482 L’ ECONOMISTA 2 agosto 1891 uno stato di manutenzione inferiore a quello che dovrebbe essere. È colpa dei ribassisti se il pubblico tedesco sapendo lutto ciò ha rigurgitate le azioni della Mediterranea e se esse hanno perduto in poco tempo 70 lire? Si tratta di valori di Istituti di credito ? — E abbiamo avuto Istituti che si combatterono l’un l’altro, che cercarono di demolirsi ; — sospetti che poi resultarono non infondati di abusi nelle amministrazioni ; — disinteressamento per un lungo periodo da parte dei Capi del valore che le azioni avevano sul mercato; — indifferenza ostentata sulle voci che correvano insistenti tra il pubblico. E mentre per l’opera degli uomini, che nel passato rappresentarono vigorosamente I’ Alta Banca, quasi tutti questi Istituti sono strettamente legati l’uno a'I’altro per vincoli di importanti interessi, è avvenuto che ciascuno dei nuovi Capi stimasse possibile una condotta indipendente, e talvolta anche avversa ai consoci, o che almeno si affievolisse quella coesione e quella unità che costituiva la forza di resistenza offerta, nelle vicissitudini di altro tempo, dall’Alta Banca italiana. E sono i ribassisti quelli che scuotono la fiducia del pubblico quando si sente il Capo di un Istituto mettere in dubbio la consistenza di un altro Istituto nel quale il proprio è altamente interessato? — Sarebbe lo stesso come se si dicesse che Tizio va spargendo la sfiducia sulla solidità del proprio figlio o del proprio fratello, non avvertendo che una parte e cospicua del disonore cade sulla casa. Nè mancano considerazioni se si tratta di valori industriali. Molti di questi valori sono sostenuti dalla altezza dei dazi; metallurgia, meccanica, costruzioni, lane e sete in parte più o meno larga debbono la esistenza e la vita ai dazi. Ora il pubblico che ha veduto il Governo così largo di benefizi verso quelle industrie, ma nel tempo stesso ha anche veduto quali gravissimi danni sono derivati al paese per la politica doganale del 1888, il pubblico si domanda: potrà e vorrà il Governo mantenere alle industrie, che ha così largamente protette, gli stessi henefizi? — E sente lo parole dell’ on. Luzzatti che accennano ad un ritorno verso tariffe più miti che assicurino la contrattazione di convenzioni commerciali ; — e sente le parole dell’ on. Chirnirri che suonano sempre a più vigoroso protezionismo e che a questo subordinano la stipulazione di nuovi trattati; — e sente infine la parola del Presidente del Consiglio che a dirittura invoca la libertà commerciale. È strano che manchi anche in questo ramo la fiducia ? è strano che il pubblico nella incertezza cerchi di realizzare? È perciò che quando sentiamo parlare di manovre di ribassisti, pensiamo all’opera in questi ultimi anni compiuta dal Governo, dal Parlamento e dai Capi dei principali Istituti, e ci pare che essi tutti abbiano fatto nascere questa corrente, della quale si lamentano e che è la conseguenza naturale ed inevitabile degli errori commessi. Il credito pubblico è una grande fonte a cui tutti attingono, Stato, Istituti e privati ; — far opera per intorbidare quella fonte colla pretesa di avvelenare gli altri, è opera stolta perchè ricade anche su chi la compie. Il credito italiano, ormai lo predichiamo da un pezzo, è disorganizzato ed il rimedio per portare l’ordine e la vita non può essere nè semplice nè di effetto immediato, ma occorrono cure lunghe e costanti delle quali, lo diciamo con dolore, non vediamo ancora il principio. Occorre che I’ op.. Ministro del Tesoro cessi dal-l’imitare i suoi predecessori, che hanno distolto dalla economia pubblica il risparmio nazionale assorbendolo tutto per il debito pubblico ; occorre che il Governo abbia una chiara e precisa idea della linea di condotta che intende seguire in fatto di finanza, di dogane, di commercio, e quella idea faccia conoscere al Parlamento ed al Paese e la perseguiti poi fino alla completa applicazione ; occorre che gli uomini che costituiscono l’Alta Banca imparino a stimarsi, a compatirsi ed anche a rispettarsi vicendevolmente, pensando che soltanto dalla loro unione può sortire un nucleo di forze capace di resistere agli urti interni ed esterni ; occorre che nel dirigere i complicati meccanismi del credito vi sia unità di concetto e di azione perchè le contraddizioni ed i ritardi non rendano inutili i provvedimenti ; occorre infine che la stampa pubblica cessi dal designare al pubblico delle fantastiche coalizioni di potenti individui, e comprenda che i ribassisti non creano le circostanze ma delle circostanze approfittano , e che da qualche anno hanno cooperato a rendere facili e lucrose le operazioni al ribasso, quasi tutti quelli che avevano il dovere di far diversamente. Ma qualunque speranza in proposito sarehbe giustificata ? Ecco quello che cercheremo di vedere in un altro articolo. STRAME TEORIE SDLLA RISCONTRATA I giornali ufficiosi che tentano di difendere l’operato dei ministri a proposito delle ultime disposizioni prese intorno alla riscontrata, espongono teorie che bisogna subito rilevare, per dimostrare le cognizioni positive di coloro che hanno tanta parte nella risoluzione di simili questioni. L’on. Plebano in una bella lettera alla Gazzetta Piemontese si è rammaricato della soluzione data alla questione della riscontrata ed ha detto che vulnerato tale principio si « cade nel corso forzoso » e aggiunge : « io non conosco esempio di paese ove coesistano più Istituti di emissione, e nel quale la riscontrata non sia puntualmente e con rigore eseguita. Dovevamo proprio esser noi in Italia — continua l’on. Plebano — a dare il peregrino esempio di una circolazione chiamata fiduciaria, nella quale però gli Istituti emittenti, neanche come norma di diritto, hanno sempre l’obbligo di cambiare in valuta legale i biglietti emessi. » Ci pernotta l’on. Plebano di osservare che egli non ha valutata nei giusti termini tutta la questione. Il corso forzato può essere di due specie : 1. ° quello di diritto, quando esiste una legge la quale obbliga un cittadino ad eecettare in pagamento dei suoi crediti dei biglietti inconvertibili in moneta metallica: 2. ° quello di fatto quando, sebbene la legge, dia al cittadino il diritto di cambiare a vista i bi-