Accederò a questa tesi solo quando
mi avranno spiegato e convinto che è
possibile sul piano giuridico attribuire
le indennità nella misura prevista da
una tabella che giuridicamente non esi­
ste più dal momento che è stata espres­
samente sostituita, agli stessi fini, con
un’altra; a meno di una esplicita nor­
ma al riguardo che peraltro potrebbe
essere censurabile sotto il profilo co­
stituzionale per disparità di trattamen­
to con gli altri amministratori locali.
La questione mi ricorda la recente
vicenda di cui hanno parlato le cro­
nache, di una professoressa condan­
nata da un Pretore della Provincia di
Roma in applicazione di una norma
ormai abrogata c di cui lo stesso Pre­
tore probabilmente non aveva cono­
scenza o quanto meno non ricordava.
È. indubbiamente un assurdo giuri­
dico a cui mi auguro non si giungerà
mai.
I vari provvedimenti finanziari per gli
Enti locali succedutisi nel quinquennio
impongono un discorso a parte.
In estrema sintesi si può ragionevol­
mente affermare che su questo punto
l’azione dell’UNCEM ha colto i succes­
si più significativi grazie anche alla
sensibilità dimostrata dal Ministero
degli Interni. La continuità dei finan­
ziamenti e la certezza degli stessi le­
gati alla triennalità dei provvedimenti
finanziari sono infatti una garanzia or­
mai acquisita per le Comunità monta­
ne, anche sotto l’aspetto dell’incremen­
to correlato al tasso programmato di
inflazione.
La separazione del fondo ordinario
per il finanziamento delle spese cor­
renti — anche se oggi certamente in­
sufficiente — affidato alla competenza
del Ministero degli Interni dal fondo
per gli investimenti che resta alla com­
petenza del Ministero del Bilancio e
della Programmazione economica, fa
ben sperare che in un prossimo futu­
ro venga riconosciuta e totalmente fi­
nanziata, anche sulla base dei con­
trolli che insieme opereranno il Mini­
stero del Tesoro e quello degli Interni,
la spesa relativa alla gestione corrente
delle Comunità montane.
Di particolare pregnanza e significa­
tività al riguardo è l'affermazione di
principio contenuta neH’art. 3 del De­
creto-legge 47/86, secondo la quale lo
Stato concorre al finanziamento dei
bilanci delle Comunità montane con
un fondo ordinario di 28,6 miliardi
per 1’86, al pari quindi dei Comuni e
delle Province.
La graduale introduzione di parame­
tri di riparto delle risorse finanziarie
certamente più obiettivi rispetto al
solo criterio della spesa storica sarà
tale da favorire (almeno in prospet­
tiva) i piccoli Comuni che, per ]a stra­
grande maggioranza, sono montani.
Diversi progetti di legge attendono

42/V

tuttavia, alcuni da molti anni, l’appro­
vazione del Parlamento.
Primo fra tutti il nuovo ordinamen­
to delle autonomie locali, ma anche le
leggi per la difesa del suolo e le aree
protette, sui parchi e le riserve natu­
rali, per la bonifica e per la protezione
civile.
In materia di riforma dell'ordina­
mento locale, è a tutti noto il costan­
te impegno degli organi direttivi dell’Unionc nel seguirne le vicende nel
corso delle varie fasi della discussione
parlamentare. Direi che tale tema ha
costituito e continua ad essere oggetto
di costante e fattiva attenzione, in par­
ticolare dopo il licenziamento di un
articolato da parte della Commissione
Affari Costituzionali del Senato.
La fase attuale è caratterizzata dal
rinvio in Commissione del disegno di
legge e dall’importante documento pre­
disposto da un qualificato gruppo di
lavoro appositamente costituito per ini­
ziativa del mondo delle autonomie, per
elaborare modifiche ed integrazioni al
testo del progetto di legge. Al gruppo
di lavoro coordinato dal prof. Giorgio
Pastori dell’università di Milano, par­
tecipa su incarico dell’UNCEM il prof.
Ettore Roteili dell’ISAP di Milano, as­
sistito dal sottoscritto. È motivo di
soddisfazione poter oggi constatare che
il gruppo di lavoro ha recepito le istan­
ze avanzate dall’UNCEM.
Sul piano della legislazione regionale,
in stretto collegamento con le Delega­
zioni UNCEM, la Segreteria generale è
attivamente intervenuta nel seguire la
predisposizione di molti provvedimenti.
Ricordiamo in particolare quelli delle
Regioni Lombardia e Toscana che han­
no modificato il precedente assetto del­
le Comunità montane.
Particolare menzione, per i risvolti
negativi, merita la recente legge ema­
nata in Sicilia, soppressiva delle Co­
munità montane, nei confronti della
quale la dirigenza dell’UNCEM ha con­
dotto una decisa battaglia pur senza
risultato.
Il rinvio del termine per la soppres­
sione delle Comunità montane ad una
data incerta legata alla costituzione
delle nuove Province regionali siciliane,
autorizzava a sperare in una sia pur
remota possibilità di recupero della si­
tuazione subito dopo le elezioni regio­
nali del prossimo giugno. È di questi
giorni invece l’approvazione da parte
dell'Assemblea regionale siciliana di
un emendamento, in sede di legge per
il recepimento delle norme statali ri­
guardanti il nuovo «status» degli am­
ministratori locali, teso a fissare una
data certa di sei mesi per la soppres­
sione delle Comunità montane le cui
funzioni verrebbero così trasferite —
ove la legge andasse in porto — entro
il prossimo mese di settembre alle at­
tuali Province non ancora riformate.
Quello che più colpisce non è tanto
il fatto in sé della soppressione delle

Comunità montane che pure rimane
indecifrabile e non fa certo piacere,
quanto la precisa volontà di sottrarre
la gestione di risorse finanziarie pro­
prie della montagna ai loro diretti rap­
presentanti per affidarle ad un ente
che in definitiva non ne è la diretta
espressione, calpestando così il dettato
della legge 1102/71. Quasi che il legi­
slatore siciliano abbia ritenuto suo im­
prescindibile dovere porre «sotto tu­
tela» una buona parte della propria po­
polazione. Questo francamente ci pare
troppo al di là del fatto che l’indirizzo
siciliano appare in netto contrasto con
quello nazionale e con la posizione as­
sunta dalla stessa Conferenza delle
Regioni alla quale se non sbaglio la
Sicilia partecipa.

La presente relazione così ampia ed
articolata, è la testimonianza tangibile
e diretta di una attività politica, am­
ministrativa e gestionale di grosso con­
tenuto e tutto sommato positiva anche
se non sempre il risultato politico è
stato pari all'impegno ed alle attese.
Il lavoro compiuto ed i risultati con­
seguiti in questo quinquennio hanno
certamente radici lontane, sono frutto
di una tradizione ormai consolidata
nell’UNCEM di amministratori capaci
ed impegnati, intelligenti e passionali,
onesti ed ostinati nel credere e nel lot­
tare per una maggiore qualità della
vita delle popolazioni montane.
E a questo compito hanno impegnato
le energie migliori il Presidente Martinengo. i Vice Presidenti, i membri
della Giunta, tutti quanti hanno svolto
— al centro come in periferia — un
ruolo ed una funzione all’interno dell’UNCEM in questo quinquennio tra­
scorso.
A tutti vorrei ricordare la collabora­
zione leale e costante della Segreteria
generale e del personale dell’UNCEM
a cui va il mio più caloroso ringrazia­
mento e quello del mio predecessore.
Tutti, ciascuno nel proprio ruolo,
hanno contribuito silenziosamente e
modestamente al consolidamento del­
l'immagine dell’UNCEM sotto il profilo
sia istituzionale che politico.
È vero che ambiziosi traguardi sono
stati raggiunti ed altri si profilano al­
l’orizzonte ma questi non debbono far­
ci dimenticare anche le piccole e gran­
di delusioni subite. Ed è proprio da un
sano realismo nel quale siano ben pre­
senti i limiti ed i rischi della nostra
azione quotidiana — il realismo è una
qualità invero che non manca a noi
montanari — che bisogna con rinno­
vato impegno continuare tutti insieme
la nostra battaglia nella difesa e nel­
l'interesse delle popolazioni di monta­
gna verso quel traguardo, oggi certa­
mente più vicino, che nel lontano 1952
fece sognare le menti ed accese i cuori
dei fondatori della nostra Unione.