in generale, e alle origini, le terre arimanniche erano esenti dalle imposte.
Tanto più che queste terre sono,
originariamente, proprietà dello Stato
ed è lo Stato, cioè il re, che ne deter­
mina la destinazione.
Dunque, tutta la zona indicata for­
mava una « corte regia » destinata al
servizio militare, con insediamento di
un certo numero di guerrieri, stretti in
una specie di consorzio militare ed eco­
nomico: l’arimania. Ma perchè?
Non siamo in una zona di confine nè
su una grande via di comunicazione,
siamo lontani dalle città (Novara e Ver­
celli) e ad una diecina di chilometri
c’era già un centro longobardo: Fara.
In sostanza, una impellente necessità
non ci sarebbe stata.
Ma un indice, per un’ipotesi plausi­
bile. c’è. Abbiamo veduto che la nostra
arimannia-corte regia arrivava fino al
Lago d’Orta: ora proprio nelle imme­
diate vicinanze di questo Lago, in pa­
rallelo, quasi, con Romagnano, c’ è
un’ altra « corte-regia » che almeno nel
X secolo (ma forse anche prima) aveva
un castello: Cureggio (toponimo eviden­
te) che domina la valle dell’Agogna.
Due organismi territoriali serrano
dunque da mezzogiorno e da occidente
il Lago, ed essendo di origine regia, ma
certamente longobarda (per via della
arimannia), non posson che esser po­
steriori al 584-85, allorché, ristabilita
la monarchia con Autari, questi potè
ricostituire anche un demanio regio
(Paolo Diacono, lo storico dei Longo­
bardi attesta che in quel tempo i duchi
concedettero metà dei loro possessi al
re). Ma potremmo, probabilmente, pre­
cisar meglo. Sempre Paolo Diacono ri­
corda che agli inizi del regno di Agi­
lulfo, verso il 591, il re assediò il ca­
stello dell’isola di S. Giulio e vi catturò
il duca Minculfo, a lui ribelle, che fu
poi giustiziato. Ora l’isola, sede di un
ducato, era luogo di estrema importanza
strategica perchè il più valido caposaldo
di inizio di una continuata linea forti­
ficata che, attraverso i tre laghi lom­
bardi, bloccava gli accessi dei Franchi
alla pianura del Po. E’ più che evidente
l’interesse del re di sorvegliare stretta-

io

mente il duca dell’isola di S. Giulio con
contingenti di guerrieri non dipendenti
da questi, ma direttamente legati, mi­
litarmente ed economicamente al re.
Almeno questa mi sembra la spiega­
zione più logica, che, oltre a tutto, si
inserisce abbastanza bene nella pc litica
di re Agilulfo, il primo vero ordinatore
del giovane regno longobardo.
E se le cose sono andate così, si po­
trebbe osservare una contrapposizione
di elementi longobardi diversamente le­
gati ai maggiori ordinamenti territo­
riali (regno, ducati). Non va dimenti­
cato che, dieci chilometri a mezzogiorno
di Romagnano, vi è Fara Novarese. E
«fara » è uno dei tipici insediamenti
longobardi, sulla cui composizione è
ora viva la disputa, poiché la conce­
zione tradizionale ne fa insediamenti di
gruppi legati da vincoli gentilizi, men­
tre altri, come il Bognetti, pensa a in­
sediamenti di guerrieri stanziatisi se­
condo le formazioni ch’essi avevano nel1’ esercito, indipendentemente dall’ esi­
stenza di vincoli parentali.
La disputa, per il momento non ci in­
teressa. Ma io penso che la coesistenza
di due insediamenti longobardi nella
stessa regione, a brevissima distanza, e
per uno dei quali (l’arimannia di Romagnano-Naula) conosciamo l’origine (re­
gia) e possiamo credere d’aver indivi­
duato lo scopo, questa coesistenza, di­
cevo, può esser spiegata con un diverso
legame: la « fara » risalente a un vin­
colo di fedeltà al duca (sappiamo, sem­
pre da Paolo Diacono, che questo capo
trascinava con sé tutto il contingente
di guerrieri esistente nel suo ducato, il
suo exercitus: anche nelle defezioni);
1’ « arimannia », di formazione più re­
cente, legata, invece, alla persona del re.
Ma qui si rischia di imbarcarci in un
problema assai più vasto, e che merita
un’attenzione più particolare: la rico­
struzione dell’ arimannia valsesiana (o
quasi) può accontentare, oggi, la nostra
curiosità.
Carlo Guido Mor
(1) Il diploma di Enrico II del 1007 è il
n. 132 dei Diplomata III nei » Monumenta
Germaniae Historica », quello del 1014 è il
n, 306 della stessa raccolta.