6 gennaio 1889 L'ECON OMIST A 7 polazioni costiere vi sono avvezzi, massime appunto quelli di Torre del Greco, che peccano il corallo nelle acque-di Sicilia e d'Algeria. La loro resistenza alla fatica è proverbiale come la loro sobrietà; la quale se non giunge a quella dei riviereschi del Mar Rosso, per quanto ne sappiamo non se ne discosta di molto. È un fatto che i Somali, che campano con poco, sono poverissimi, si contentano d'una mercede quasi derisoria, e si gettano ignudi sott'acqua senza cautela contro i pesci cani di cui spesso restano vittime, sono i meglio adatti per un tal genere di lavoro. Ma è noto che anche ai pescatori torresi basta un guadagno modico, specie dacché la crisi che affligge da alcuni anni l'industria del corallo ha ridotto meno rimunerativa d' una volta la loro pesca nel Mediterraneo. È presumibile d'altronde che i loro attrezzi alquanto meno primi tivi di quelli degli indigeni possono far loro ottenere, a parità di condizioni, più ricco bottino. Anzi nel perfezionare a grado a grado i procedimenti estrattivi dovrebbe, ci sembra, concentrarsi il loro maggiore sforzo. In quanto poi al timore del clima inospite, anche prescindendo dal fatto che siamo adesso nella stagione invernale, non è fuor di luogo che a dileguare molte esagerate prevenzioni, de-ve ' valer qualche cosa I' esperienza fatta del poter tenere in ogni stagione dell'anno guarnigioni italiane ad Assab e a Massaua. Tultociò conforta e incoraggia a incorrere in qualche rischio inevitabile, salvo desistere nel caso di ripetuti insuccessi, anche per quello che concerne la pesca delle perle, che per gli italiani è cosa nuova. Per quella poi del corallo, le ragioni sono anche più valide. Anzitutto tradizionale, è in esso che ne sono maestri. Trattandosi poi di un* industria già avviata, che ha in Italia i suoi principali mercati, i banchi coralliferi del Mar Rosso potrebbero forse sostituire opportunamente in. parte quelli del Mediterraneo, i quali o sono troppo sfruttati o ci vengono troppo contrastati. È noto che tempo fa diversi negozianti di corallo, appoggiati anche, se non erriamo, da qualche Camera di Commercio, avevano fatto istanza al Governo perchè vietasse la pesca sui banchi di Sciacca, momentaneamente in via di esaurirsi, onde lasciar tempo al prezioso polipo di popolarsi di nuovo. In quanto alla pesca sui banchi dell'Algeria, si sa a quali angherie vadano soggetti, e più sieno per andare incontro col vento che spira, i pescatori italiani da parte della Francia. Sostituire, se possibile, a queste più prossime altre sorgenti di materia prima, che colle facili comunicazioni d'oggigiorno non possono ormai dirsi neanch' esse lontane e che per di più sono in regioni ove abbiamo incontrastati possedimenti, ci pare per lo meno una prova da farsi. Un' altra potrebb' essere quella suggerita dall'Issel, di trasportare alcune ostriche perlifere in qualche punto delle nostre coste che fosse per sembrare adatto. Per eseguirla sarebbe una occasione propizia quella dell'invio dei pescatori italiani nel Mar Rosso. Se non che opiniamo non se ne possa rimettere esclusivamente in loro l'esenzione e sia necessario guidarli con una direzione un po' scientifica, massime in ciò che concerne la scelta del miglior punto o dei migliori punti del nostro littorale. Se poi la pesca italiana nel Mar Rosso attecchisse e prendesse piede, forse il suo lato più utile sarebbe quello ebe si esprime alla buona col detto: Da cosa nasce cosa. Nella nostra colonia di Massaua ciò che manca più di lutto sono i coloni. Non potendo avere carattere agricolo perchè ivi manca il territorio coltivabile, e nell'interno, stanti le relazioni ostili"col-l'Abissinia, adesso non è davvero il caso d' andarlo a cercare, dovrebbe e potrebbe avere carattere commerciale, attesa l'ottima situazione di quello scalo, destinato ad essere di nuovo il porto naturale del Sudan appena cessi laggiù la guerra civile, della quale già si manifestano segni di stanchezza. Ma il commercio è in gran parte in mano a stranieri, segnatamente arabi e greci. A noi sembra impossibile che venga a poco a poco in mani italiane, se una discreta popolazione italiana, oltreché di negozianti, di pescatori, di marinai, di artigiani, magari anche di rivenduglioli, non vi si stabilisce. Ora è scarsa ; promuovendone in via indiretta l'aumentò, questo poi procederebbe da sé, giacché in materia di do-micilio'uno lira I* altro. Stabilire un semenzaio di piccoli interessi italiani, può essere il mudo di far sorgere coli'andar del tempo in quei paraggi una selva rigogliosa di interessi commerciali cospicui. — La riuscita, ripeliamolo pure, non è certa; ma non dimentichiamo neanche che molte colonie oggi divenute Stati ebbero inizio da pochi e poveri pescatori. STATISTICA INDUSTRIALE DELL'ITALIA^ in. Industrie delle varie provineie Prima di esaminare lo stato delle diverse industrie in ogni provincia, sarà utile vedere come esse vi siano distribuite; a questo scopo prenderemo come criterio la quantità della forza motrice idraulica e a vapore impiegata e il numero degli operai occupati in ciascuno dei gruppi in cui sono state divise le industrie, e cioè 1.° industrie minerarie, meccaniche e chimiche ; 2." industrie alimentari ; 3.° industrie lessili; 4.° industrie diverse. Avremo dunque: PROVINCIE INDUSTRIE minerarie meccaniche e chimiche alimentari tessili | diverse Proporzione percentuale dei cavalli dinamici di forza motrice impiegata __ 91 7 2 6 23 50 21 89 20 37 4 3 85 . i 5 9 55 15 21 15 71 8 6 12 39 33 ■ 16 8 82 1 * 9 3 46 22 29 16 82 1 1 69.61 27. 65 0.08 2 66 90 6 7.8 1.4 0.2 Sassari ...... 53 43 — 4 4 39 53 4 22 71 7 « 6 87 2 5 i) Vedi i numeri 758 e 762 de\\' Economista.