di vivere’’ che portano ad una nuo va progettualità, che costituiscono una sfida progettuale o, quantome no, un punto di riferimento program matico per il futuro. Alla luce dei lavori di Perugia ac quistano forte rilievo alcuni temi che nella stesura della Carta Europea delle regioni di montagna possono trovare maggiore sviluppo. Tali ad esempio: — informazione e partecipazione sociale — sviluppo a rete di sistemi informa tici e telematici — attivazione di iniziative organiche di ricerca-studio-documentazione e sperimentazione socio-economica. Anche al di là di una specifica pre visione, nella Carta si può, forse, av vertire l’esigenza di uno strumento comune alle istituzioni montane di un’area vasta, con funzioni di osser vatorio o di centro studi, assistenza, formazione, di supporto informatico e telematico. In particolare, per rispondere alle problematiche poste agli operatori i base, sembra ipotizzabile la propo sta di un “Laboratorio Appennino’’ visto come sede di decentramento di Istituti di ricerca e come supporto tecnico-organizzativo alla progetta zione e alla sperimentazione della in novazione socio-economico-culturale dei Comuni e delle Comunità mon tane. Per chi ha seguito i numerosi e ap passionati interventi che si sono sus seguiti a Perugia nei gruppi di lavo ro, è difficile dire dove vadano le isti tuzioni montane in questo momento che resta di incertezza e di cam biamento. Sembra però certo che non si va da in direzione di una separazione e di un geloso campanilismo, ma che si avverta sempre più e meglio l’esi genza di strumenti comuni per il go verno della montagna nel suo insieme. Servono ancora le intuizioni bril lanti e le iniziative dimostrative loca li, servono ancora programmi inte grati di sviluppo a piccola dimensio ne territoriale? Ma si avverte l’esi genza di iniziative politico-culturali diffuse, di “sistemi di intervento’’da costruire con azioni ancora non pie namente precisabili del Consiglio d'Europa, ma che l’insieme dei Co- ■ munì e delle Comunità montane può 1 certamente concorrere a definire. Guido Gonzi LE CONCLUSIONI DELLA 5a ASSEMBLEA NAZIONALE CNCEM L’intervento del Presidente dell’UNCEM al termine dei lavori di Perugia Ieri abbiamo avuto una giornata troppo densa e, ovviamente, la se conda, come del resto era nelle pre visioni, non poteva che riflettere quanto avvenuto il primo giorno. Fra l’altro tutti sappiamo che incombono sugli amici amministratori i problemi dei bilanci dei Comuni e delle Comu nità montane, con scadenza alla fi ne del mese, e soprattutto incombe il Natale. Devo fare un ringraziamento in nanzitutto alla delegazione dell’Um bria che ci ha aiutato a organizzare questa assemblea, direi con estrema puntualità e con grande intelligenza e svolgo anche la funzione per con to degli amici della delegazione Ligu ria, credo che la cosa possa essere senz’altro accettata, di proporre l'ag giunta — nel documento che è stato presentato dal Presidente Bertone della delegazione del Piemonte — anche delle zone alluvionate della Liguria. Se mi consentite, cercherò di non essere molto lungo anche se ovvia mente dopo l'assemblea che abbia mo avuto non posso esimermi dal di re alcune cose. La montagna italiana ha avuto per un lunghissimo periodo una vera e propria sovrappopolazione. I segni di un insediamento umano e del biso gno anche di produrre cereali hanno raggiunto zone di altitudini che oggi, con la cultura di oggi e la realtà di og gi, sono impensabili. Addirittura lo Stato per parecchie decine di anni ha dovuto difendere il bosco. Oggi il bo sco non è più toccato dagli interessi dell’uomo e neppure più tanto da quelli turistici. Oggi i veri nemici del NE Il Presidente dell’UNCEM, Guido Gonzi, conclude i lavori dell’Assemblea di Perugia 5