114 24 febbraio 1895 dicendo che i! Ministero sia « responsabile delle entrate. » Ed è — ce lo perdoni la consorella di Milano — una verità di Monsieurde la Palisse, il punto che essa sostiene; ma non è meno vero che noi non abbiamo mai pensato di rendere il Ministero responsabile delle entrate; lo abbiamo accusato e lo accusiamo di insipienza o di empirismo, quando spera nelle maggiori entrate, per mezzo di nuovi aggravi o di inasprimenti degli esistenti, in un periodo nel quale, per una serie di cause a tutti note, lo entrate indirette diminuiscono. Il Ministero ha creduto di poter sovrapporsi col suo empirismo alla forza delle coso ed ha detto : se i contribuenti pagano meno tasse indirette 10 li colpirò in quelle dirette; ma poi, riflettendo, non ha creduto nè di aumentare la imposta fondiaria (la quale per qualche tempo avrebbe dato maggior entrata senza danno dirotto, perchè più lenta è la ripercussione di quell'imposta) nè di toccare che leggermente la imposta per ruoli ; si èli-mitato appunto al puro più e più condannabile degli empirismi, a concentrare i suoi sforzi sulla imposta per ritenuta. E la Perseveranza ne vede gli effetti ; le imposte indirette aumentano di 26 milioni, ma in essi sono compresi i milioni di un semestre della ritenuta maggioro sugli interessi del debito pubblico ; questa maggiore entrala, che forma oggi il caposaldo della situazione migliorata, è poi finanziariamente e moralmente giudicata una macchia, come disse lo stesso on. Sonnino nel 1892. Se quindi noi accusiamo aspramente il Ministero di essere responsabile delle entrate, egli è perchè stimiamo che per sistemare la finanza dello Stato non fo&se in nessun modo consigliabile il metodo seguito, il quale non poteva dare buoni risultati se non con un provvedimento condannabile moralmente, quale è queìlo della riduzione della rendita; mentre un Ministro oculato e savio, che avesse abbandonato F empirismo per seguire una via razionale, doveva fare caposaldo del suo programma la riduzione della spesa e la riforma dei tributi. Tra i punti che abbiamo sostenuti nell'esame della situazione attuale finanziaria, vi è anche quello che 11 miglioramento del credito, specie por il consolidato, non si deve attribuire soltanto o per la maggior parte alla migliorata situazione finanziaria del paese, ma alle condizioni generali del mercato europeo. La Tribuna del 21 febbraio, entra in questa « curiosa discussione » come essa la chiama; non nega che un miglioramento si sia verificato anche nei titoli degli altri Stati, ma cerca di dimostrare che il consolidato italiano ha avuto un miglioramento speciale. Ed in qualche piccola parte è anche vero, non lo neghiamo, che il consolidato italiano ha avuto uti trattamento di favore; ma la Tribuna esagera quando mette a confronto il 71.80, corso del 18 gennaio 1894, col 95.91 del 20 febbraio 1895. Nel gonnaio 1894 si era sotto la depressione della minacciata riduzione dell'interesse, della quale non si conosceva la entità, e che il mercato scontava con quella larghezza, che è consueta in simili circostanze; oggi siamo invece in un regime senza controllo, nel quale il pubblico non sente che la voce del Governo, il quale — giacché spensieratamente si è messo a dichiarare di aver raggiunto il porto — ha tutto l'interesse per dimostrare che vi si è solidamente ancorato, mentre il Parlamento, che ufficialmente potrebbe esercitare un efficace sindacato, è ridotto alla impotenza. Ed è tanto vero che si tenta di fuorviare la pubblica opinione con considerazioni che mancano di senso pratico, che la Tribuna mette a paragone l'aumento dell'Italiano da 71.80 a 95.91 coll'aumento del francese da 99 a 101; come se non fosse risaputo da tutti, che i passi dei titoli di Stato vicini e ancor meglio al di là della pari, sono molto più faticosi e difficili che non quelli lontani dalla pari. Vi è infatti il pericolo di una conversione, che trattiene l'aumento oltre un certo limite, Ma noi perdiamo tempo a dir cose che i nostri avversari conoscono benissimo. Ciò che a noi importa è ripetere ancora un» volta quello che abbiamo dimostrato ormai luminosamente senza trovare confutazioni : che il bilancio non è migliorato se non per la ritenuta sulla rendita, e che anche questo miglioramento sarà senza dubbio assorbito dalle nuove maggiori spese ; che nessuna economia si è fatta nel senso che valga a diminuire il complesso della spesa ; che le entrate totali non accennano ad aumentare in ragione dei maggiori aggravi imposti ; che infino si ripete il primo malaugurato periodo della linanza italiana nel quale ogni razionale concetto di costruzione dell'edificio tributario era abbandonato perchè non si voleva, o non si sapeva, onon si po'eva pensare ai principi direttivi, che dovrebbero riformare un razionale sistema tributario. LE ECONOMIE MILITARI Nel nostro fascicolo del 10 corrente abbiamo rilevato parlando delle spese militari, che le economie, che si erano promesse nel ministero della guerra, si riducevano a poco meno di 4 milioni. La Riforma del 15 corrente ci accusa di errore e fa un conto delle spese militari, dal quale le risulterebbe una economia di circa 20 milioni. Siccome si tratta di fatti e non di apprezzamenti, citiamo i documénti dai quali abbiamo ricavato le nostre cifre. Ecco quanto risulta per il ministero della guerra : Somma approvata colle leggi degli stati di previsione (stampato N. 267, Atti Parlamentari, XVIII legislatura, prima Sessione, pagina 23), per l'esercizio 1893-94 : Spesa ordinaria e straordinaria per il Ministero della guerra L. 236,320,000. Somma approvata cogli stati di previsione per l'esercizio 1894-95 (stampato N. IX, Atti Parlamentari, XVIII legislatura, seconda Sessione, pag. 33). Spesa ordinaria e straordinaria per il Ministero della guerra . . . L. 220,800,000 più fuori bilancio '.....» 12,200,000 Totale . . . L. 233,000,000 Nello stesso stampato alla stessa pagina vi è la previsione per l'esercizio 1895-96 che porta la cifra: spesa ordinaria e straordinaria per il Ministero della guerra di . . L. 219,079,000 più fuori bilancio......» 13,400,000 Totale . . . L. 232,479,000 Ora — e la Riforma ci dica se la operazione aritmetica è sbagliata : — tra la previsione 1893-94