666 L' ECONOMISTA 21 ottobre 1900 Rivista Economica I consumi alimentari in Italia. - Di un ufficio d'informazioni commerciali. - Congresso internazionale ferroviario. I consumi alimentari In Italia. — La Direzione generale della Statistica ha raccolto i dati che si riferiscono al consumo di alcuni generi alimentari, quali frumento, granturco, olio, vino, alcool, birra, zucchero, caffé, sale e tabacco. Non ha potuto completare quelli relativi al consumo della carne. Una tale ricerca presenta non piccole difficoltà. Per calcolare il consumo annuo delle derrate bisognerebbe conoscere non solamente la produzione nazionale e il movimento commerciale coli'estero, ma anche il movimento d'entrata e di uscita dei magazzini doganali. Si sa quanto sono incerte le notizie sull'estensione delle colture e sui raccolti in Italia, per difetto di mezzi che permettano di fare indagini o verificazioni estese. Ad accrescere le difficoltà, si aggiungono le perturbazioni che avvengono nell'importazione dall'estero, allorché si annunzia come prossimo o probabile un aumento di dazio. Ove si tratti poi di generi soggetti a manopolio od a vigilanza fiscale, quale il sale, il tabacco, gli alcools, lo zucchero, la birra ecc., si trovano altri ostacoli nella fabbricazione o coltivazione abusiva e nel contrabbando. Per queste ragioni le valutazioni della statistica ufficiale non possono essere che approssimative, sommando le cifre indicate come produzione interna colla eccedenza delle importazioni sulle esportazioni secondo le statistiche doganali. Ad ogni modo, per attenuare gli effetli delle lacune e perturbazioni accennate, conviene fare i calcoli sui complesso di parecchi anni, rinunziando a determinare i quozienti dei singoli anni. Per il sale e pei tabacchi, essendo note le quantità vendute, si possono fare non solo le medie annuali, ma si può anche dimostrare il consumo iu ciascuna provincia. Però anche per questi generi il con-trabhando concorre a rendere incerti i calcoli. Ciò premesso per opportuna norma dei lettori, riassumiamo i dati principali. Pel frumento abbiamo questi risultati, tenendo conto dell'ultimo triennio, e più specialmente del 1898-99. Produzione: quintali 34,848,000; quantità occorrente per la semina : qu. 4.299,305 ; importazione qu. 4,033,030; esportazione : 2,800. Consumo (dedotte le quantità occorrenti per la semina e aggiunta la importazione netta): qu. 34,578,845 = per abitante kg. 120. Con Io stesso metodo, si ottengono le seguenti quote di consumo per gli altri generi seguenti: Granturco quint. 22,075,867 per ab. ~~ kg. 66— Olio : » 1,953,657 > » 5.58 Vino : etto). 30,648,136 > litri 91 — Alcol : » 183,558 » » 0,611 Birra : » 186,030 » 0.561 Zucchero : quint. 760,322 » kg- 2.33 Caffè: » 141,925 » » 0.420 Sale : kg- 199,600,526 » » 7.31 Tabacchi: » 17,782,467 » » 0.562 Dai calcoli fatti dalla Direzione 'di statistica, risultano dunque pel frumento, pel granturco, per l'olio e per il vino i seguenti rapporti per abitante : Frumento (media annua 1884-98) kg. 120 Granturco id. » 66 Olio id. » 5 Ij2 Vino id. litri 91 Per gli alcools con procedimento analogo a quello seguito pei pradotti agrari (e cioè produzione -j- importazione — esportazione) si sarebbe trovata una media annuale, per abitante, di poco più di 1 litro sul complesso dei quattro anni .1883-86. Siccome dopo d'allora si ebbe un forte aumento nella tassa di fabbricazione degli alcools e fu anche introdotta la tassa di vendita, la quale fu poi abolita, il contrabbanlo all'estero e la fabbricazione abusiva interna ebbero grande stimolo. fi però le cifre che si ottengono per gli anni successivi non sono attendibili, e conviene attenersi per una misura approssimativa del consumo degli alcools in Italia, alla inedia trovata per il periodo 1883-86 cioè alla cifra di un litro circa per abitante. Per la birra, la media annua risulta di circa tre quarti di litro per abitante sul complesso degli anni 1887-1899 e si sarebbe abbassata in confronto agli anni precedenti. Per lo zucchero e pel caffè si ottengono le seguenti medie annue per abitante : Zucchero Caffè Anni kg. kg. 1883-1886 3.11 0.567 1887-1890 2.66 0.467 1891-1899 2.33 0.420 Si può supporre che la diminuzione dipenda in parte dall'aumento di prezzo dei generi, dovuto agli inasprimenti delle tasse e dei dazi; si ignora però se sia cresciuto anche il contrabbando. La media per abitante del sale venduto all'interno eccettuate la Sicilia e la Sardegna, dove non esiste monopolio, va crescendo fino al 1890-91; negli esercizi 1891-92 e 1892-93 si avverte una leggera diminuzione, che si arresta nell'esercizio 1893-94, per riaffacciarsi nel 1897-98; nel 1898-99 si ha di nuovo un aumento abbastanza notevole. Negli esercizi 1885-86 e 1886 87 il consumo del sale progredì in una proporzione pressoché uguale a quella verificatasi negli anni precedenti e susseguenti sebbene dal 1" gennaio 1886 il prezzo del sale comune fosse stato diminuito da cent. 55 a 35 al kg.; e d'altra parte, il consumo non subì diminuzione dopo il 1893, malgrado l'aumento del prezzo da cent. 35 a 40 avvenuto nel febbraio 1894. Il maggior consumo medio del sale commestibile, per abitante, nell' Italia continentale e peninsulare, si osserva nelle provincie di Parma e Modena (circa kg. 8 1(2), dove sono grandi fabbriche di salumi; all'estremo della scala si trovano le provincie di Belluno e di Treviso, con meno di 5 kg. per abitante. Il consumo di tabacco è cresciuto dal 1878 (chilogrammi 0,5 )1 per abitante) al 1884-85 (0,610); in seguito è diminuito: nel 1897-98 fu di kg. 0,543 in media per abitante e nel 1898-99 di 0,562. Il maggior consumo di tabacchi è dato dalle provincie di Venezia (1,555 grammi per abitante), di Livorno (1,404), di Ferrara (1,155), di Rovigo (1,046), di Genova (-1,001). Nessun'altra provincia supera il chilogrammo, e si scende nella Basilicata e nelle provinole di Sondrio, di Avellino e di Benevento a 200 grammi ed anche a meno. In Sicilia e in Sardegna il consumo apparisce generalmente scarso; anche la provincia di Palermo non dà che una media di 433 grammi a testa ; il che probabilmente dipende dal contrabbando, il quale nelle isole è più attivo che in terra ferma. Di nn ufficio d'informazioni commerciali. — Abbiamo altre volte accennato all'ordinamento dei Musei commerciali e all'ufficio d'informazioni, che in altri paesi rendono inestimabili vantaggi ai produttori e agli importatori.