engo al terzo elemento, di Wf sicuro il meno controverso: l'assenza di divisioni di tipo etnico/linguistico/religioso della società su cui si fondano i processi di federalizzazione del tipo ex uno plures, cioè di decentralizzazione politica. La spinta al federalismo derivante dalle divisioni interne di una società è senza dubbio la più forte fra tutte quelle immaginabili. Prendiamo il problema della diversità linguistica, la più lieve fra quelle considerate. La diversità è stata sufficiente a promuovere una trasformazione federale strido sensit in Belgio dove le due comunità, francofona e fiamminga, dopo una lunga ma pacifica querelle, hanno trovato nella costruzione federale una composizione ai loro attriti. Anche la Spagna sta procedendo su una linea analoga, costruendo un sistema regionale che ha forti tratti caratteristici del federalismo e che permette di accomodare le richieste di accentuata autonomia delle regioni linguisticamente diverse. Non è detto peraltro che quella federale sia l'unica soluzione, né la migliore a questo tipo di problemi'. Comunque in alcuni casi ha funzionato, ha funzionato anche piuttosto bene sotto il profilo politico con le regioni a Statuto Speciale italiane, che un elemento di federalismo presente nel nostro sistema. Qualunque forzatura possa fare il professor Miglio, o qualche sostenitore esagitato della Lega Nord, sulle differenze culturali fra Nord e Sud, non ci sono (più) divisioni della società italiana che giustifichino da sole la trasformazione del nostro sistema in un sistema federale. Altra cosa è il particolarismo «delle cento città». Esso è a favore, semmai, di un sistema accentuato di autonomie locali, non del federalismo. Non credo sia necessario scomodare altre cose per affermare l'unità culturale degli italiani. Spero anche di non dover mai discutere in futuro di federalismo in questi termini. Tuttavia, l'unica domanda di federalismo da parte del sistema politico in Italia è stata avanzata in questi ultimi anni dalla Lega Nord. Comunque la si consideri, è uno dei motivi per cui ci troviamo qui a discutere di federalismo e merita dunque un minimo di considerazione. La richiesta di un sistema federale da parte della Lega Nord è una soluzione elegante ad un problema, che è a mio parere politicamente - oltreché economicamente - molto rilevante, e cioè il drenaggio di risorse operato tramite il bilancio pubblico dalle regioni del Nord a favore di quelle del Sud. II problema esiste, assume manifestazioni diverse e significa, a mio parere, una rottura del tradizionale equilibrio politico/territoriale fra Nord e Sud su cui ha vissuto la nostra Repubblica. Ho però l'impressione che un simile problema possa essere risolto senza una vera trasformazione federale, ma correggendo l'impatto redistributivo sul territorio di alcune componenti di entrata e di spesa del bilancio statale e modificando su alcune linee molto rilevanti i rapporti fra il settore pubblico e quello privato; cioè con privatizzazioni e una diversa politica retributiva nel settore pubblico. In altre parole, può essere risolto con manovre effettuate dal centro. 3. Le ragioni del federalismo della decentralizzazione politica. /a spinta principale alla federalizzazione ex uno plures è stata ed è certamente l'esistenza e quindi l'accomodamento di divisioni nella società. Ho già riferito dei casi di Belgio e Spagna. La soluzione federale è propugnata per il Sud Africa, per i rapporti fra Palestina e Israele, per parte dell'ex impero sovietico, tanto per fare agli esempi più noti. La trattazione a me più gradita di questo tipo di problemi è quella offerta da Michael Walzer (1983, 1987), il teorico delle sfere separate. Walzer non affronta specificamente il problema del federalismo, ma in alcuni saggi [Walzer (1992) e (1993)] dedicati al problema delle minoranze etniche e culturali, applica alla distribuzione delle competenze politiche tra diversi livelli territoriali la sua idea della separazione delle sfere. Walzer definisce le tendenze contemporanee alle rivendicazioni regionalistiche, etniche e linguistiche come il nuovo tribalismo, considerandoli interessanti ed importanti e al tempo stesso preoccupanti. Egli suggerisce, in generale, di assecondare le volontà autonomiste, cercando di smussare quanto più possibile i rancori, le paure e gli appetiti di dominazione. Storicamente - afferma - la separazione di alcune nazioni in più Stati è stata seguita da un processo di collaborazione molto efficace. Belgio e Olanda si sono separati per poi dar vita al Benelux; la Norvegia si è sottratta al giogo svedese per poi collaborare nell'area scandinava. Recider pour mieux sauter, dicono i francesi. E come accade per ricomporre un puzzle, bisogna prima individuarne e separarne i pezzi costitutivi. Il puzzle ideale sarebbe, per Walzer, un sistema federale o comunque un sistema che riconosce le diversità a livello di regione, o anche solo di quartiere o di scuola o al limite di club, cioè di associazione culturale. È un sistema in cui ogni cittadino sviluppa più identificazioni: italiano, lombardo, amante della Et poesia dialettale, ecc. In sostanza, Walzer afferma che 3t permettere ad una minoranza di il coltivare la sua cultura, le sue tradizioni e la sua lingua a livello di associazione culturale, .3 di club, o di ente locale (se vi è una concentrazione di popolazione omogenea sotto questo profilo all'interno di una e data area) rappresenta una possibilità di arricchimento per la società che non va perduta. Occorre creare delle sfere in cui i queste potenzialità possano essere esercitate. Certo, l'esercizio di queste potenzialità £ non deve avvenire a detrimento i di qualcun altro, ed è possibile, secondo Walzer, ritagliare all'interno delle istituzioni esistenti spazi adeguati ad esso. Estesa dall'ambito culturale e linguistico alla sfera delle competenze che sono normalmente assegnate alle unità periferiche nei governi federali, la teoria delle sfere separate diventa una giustificazione generale per i sistemi decentralizzati. Attribuendo alle singole unità componenti di un sistema la facoltà di decidere nelle materie di competenza, che includono campi considerati oggi estremamente rilevanti per la qualità della vita, come appunto i diritti civili e le questioni culturali, e proteggendo queste unità dalle interferenze del centro, si costruisce una nuova sfera che aumenta il grado di libertà e, dice Walzer, di giustizia del sistema complessivo. Di nuovo tribalismo per fortuna ne abbiamo poco in Italia e speriamo di non averne mai di più. Comunque, ricordiamo la ricetta di Walzer, semmai ne avessimo bisogno; soprattutto la sua idea di trovare spazi politici di tipo non territoriale all'espressione delle differenze «culturali» in senso ampio dei cittadini. eniamo alle ragioni più Wf attuali per il nostro Paese. Ne citerò tre, che a mio parere hanno un forte attrattiva intellettuale, ma una minore spendibilità politica delle divisioni etnico/culturali. Fanno cioè appello alla ragione, all'interesse di lungo periodo e meno alle passioni o agli interessi del momento. Per esporre la prima farò ancora appello a Tocqueville (1833, 1991), e di nuovo ai suoi scritti meno conosciuti: Non è nella natura delle cose che un governo centrale possa badare a tutti i bisogni di una grande nazione. Sta proprio nella decentralizzazione la grande causa dei progressi materiali che abbiamo compiuto 28