L’ATTUAZIONE DELLA “CARTA EUROPEA DELLA MONTAGNA” La relazione del Dr EDOARDO MARTINENGO Presidente dell’AEM Signor Presidente, cari amici, io credo che se dovessi parlarvi, come dice il titolo di questo mio interven to, dell’attuazione della Carta della Montagna il discorso sarebbe già fi nito, perché questa Carta è in fase non dico di lavorazione, perché c’è, ma di attuazione, nel senso che va seguendo una prassi che dovrà con durla a diventare da documento scrit to a documento sottoscritto, dai Go verni, dai Paesi che fanno parte del Consiglio d’Europa, ratificato dai re lativi Parlamenti. Questa Carta? nasce come idea nel 1988, alla seconda Conferenza delle Regioni di Montagna che si è svolta a Trento e nel cui documento conclusivo veniva richiesto al Consi glio d’Europa di promuovere un do cumento come questo. Sono passati alcuni anni; queste Conferenze del Consiglio d’Europa in genere avevano una scadenza de cennale (la prima si è svolta nel '78 a Lugano, la seconda nell’88 a Tren to) ma l’Associazione degli eletti del la montagna ha spinto negli scorsi anni perché questa tradizione decen nale venisse anticipata il più rapida mente possibile proprio per arrivare alla predisposizione di questa “Car ta". La sollecitazione è stata accol ta, un gruppo di lavoro ha lavorato per alcuni mesi per predisporre un testo che è stato largamente diffuso in Europa. L’UNCEM lo ha pubblica to sulla rivista, sono stati chiesti pa reri e sono pervenuti pareri da tutta Europa sull’ipotesi di documento, pa reri che sono stati accolti in larga mi sura dal gruppo che ha preparato la Carta e che, direi, hanno consentito di arrivare ad un documento che ha ottenuto alla terza Conferenza delle zone di montagna che si è svolta a Chamonix nel settembre scorso l’ap provazione unanime dei presenti. Ci sono ancora degli aggiustamen ti da fare, perché è stato chiesto in quella sede a chi avesse aggiusta menti o proposte di modifica o di per fezionamento da fare di trasmetter le alla Segreteria del Consiglio d’Eu ropa, cosa che è avvenuta e in que ste settimane, in questi mesi a caval lo della fine anno, un gruppo ristret to lavora presso il Consiglio d'Euro pa per mettere a punto in via defini tiva il documento che è, secondo me, un documento importante, perché per la prima volta il Consiglio d’Eu ropa cui fanno capo 33 Paesi, propo ne agli Stati che lo costituiseono di firmare una carta sotto forma di con venzione con tutti gli impegni che questo a livello internazionale com porta, e di sottoporre questo docu mento alla ratifica dei relativi Parla menti. Importante anche perché si colloca in un momento in cui gli aspetti internazionali, anche dei pro blemi che a noi stanno a cuore, cioè quelli della montagna, sono partico larmente effervescenti, non fosse al tro perché tutti i Paesi che non fan no parte dell’unione Europea (pen so in particolare ai Paesi dell’Euro pa centro-orientale), si trovano invi tati per la prima volta a riflettere sui problemi della montagna, sui temi della montagna. Ho già detto in altre circostanze che ad esempio la Romania, tanto per citare uno di questi Paesi, ha an cora oggi in montagna seicentomila aziende che sono a livello di sussi stenza, forse peggio di come si tro vava la montagna italiana alla fine della guerra. Credo quindi che una sensibilizzazione di questo tipo a li vello governativo possa essere un Edoardo Martinengo, Presidente dell’AEM, l’Associazione degli ammini stratori montani d'Europa 41 fatto, per la montagna europea, sen za dubbio utile. Utile in Paesi dove la situazione è di questo tipo, ma uti le direi anche in Paesi come il nostro, dove riteniamo che l'attenzione ai problemi della montagna, lo ritenia mo legittimamente, risalga ormai ad alcuni decenni. Ma, al di là di questo, il momento si presenta importante all'interno del la Comunità Europea soprattutto per due fattori, secondo me. Il primo è che non può che crescere la sensi bilità dell’unione Europea rispetto al la montagna, e il fatto nasce, ad esempio, dall’entrata nell’unione Eu ropea dell'Austria: l’Austria è un Pae se eminentemente montano, nego ziando con l’Unione Europea per il suo ingresso ha ottenuto intanto per dieci anni una moratoria in certi in terventi di salvaguardia che sono specificamente adottati in quel Pae se per i territori e le aziende di mon tagna. Ciò significa che a differenza di molti Paesi europei, e posso dire tranquillamente anche dell’Italia, quei rappresentanti nazionali nel di scutere con l’Unione Europea han no davanti agli occhi primariamente il problema della montagna, mentre evidentemente per l’Italia vi sono molti altri problemi che superano questo. Ecco, se poi aggiungiamo a que sto l’ipotesi che nell’arco di qualche anno, ma non molti, anche la Sviz zera andrà ad aderire all’Unione Eu ropea con la stessa problematica, è evidente che l’attenzione dell’Unione Europea nei confronti della mon tagna non potrà che crescere. Ma vorrei aggiungere che è già cresciu ta, senza che quasi quasi ce ne ac corgessimo, perché ormai credo sia chiaro per tutti che la legislazione na zionale e quella regionale sono pe santemente condizionate dalla poli tica comunitaria. Una politica comu nitaria che attraverso alla politica dei fondi strutturali ormai coinvolge, io credo, il 90-95 per cento del territo rio montano italiano, tutto il Mezzo giorno e, per quanto riguarda il centro-nord, dal Lazio alle Alpi una grandissima parte della montagna classificata. Questo vuol dire che la Comunità Europea impone in qualche modo una sua politica cofinanziandola per il 25 per cento e lasciando allo Stato nazionale e alle Regioni l’ulteriore cofinanziamento. Il che vuol dire, mi limito al centro-nord, dove si perse gue l'obiettivo 5b, che l’Italia nei prossimi cinque anni, (Stato naziona le e Regioni, ciascuno per una quo ta del 70 e del 30 per cento rispetti vamente), dovrà erogare in direzio-