COMUNITÀ’ MONTANE
Angelo Ludovisi

LE TERRE DI DEMANIO CIVICO
COME PRESIDIO AMBIENTALE E
RUOLO DELLE COMUNITÀ’ MONTANE
e » calamità naturali » che
nel nostro paese si abbatto­
no con cadenza sistematica,
hanno ormai assunto il ca­
rattere sempre più drammatico di
« calamità » e tuttavia sempre meno legato ad eventi « naturali ». Il dis­
sesto idrogeologico del « bel Paese »
viene da tempo annunciato (specie
al verificarsi di disastri determinati da
alluvioni, nevicate, ecc., con tutte le
inevitabili conseguenze in ordine ai
danni, non solo economici, ma pur­
troppo anche in termini di vite uma­
ne), ma poco si è fatto fino ad ora per
arrestare il degrado del territorio,
causa primaria delle « calamità » co­
siddette « naturali ».
Alla endemica carenza di risorse
economiche necessarie per attuare
una seria politica di utilizzo del bene
territorio-ambiente, si accompagna,
molto spesso, l’assenza di una cor­
retta programmazione (o l’assenza
tout court) che lascia spazio ad inter­
venti estemporanei non di rado fina­
lizzati ad un uso speculativo delle ri­
sorse naturali in una logica miope di
profitto immediato; gli esempi sono
infiniti: dalla edificazione selvaggia
delle coste italiane, alla sistematica
occupazione delle montagne ai fini
turistici specie invernali, allo sfrutta­
mento scriteriato di cave che provo­
ca danni irreparabili.
Va dato atto agli ambientalisti che
l’azione di denuncia condotta ormai
da anni riguardo alla non riproduci­
bilità di certe risorse naturali, ha in­
trodotto nella coscienza della gente
(non di tutti, però) la consapevolez­
za che questo nostro pianeta ci è sta­
to affidato temporaneamente per le
generazioni future, le quali non deb­
bono trovare un’atmosfera da « ulti­
ma spiaggia ».
Per fare ciò occorre finalmente at­
tuare un governo del territorio legato

L

L’autore è Assessore all'Agricoltura e alle Fo­
reste della Comunità montana del Turano nel
Lazio (RI)

cognizione del bene « terra » anche
dal punto di vista della sua natura
giuridica. Ci riferiamo in proposito a
quei particolarissimi diritti che le po­
polazioni godono sui demani civici
appartenenti agli enti locali territoria­
li: Comuni e Università o Associazio­
ni Agrarie, regolati da una speciale
disciplina dettata dalla legge nazio­
nale n. 1766 del 1927 ed assogget­
tati ad ulteriori vincoli dalla legge n.
431 del 1985 (c.d. « legge Galasso »).
La qualità di bene « collettivo » che
caratterizza tali proprietà pubbliche
ed i diritti reali di godimento che gra­
vano su dette terre a favore dei cit­
tadini utenti, trova tutela, come ac­
cennato, nella legge del 1927 la qua­
le dichiara i demani civici inalienabi­
li ed inusucapibili oltre che vincolati
vnsmsji alla
destinazione agro-silvo5W?rl pastorale. È evidente che il suddet­
to regime, unitamente al vincolo di
inedificabilità di tali terreni ribadito
dalla legge « Galasso », investe le
terre collettive di una funzione rile­
vante: quella di presidio ambientale.
Detto questo, occorre, però avan­
zare alcune considerazioni in merito
a come tale funzione possa essere
svolta senza « museificare » il terri­
torio, posto che comunque qualsiasi
programma di utilizzazione produtti­
alla programmazione dell’utilizzo del­ va delle terre di cui si tratta deve par­
le risorse naturali che tenga conto tire da un dato certo: la identificazio­
dello sviluppo economico delle popo­ ne delle stesse nella loro estensione,
lazioni da un lato, della salvaguardia ubicazione, vocazione e, non da ul­
dell’ambiente dall’altro; il tutto nel ri­ timo, stato di possesso all’interno di
spetto del bene strumentale rappre­ ogni singolo Comune titolare.
sentato appunto dal territorio stesso.
Riguardo al primo punto, riteniamo
Da questo punto di vista il ruolo di poter affermare che la conserva­
delle Comunità montane, quali istitu­ zione del bene dipende dalla sua uti­
zioni programmatone, è determinan­ lizzazione in senso produttivo. For­
te in quanto aggregazioni sovraco- tunatamente, le condizioni economi­
munali capaci di integrare in una vi­ che e sociali del paese non sono più,
sione d’insieme le complessità eco­ come per il passato neanche tanto
nomiche e sociali dei territori di loro remoto, legate all’esercizio dei dirit­
pertinenza e per ciò stesso di con­ ti civici di pascolo - legnatico e semi­
temperare tali specificità con le ca­ na che hanno rappresentato la pos­
ratteristiche ambientali.
sibilità di sopravvivenza per le popo­
Queste diverse conoscenze non lazioni più povere; tuttavia, specie
possono tuttavia prescindere dalla nelle zone montane soprattutto alpi-

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