sostituzione e i lavoratori che
vengono assunti attraverso
questi meccanismi di
subfornitura rischiano di
restare in maniera permanente
nel circuito del lavoro precario.
Da ultimo, la polverizzazione
di queste forme di
intermediazione e i
travestimenti con cui esse si
presentano sul mercato per
eludere una normativa
rigidamente vincolistica, non
favoriscono certo la
circolazione di informazioni
sul funzionamento del mercato
del lavoro. Ognuno gestisce il
proprio segmento in forma
privata e custodisce
gelosamente la propria banca
dati, fonte principale del
proprio business.
JÈ in questo contesto di
cambiamento che
matura a livello
internazionale un
ripensamento delle politiche
pubbliche per l'impiego e delle
strutture che queste politiche
devono gestire.
Diventata via via sempre più
inattuale l'idea di regolare in
maniera efficiente ed equa il
mercato del lavoro attraverso
uffici di collocamento pubblici
che si sostituiscono ai datori di
lavoro nel cercare e selezionare
i lavoratori, sono venute
emergendo tre tipi di esigenze:
sostenere i gruppi sociali più
sfavoriti, rendere più
trasparenti e accessibili i
luoghi dell'incontro tra
domanda e offerta, ridurre per
le imprese i costi e i rischi del
reclutamento.
Per soddisfare queste esigenze
sono sorte nei diversi paesi
europei nuove istituzioni che:
i) gestiscono sistemi
informativi capaci di rendere
visibile la domanda e l'offerta
di lavoro e programmare
interventi di orientamento e
formazione: ii) forniscono ai
lavoratori e alle imprese servizi
per rendere reciprocamente
compatibile domanda e offerta
di lavoro garantendo efficienza
ed equità nel reclutamento;
iii) cercano di conciliare le
garanzie che può offrire un
servizio pubblico con la
flessibilità e la tempestività che
può essere offerta da
organizzazioni private.
L'ANPE per la Francia, la
Manpower Service
Commission (e più
recentemente il Training
Entreprise and Education
Directorate) per il Regno
Unito, l'Istituto Federale del
lavoro per la Germania
costituiscono alcuni esempi
importanti di agenzie
predisposte per rispondere alle
suddette esigenze. Si tratta di
strutture di diritto pubblico che
mantengono un'elevata
autonomia di gestione e che
vedono rappresentati nei propri
organismi dirigenti le
organizzazioni dei datori di
lavoro e dei lavoratori. Sono
decentrate sul territorio anche a
livello subregionale, svolgono
direttamente attività di
informazione e di gestione di
servizi ma sono soprattutto
promotrici di politiche e di
interventi che vengono gestiti
da una pluralità di altre
strutture pubbliche e private:
enti di formazione, centri di
orientamento professionale,
servizi di selezione, sportelli
informativi (Giorgioni e
Ricciardi, a cura di, 1991 ).
Soprattutto fanno da tessuto
connettivo a quell'ampia
gamma di interventi e di
servizi che vanno sotto il nome
di politiche attive de) lavoro,
ovvero a quelle politiche che si
propongono di avviare al
lavoro persone e gruppi sociali
a rìschio di esclusione o
innalzando la loro
qualificazione, o migliorando
la loro conoscenza del mercato
del lavoro e la loro capacità di
entrare in rapporto con la
domanda, o incentivando le
imprese ad assumere, o,
ancora, creando occasioni di
lavoro anche
indipendentemente dalla
domanda di mercato
(dall'autoimpiego ai lavori
socialmente utili).
Gli utenti di questi servizi e
della galassia di organizzazioni
pubbliche e private che ruotano
loro intorno e che gestiscono
attività di orientamento,
formazione, inserimento
lavorativo, outpalcement, ecc.
sono, sul versante dell'offerta,
le persone che trovano più
difficoltà nel trovare
occupazione o che rischiano di
perdere il posto di lavoro per
ragioni di obsolescenza
professionale (giovani e donne
a bassa scolarità; disoccupati di
lunga durata, lavoratori a bassa
qualificazione, immigrati). Sul
versante della domanda
troviamo, invece, soprattutto le
aziende di piccola e media
dimensione che non
dispongono di strutture
specializzate per il
reclutamento e la formazione,
e non sono neppure in grado di
sostenere i costi delle agenzie
private di reclutamento.
Nulla di tutto questo é stato
realizzato in Italia.
jM Una ricognizione fatta
SM in Piemonte tra il
1994 e il 1995= sulle
iniziative intraprese
da enti locali, organizzazioni
sindacali e imprenditoriali,
associazioni di volontariato,
per rispondere a una domanda
crescente di informazione,
consulenza e
accompagnamento nel mercato
del lavoro, ha mostrato tuttavia
che, pur in assenza di
interventi organici di
regolazione da parte del
governo centrale, è andata
strutturandosi in tutto il
territorio regionale, e
soprattutto nei principali
capoluoghi di provincia, una
fitta rete di inziative che
meritano di essere analizzate
con attenzione.
Classificare sotto l'etichetta di
servizi per l'impiego questa
pluralità di esperienze può
apparire una forzatura e lo é se
il nostro termine di riferimento
sono le istituzioni che portano
questa denominazione negli
altri paesi dell'Europa centro-
nord occidentale. Ci serve
utilizzarla per provare a
delineare che cosa questa
ragnatela di centri, servizi,
sportelli e quant'altro potrebbe
diventare qualora venisse
riconosciuta da istituzioni
pubbliche e parti sociali come
la base di partenza di un
sistema di servizi per il
governo del mercato del lavoro
e per la realizzazione di
politiche di parità.
Proviamo a ricostruire in un
quadro di insieme le esperienze
che, nate in tempi diversi e con
finalità diverse, sono approdate
a condividere una filosofia
comune.
Tutti i soggetti che a partire
dalla seconda metà degli anni
Ottanta hanno provato a offrire
un sostegno per la ricerca del
lavoro a persone e categorie in
difficoltà sono passati dal
configurare questo sostegno
come la costruzione di un
semplice flusso informativo a
due vie, al rendersi conto che
questo non era sufficiente, o
addirittura si rivelava
impossibile, e si trattava invece
di predisporre le condizioni di
un processo sociale di
reciproco adattamento tra
datori di lavoro e lavoratori. Di
offrire agli uni e agli altri dei
servizi e soprattutto delle
garanzie.
Condividere una filosofia non
significa essere in grado di
metterla in pratica. Vediamo
che cosa, rispetto all'insieme di
attività integrate che un
sistema di servizi per l'impiego
dovrebbe fornire, stanno ora
facendo i diversi tipi di centri.
Una prima tipologia di servizi
è rappresentata da quei centri
che svolgono di fatto funzioni
di prima accoglienza.
Tra questi troviamo numerosi
Informagiovani, servizi di
sportello nati all'inizio degli
anni Ottanta per offrire ai
giovani informazioni e
consulenza su studio-lavoro-
tempo libero, che, nel corso
degli anni, hanno visto
crescere, da parte dei loro
utenti, la domanda di
informazioni sui problemi del
lavoro. Oggi ci sono in
Piemonte 47 Informagiovani',
con un centinaio di addetti e
un'utenza annuale di circa
200.000 giovani, che offrono
informazioni sulle opportunità
di lavoro. Analoghe funzioni
svolgono buona parte dei
CILO, centri istituiti con legge
regionale n.48 del 1991
(Maugerì 1993 ) per progettare
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