Beisito: Un altro elemento che emerge dall’indagine dei CNEL è che le attività in corso nelle aree
montane comprendono per lo più attività legate a! turismo - che conferiscono ad alcune località montane
H titolo di ‘aree eccellenti’ - mentre sono quasi sempre assenti le iniziative ne! settore primario, che
diversamente negli annipassati sono state caratterìi^antiper queste am. Ma allora è ancora valida
l’identificazione delle aree montane come aree rurali? Ovale rilievo conservano ancora la specificità e le
caratteristiche de! territorio nello sviluppo di attività produttive?

De Rita: lo penso che, anche se può apparire una bestemmia, oggi la montagna non
ha alcun interesse ad identificarsi con la ruralità, perché se la montagna ha delle
identificazioni prioritarie, esse sono con l’ambiente, poi con le politiche territoriali di
organizzazione del territorio - dalle dighe alla regimazione delle acque in alta monta­
gna che sono il vero problema di gestione del territorio a monte, nel senso letterale
della parola - quindi il discorso faunistico in quanto tale e il discorso boschivo in
quanto tale. Questi sono i quattro movimenti non dico moderni, ma su cui si può
giocare il futuro. L’idea che ci sia ruralità, dal coltivatore diretto all’azienda di grandi
dimensioni, mi sembra un po’ stravagante: la grande dimensione la si trova in collina
con le aziende di olio d’oliva, sopra i 500/600 metri non si trova piti nulla di grandi
imprese e la ruralità singola si potrà avere: il campo a grano, il campo a erba medica, ma
non è quello il problema. Perché la ruralità, come dicevo all’inizio, cioè l’agricoltura va
verso un concetto, la filiera, che supera il rapporto con il campo, così come il distretto
supera il discorso del decentramento sul territorio della ruralità. Quindi dobbiamo
tener conto che se anche tutti diciamo “in fondo cos’è la montagna? fatta di contadini”,
questo sarà sempre meno vero.
Mascherini: L’economia integrata? Non può essere solo agricoltura?
De Rita: Se è solo agricoltura, s’è chiuso.

Beisito: Un 'ultima domanda che le voletv rivolgere era legata a unaprot 'orazione appunto, diceva ’
Lei, iproblemi vanno risolti a monte. Leipensa che la risorsa montagnapossa dare mi contributo alla
soluzione delproblema enorme della disoccupazione? E quali sono le attività e k motivazioni che
potrebbero invogliare igiovani a tornare o a rimanere a vivere e lavorare in queste zpne de!paese!?
De Rita: Vede oggi non c’è nessuna realtà occupazionale che possa risolvere il pro­
blema dell’occupazione. Si dice può essere il turismo, può essere la montagna, possono
essere i beni culturali, no, non illudiamoci, i problemi dell’occupazione si risolvono
soltanto con un insieme d’interventi e con ogni probabilità con una forte tendenza