tecnologia-occupazione ed essa non riapparirà che dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, per rifiorire durante il successivo periodo di recessione economica. Le profonde difficoltà in cui, negli anni Trenta, si dibatte l'economia — il cui ciclo «lungo» ripartirà solo dopo la Seconda Guerra Mondiale — alimentano nuovamente il dibattito sulla disoccupazione tecnologica. In questo contesto prende, tra l'altro, corpo la teoria della crescita capitalistica di Schumpeter, la quale, come noto, pone come motore centrale delle onde lunghe dello sviluppo capitalistico l'emergere di nuove grandi innovazioni tecnologiche. Secondo tale teoria, l'economia vive un ricorrente processo di squilibrio strutturale, con processi di aggiustamento di lungo periodo. In particolare, debbono essere vinte resistenze ed inerzie derivanti dal vecchio modello di sviluppo, affinché il nuovo possa emergere, diffondersi perva-sivamente e garantire superiori condizioni di crescita della produttività, della produzione e dei consumi. La disoccupazione nasce da questo squilibrio strutturale ed è perciò ciclica per natura, come manifestazione puntuale del travaglio economico-sociale che le trasformazioni radicali della tecnologia impongono. La riproposizione della centralità della relazione tecnologia-occupazione — per inciso, la visione schumpeteriana si discosta dai classici per la forte enfasi posta al ruolo autonomo del progresso tecnico nel sistema economico — diviene tuttavia lettera morta nel dopoguerra. Il ciclo capitalistico riparte e, anzi, mostra per oltre un quarto di secolo ritmi di crescita assolutamenti inediti, più che doppi rispetto al precedente ritmo secolare. La teoria economica torna agli schemi dell'equilibrio generale, all'interno dei quali la questione dell'occupazione è essenzialmente un problema di distribuzione del reddito. Gli schemi schumpeteriani mal si adattano ad interpretare la crescita lineare della produzione e del consumo di massa che caratterizzano il nuovo ciclo, la cui dinamica sembra stemperare ogni effetto squilibrante indotto dalle nuove tecnologie. Per gli economisti la tecnologia rimane così una «scatola nera» che solo gli scienziati e gli ingegneri possono utilmente aprire. 8