Speciale CNEL \on !.t De Rita: La mia sensazione è che noi dobbiamo cominciare a ragionare in ma niera diversa, il discorso sulla montagna va bene, è andato bene finora, perché agita cateti un problema politico, che politicamente arriva, non arriva al ministro, ma insomma 'montai. Siili ti il sottosegretario delegato l’ottiene, una legge speciale la ottiene: quindi è giusto che a livello politico abbia una sua compattezza. A livello tecnico comincia a di ventare difficile pensare a una montagna omogenea su tutta l’Italia: sarebbe più comprensibile oggi ragionare in termini di grandi sottosistemi regionali. La montagna dell’Italia centrale, penso alla montagna umbro-marchigiana, quella oggi sottoposta a terremoto, ha molto poco a che vedere con la montagna del nord-est: diciamoci la verità, sono due cose molto diverse, con problemi diversi, con storie diverse, con, diciamo così, integrazioni a valle diverse, al limite anche con strutture demografiche diverse: se lei oggi gira le zone di terremoto umbro marchigiane trova paesi con il 75% di anziani, quindi con una realtà in cui è diffìci le anche ricostruire, ricostruire i perché, per come, con chi... Se lei va in giro invece nel Bellunese, trova una situazione tutto sommato consolidata in cui è svi luppato il rapporto con il turismo, il rapporto con il pendolarismo, con la diffusio ne ormai delle piccole imprese che prolifera nel territorio, quindi anche in piccoli paesini, tra le tre aziendine che fanno il subappalto all’azienda grossa che sta a valle... Sono realtà diverse, dobbiamo ragionare in termini di sottosistemi territo riali diversificati, perché altrimenti la montagna diventa una cosa che finirà per rincularci negativamente, perché alla fine la gente si stuferà di questo discorso della montagna. Invece bisogna ragionare, ragionare in termini diversificati un po’ come nel rapporto che abbiamo fatto noi sull’agro-industria: abbiamo detto giustamente, con Bellotti relatore, che oggi parlare di agricoltura non ha senso. Bisogna parlare di fiere agricole, di distretti agricoli, per cui l’agricoltura diventa non un paese rurale, un mondo rurale, i rapporti dell’INEA, i rapporti del mio amico Barberis, ma diventa distretti e fiere, due cose molto tecniche, però così è! Così per la montagna, io devo dire, andrei verso sottosistemi pluriregionali, però omogenei dove allora la programmazione, l’intervento, il destino potrebbe diven tare diverso, se il mio amico Garroni fa un progetto Appennino, che va dall’Appennino ligure cioè da San Remo fino a Modena, fino all’Abetone. Infatti, il problema è di un sottosistema che ha una sua unità, un suo modo di pensare, una sua integrazione con il turismo marino da una parte, con l’industrializzazione reggiana e modenese dall’altra, cioè ha un tipo di rapporto, non è l’isolamento che, dall’oltre Po Pavese fino a Bobbio, trova soltanto un Appennino Piacentino che è veramente bellissimo, ma inesistente proprio sul piano dell’insediamento. Bisogna saper diversificare i valori, se no restiamo su categorie che non funzionano più. —-■ . Il Monte Cervino Fotografìa di Duccio Berzi