L'AVVERSIONE DI R.ll. ALLA TRIPLICE ALLEANZA 28S dei due gruppi belligeranti, e le premature decisioni che potevano condur lItalia a rovina; ma è legoismo brutale e cinico preconizzato come norma spietata, di cui si fa pompa s~nza che vi siano eccessi altruistici da moderare! Chi proclama da Berlino che l'Umanità finisce ai Vosgi, che la questione di Oriente non vale le ossa d'un gra·natiere di Pomerania, che non bisogna imitar Napoleone III che voleva esser la Provvidenza in terra, ed altre cose simili, sarà arguto, toccherà anche paradossalmente un fondo di vero, ma dà certo una smentita crudele a quelle idealità di giustizia e di premura internazionale, delle quali se non sempre è possibile l'attuazion.:, sarà sempre però savio e bello il desiderio e il proponimento! Ma è meglio tornare al Bonghi. Finì col rassegnarsi egli pure alla Triplice Alleanza, ma all'occasione gli antichi spiriti gli ribollivano. Devo per forza contentarmi .d 'un esempio solo. Nel I 888 era venuto a Firenze il Gladstone; e il Bonghi nell'.f/ntologia, giudicandone brevemente la vita pubblica, ricordava in fine i magnanimi sforzi di lui per la liberazione di Napoli e dell'Italia, e la generosa spontanea cessione alla Grecia delle Isole. Ionie per parte dell' lnghilterra che ne possedeva il protettorato, e concludeva: - 0 li Gladstone è pur l'uomo la cui voce s'è levata contro ogni violenza che ha macchiato la storia d'Europa negli ultimi cinquant'anni, e ·