di infrastrutturazione.
Nel settore del commercio è urgente,
come si è detto, procedere al riordino
dell’urbanistica commerciale come pri­
mo passo di un più vasto intervento di
razionalizzazione del settore.
Nell’importantissimo settore del tu­
rismo, si deve partire dal presupposto
che la Val Pellice non è in condizione di
competere con zone montane maggior­
mente dotate di fattori di attrazione in­
vernali ed estivi, ma una serie di fattori
fanno sì che una politica turistica attenta
possa dare risultati accettabili anche sul
piano sociale. Questi elementi sono:
— le tradizioni culturali della valla­
ta, fra cui anche il bilinguismo;
— la vicinanza alla metropoli;
— la diffusione dell’habitat ed il
mantenimento dei nuclei abitativi tradi­
zionali.
Negli ultimi anni si è infatti verificato
come il «piccolo turismo» tradizionale
(soggiorno estivo, escursionismo) sia non
solo pienamente vitale, ma fortemente
sensibile a iniziative di riqualificazione.
La riqualificazione del turismo tradi­
zionale deve appunto essere la linea di
fondo della politica del turismo in Valle.
Ciò premesso, va innanzitutto defi­
nita una politica delle attrezzature ricet­
tive. Questa deve puntare su tre elemen­
ti: riqualificazione del patrimonio alber­
ghiero; l’uso di case rurali abitate, nel­
l’ottica dell’agriturismo.
Un’altra tipologia da prendere in at­
tenta considerazione è quella del sog­
giorno estivo per bambini e ragazzi; que­
sto tipo di turismo stanziale può essere
propiziato intanto da una certa tradizio­
ne alla gestione di convivenze propria
della Valle, e inoltre e soprattutto dall’e­
sistenza sempre più diffusa di manodo­
pera stagionale qualificata in questo
campo (vale a dire studenti del gruppo
letterario pedagogico) e dal bilinguismo

della Valle.
Sia il turismo tradizionale; sia l’affi­
damento di bambini e ragazzi sono for­
temente influenzati dalla dotazione di
infrastrutture.
11 secondo elemento di questa politi­
ca richiederebbe installazioni di attrez­
zature non troppo costose (campi-giochi,
minigolf, ecc.; ove possibile piccole pi­
scine).
Il primo, ma anche il secondo ele­
mento, richiederebbero inoltre resisten­
za di parchi naturali possibilmente at­
trezzati, di impianti sportivi (che non
dovrebbero avere destinazione esclusi­
vamente turistica) e soprattutto campi da
tennis e specchi d’acqua; inoltre di at­
trezzature destinate ad attività culturali,
tipo musei, ateliers artigiani e così via.
In sintesi, sussistono le condizioni per
uno sviluppo turistico fortemente inte­
grato nelle strutture esistenti, basato sul­
l’uso misto delle strutture esistenti e da
creare, sul mantenimento delle vocazioni
tradizionali del territorio e su investi­
menti assai contenuti.
Per quanto concerne i servizi sociali, i
principi di fondo cui si ispirano gli inter­
venti proposti sono i seguenti:
— superamento della concezione del
sistema assistenziale, a favore di una po­
litica di prevenzione e di servizi sociali;
— formazione permanente e ade­
guata degli operatori sociali;
— promozione della partecipazione
popolare, provvedendo alla predisposi­
zione delle sedi, alla diffusione dell’in­
formazione, all’istituzione di forme ef­
fettive di partecipazione.
L’articolazione dei servizi dovrebbe
dislocarsi in tre distretti (Torre Pellice Villar Pellice - Bobbio Pellice - Angrogna; Luserna - Lusernetta - Rorà; Bricherasio - Bibiana). A livello di distretto
dovrebbero svolgersi attività di assisten­
za sanitaria ai vari livelli, e di tutela del­
l’igiene, sulla base della dotazione di un
ambulatorio, di locali di riunione, di uf­
fici del lavoro e di un centro socio-coltu­
rale; tutto ciò evidentemente senza
escludere ulteriori articolazioni.
Al distretto dovrebbe fare inoltre ca­
po un’équipe di operatori in esso stan­
ziata, alle dirette dipendenze della Co­
munità.
A livello di unità locale dovrebbero
invece avere sede servizi di tipo ospeda­
liero; laboratori di analisi; scuola supe­
riore; centro di tutela dei beni culturali;
servizi sportivi complessi: comunità al­
loggio.
Va notato che non sembra sussistano
in Valle le condizioni per la istituzione di
un ospedale generale.
Sulla base di quanto sopra, le dire­
zioni di lavoro nel campo dei servizi
possono essere definite come segue:
1) creare le infrastrutture e le
équipes di base secondo le ipotesi di ar­
ticolazione territoriale, funzionale e or­

ganizzativa dell’unità locale delineate
nel rapporto;
2) promuovere servizi sanitari, sia
per quanto riguarda le infrastrutture che
gli operatori;
3) potenziare i servizi di assistenza
domiciliare;
4) fare programmi per quelle fasce
di popolazione che sono in situazione
carente o degradata o particolarmente
esposte a rischio (individuandone le
problematiche e le esigenze specifiche
ma prevedendo l’utilizzazione, per
quanto possibile, di servizi e di interventi
comuni a tutte le fasce di età.
Sulla base di queste direzioni di la­
voro vengono definite nel testo specifi­
che linee programmatiche.
Accanto a queste direzioni fonda­
mentali di lavoro, vengono definiti
quattro programmi specifici di interven­
to, e precisamente:
— donna e maternità;
— handicappati;
— anziani;
— ambiente di lavoro.
Il primo si incentra sull’istituzione
del consultorio; il secondo sul censimen­
to dei soggetti e delle relative esigenze; il
terzo su un analogo censimento e inoltre
sulla riqualificazione dei centri d’incon­
tro e degli istituti attuali; il quarto sul­
l’educazione sanitaria diffusa e sulla
prevenzione dei fattori ambientali noci­
vi.
I problemi dell’ìsrruz/one riguardano
innanzitutto gli asili-nido, attualmente
inesistenti, con la proposta della crea­
zione di micro-nidi per 15-25 bambini,
ciascuno dei quali dovrebbe servire da
1.000 a 3.000 abitanti, con un educatore
ogni 4-5 bambini che non camminano e
ogni 6-8 che camminano.
Le prime ubicazioni dovrebbero es­
sere a Luserna, Torre, Bricherasio, Bi­
biana e Villar. Ai costi non indifferenti
della iniziativa si può in parte provvede­
re mediante i fondi previsti dalla legge
regionale n. 3/1973.
Come obiettivo finale per la scuola
per l’infanzia si dovrebbe arrivare: alla
costituzione di una direzione didattica e
ad una scuola materna in ogni comune; a
25 posti per sezione e 6 sezioni per ples­
so: ciò equivale a 1.350 posti cioè prati­
camente ad un numero pari a quello di
bambini delle rispettive classi di età.
Questo obiettivo ottimale dal punto di
vista pedagogico urta contro evidenti
difficoltà economiche.
Come obiettivo di transito si propone
l’istituzione di scuole materne a Bibiana
(1 sede). Bricherasio (1 sede) e Luserna
(3 sedi).
Per la scuola elementare l’obiettivo
finale è: la presenza di due Direzioni di­
dattiche, il consolidamento delle sedi
frazionali nei pressi del capoluogo o, co­
munque, dei centri maggiori; servizi
mensa e trasporto gratuiti e l’istituzione
23