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noi stessi. Primo in ordine di tempo, primo in ordine di im­
portanza. poiché tutti gli altri capi di imputazione che si è
soliti elevare contro chichessia, sempre riflettono la nostra
ignavia. Come possiamo pretendere che altri amino e tutelino,
rispettino e conoscano ciò che noi. per primi, non sappiamo
nè amare, nè conoscere, nè far conoscere? Non ha senso la
critica fatta standosene con le mani in tasca! Le frotte di
pellegrini (o come meglio si possono o si vogliono chiamare
oggi) non si possono più calcolare • fino a diecimila persone
di straordinario in certe giornate ■ nonostante che alla carlozza o al carretto si siano oggi sostituiti potenti, capaci,
veloci automezzi. Cosa attirava in numero cosi imponente le
folle di allora, le personalità di un tempo e suscitava gli
entusiasmi di cui abbiamo ancora recenti ricordi? Evidente­
mente una delle caratteristiche che sono l’emblema del San­
tuario di Varallo. spesso ambedue: il calore di una fede
intensa ed il valore delle bellezze artistiche ivi profuse, pur
non sottovalutando la presenza di altre attrattive e di altre
fonti di interesse. Si dà però il caso che ambedue i poli
di attrazione sono rappresentati da valori essenziali, insosti­
tuibili, intramontabili e necessari, ambedue atti a crescere,
col tempo, di importanza e di forza di convinzione in quanto
determinante, l'uno, la progressione storica deH'umanità stessa,
l'altro, da questa stessa determinato.
Oggi la salita al Sacro Monte altro non è che un diversivo
per rompere la monotonia degli itinerari turistici tra una do­
menica all'idroscalo ed una al lago di Como, con un’ora di
tempo per la visita delle cappelle, la merenda al sacco ed il
litorno all'autobus. Eppure è stato detto. - Ma oggi, colla dif­
fusione della cultura...
Duale cultura? La cultura impartita
da insegnanti che, essi per primi, non sanno vedere, non
sanno giudicare e, soprattutto, non sanno amare le bellezze
della loro terra? Culture di tipo economico-scientifico che
ignorano nel modo più assoluto qualsiasi presupposto di ordine etico od estetico: culture classico-umanistiche sul tipo
di quelle impartite nei seminari ai nostri buoni parroci che,
giunti alla fine del loro tirocinio scolastico con un vasto ba­
gaglio di nozioni classicistico-filosofiche, si lasciano poi allegra­
mente infinochiare cedendo a - generosi • benefattori sei tar­
lati ma artistici candelieri, magari del più fulgido '500, in
cambio di altrettanti candelabri di lucida latta? La cultura è
situazione spirituale che presuppone sovente una vera con­
versione dell’anima, sempre una conversione deH'intelligenza:
condizioni che a scuola non si acquisiscono più in là di una
dotazione strumentale. Se a questo punto è lo stato di invo­
luzione o di dissoluzione di un gusto e di un costume so­
ciale — guardiamo nella musica di oggi quanta parte sta al­
l'arte e quanta sta in una abominevole commercializzazione
strumentalizzata dal grossolano gusto popolare per avere un
convincente corollario —. ci si deve ancora chiedere perchè
il richiamo del Sacro Monte è divenuto flebile e circoscritto.
Aggiungiamo pure che da parte della città non sempre sono
state attuate le misure necessarie perchè il ridursi di un inte­
resse in estensione si sostituisse un interesse in profondità.
E' tempo ormai di attuare le disposizioni normative che rego­
lano la vita del Santuario ed eleggere un direttore compe­
tente (profondamente competente
solo in questioni

artistiche ma anche in altre discipline, fra queste anche in
pubbliche relazioni!) che tutto coordini, che tutto giudichi ed
a tutto provveda tenendo anche più stretti i contatti con la
Sovraintendenza per ottenere, oltre ai contributi necessari,
anche se non sempre disponibili, almeno un patrocinio, una
tutela dal punto di vista della conservazione di un patrimonio
di incalcolabile pregio.
Ma al disopra di tutte le discussioni di competenza e al di
là di tutte le considerazioni d'ordine contingente che nella
situazione odierna possono trovare o non trovare rispondenza,
sta la incontrovertibile ed irrefutabile validità della tradizione
storica che ha affidato al Sacro Monte la testimonianza di un
sentimento religioso e l'espressione di una vitalità artistica.
All'Interno di questa dimensione, entro il campo magnetico
creato dalla carica di energie spirituali espressa da questi
due poli, deve essere localizzato come punto focale l'inte­
resse dell'opera. Le aperture stesse che la Chiesa ha intuito
come necessarie ed attuato con la proposizione di una fede
svestita da ogni struttura puramente formalistica e sottratta
ad una espressione liturgica puramente devozionale ed este­
riore, colla rivalutazione di una teofania storica e colla pro­
posizione cristocentrica della realtà ancorata su una « recapitolatio » universale in Cristo, trovano nella tematica che il
Santuario di Varallo propone, esemplari, efficaci e « moder­
nissimi » motivi catechetici, spunti meditativi semplici ed im­
mediati, e perciò efficienti e convincenti: quali furono pensati
dalla mente fervida e dalla fede concreta del Caimi. Accanto
a queste considerazioni di ordine ascetico, dottrinale o teologico, da queste non disgiunta, ma anzi chiaramente integrante, sta la proposizione da parte del Monte di un alto mes­
saggio artistico, col tema della fede in stretta armonia, anzi
ambedue in mutuo rapporto di illustrazione. Il Sacro Monte
troverà rilancio nella sua dimensione artistica nella misura in
cui questa sarà fatta voce della grande letteratura artistica
italiana, nella misura in cui il nome di Varallo saprà entrare
nel vocabolario delle correnti critiche, delle quali è sempre
vissuto ai margini. Anche se grandi nomi della storia del­
l’arte italiana ed illustri studiosi hanno scritto opere egregie,
sono rimaste voci isolate non certo rappresentanti una cora­
lità di espressioni. Credo che l’ultimo atto concreto per una
più qualificata conoscenza artistica del Sacro Monte sia coin­
ciso col richiamo costituito dal « X Congresso di Antichità
ed Arte ».
Se invece la constatata ed Irreversibile involuzione del gusto
e del costume sociale dovesse sconsigliare un rilancio del­
l'opera sul piano religoso ed artistico, non resterà che tener
conto della mentalità corrente ed adottare una terza solu­
zione, che sarà di sicuro richiamo per le ■ masse ». Si potrà
allora studiare, con poca spesa, sicuramente coperta dalle
cospicue entrate, di aprire una pista da ballo nel piazzale
della Basilica, di trasformare la cappella dell'ultima Cena in
uno « snak bar » con tavola calda, demolendo con la dina­
mite le cappelle che dovessero ostacolare la creazione di
ampie zone di parcheggio. L'afflusso delle automobili, nel caso
di attuazione di questa terza proposta, sarà sicuramente
notevole.

A. »,