722 L' ECONOMISTA tenere graduali risultati, che alleviando i contribuenti, non abbiano ad offendere la compagine dei nostri ordinamenti. E cosi di altre tasse che premono eccessivamente sulla pubblica economia, ma che, purtroppo, dobbiamo ancora considerarle come tasse di guerra, e necessarie a mantenere il eredito dello Stato. « Questa suprema ragione consiglia a pr cedere guardinghi : tanto più se si pensi alle incertezze e ai pericoli adombrati da un vicino avvenire. «Già sono in corso i negoziati commerciali e non facili, cogli Stati-Uniti d'America ; e sono imminenti quelli che si dovranno avviare con parecchi Stati d'Europa, che raccolgono tanta parte dei nostro commercio internazionale. Ad ogni modo il risolvere le questioni suaccennate, non potrà dipendere dalla nostra unica volontà o dai nostri soli desiderii o bisogni; ma dall'accordo dei nostri interessi con quello degli Stati contraenti. Ora per lottare con fortuna su questo campo, occorre mantenere incolumi i prin-cipii di una sana finanza. _ « Altra diffìcile questione è quella del nostro ordinamento ferroviario. Mi auguro che questo studio, di sua natura tecnico o finanziario, sul quale si aspettano le indagi ni della Commissione Reale, sia ben meditato e fatto con animo scevro da passioni tenendo conto dei suoi molteplici aspetti e dei suoi effetti sui bilancio, assai più gravi dì quel che sappiano sospettare gli spiriti superficiali. « Affermiamo senza esitare, e per dottrina, e per esperienza, di non avere molta fiducia nello Stato industriale. Ma il problema si impone con la maggiore urgenza. Che se non si potesse convenien'e-mente risolvere in modo da mantenere alla industria privata il servizio dei trasporti, è necessario aver tempo che basti, assai prima che scadano le attuali convenzioni, a preparare un razionale ordinamento ferroviario di esercizio governativo ; e non solo il tempo, ma anche i capitali indispensabili a sistemare le reti e ad esercitarle in modo soddisfacente. « Nè questi, cui ho accennato, sono i soli ardui soggetti, che domandano ai nostri studi ed all'opera nostra una pronta soluzione. «Non il solo disagio,.ma anche, e specialmente, le vane promesse inaspriscono i popoli; e la sfiducia, che ne consegue, acuisce il malcontento. Un uomo di Stato non può non tener conto di questa condizione di cose, da cui possono derivare mali e danni assai gravi ; fino la rigidità, quando è soverchia, nuoce. » L' on. Saracco ha adunque accettato completamente il concetto dell' on. Sonnino che non si possa per ora pensare ad alcuno seria riforma tributaria, in attesa della rinnovazione dei trattati di commercio, che, come è noto scadono nel 1903. Ormai su tale argomento sono, si può dire, esauriti i motivi prò e contro le due tendenze che stanno di fronte, e quindi non rifaremo qui nessuna discussione. Però non possiamo a meno di rammaricarci di vedere anche Fon. Saracco piegare di fronte ad.....una illusione. Se per intraprendere nna vera e propria riforma tributaria si attende che il bilancio sia rinforzato, come mai si continua ad aumentare in ogni esercizio la spesa, divorando preventivamente gli eventuali aumenti dell' entrata e mantenendo quindi il bilancio sempre nello stesso pericolo di ricadere nel disavanzo? Quando mai con tal metodo si può sperare che si formi un margine nel bilancio sufficiente per intraprendere una riforma tributaria coperta da eccedenza di entrate? — Questo metodo non ci ingolfa sempre più in quella via senza uscita nella quale da più anni ci siamo introdotti e dalla quale non si può uscire senza un cosciente ordinamento? — E non è vero, che se oggi il timore di cadere nel disavanzo può trattenere molti dal tentare una radicale riforma, il timore stesso sarà tanto maggiore quanto più crescerà il bilancio della spesa e quanto più quindi sarà tesa la condizione dei contribuenti? Veramente alcuni mesi or sono credevamo che_ finalmente il momento delle coraggiose iniziative fosse venuto e la scuola dello stata quò, che attende qualche miracolo dalla provvidenza, fosse vinta dalla tendenza alle riforme, fatta più vivace. Vediamo invece che al momento di concretare i propositi audaci, la prudenza prevalse; ma è prudenza apparente quella che, mentre si rimandano i provvedimenti che pure si reputano necessari, accumula le cause di malessere che più premono nella situazione e forse apparecchia la necessità di una riforma tumultuaria invece che quella cosciente. Per noi quindi il vedere che si perde anche questa straordinaria occasione, non ci rammarica che relativamente, giacché abbiamo fede nell'avvenire, e crediamo che sia tanto peggio per quelli che non vogliono vedere nè sentire. Intanto 1' on. Saracco così ospone i concetti del Ministero circa le agevolazioni fiscali: « Il pensiero o le nostre cure furouo sollecitamente rivolte ad indagare come ed in quale misura sia possibile rendei e fin d'ora mono grave e fastidioso il carico delie pubbliche gravezze. A questo intento venne preparato un complesso di provvedimenti economici e finanziari, che saranno presentati sènza indugio, insieme a quelli già annunziati, all'esame del Parlamento. « Per la tutela della piccola proprietà, il nostro progetto propone di sgravarne e facilitarne i trapassi a eausa di morte o a titolo oneroso; d'impe-dire la devoluzione al demanio dei beni urbani e rustici, quando il debito complessivo dell'imposta non ecceda le lire 25, e di cancellarne gli effetti, restituendo senza correspcttivo e senza spesa, agli antichi possessori le terre e le case già devolute. «Gioverà all'impianto e allo sviluppo d'industrie nuove lo affrancarle per alcuni anni dalla imposta di ricchezza mobile e da quella sui fabbricati: e daranno impulso all'incremento dell' agricoltura le disposizioni che esentano dalla imposta mobiliare i maggiori profitti ottenuti dalla trasformazione e dal miglioramento dei prodotti dei propri fondi. « La parto culminante delle proposte concerno la tassa dì ricchezza mobile riscossa per ruoli su redditi incerti e variabili, provenienti dalle industrie, dai commerci e dal lavoro. Ragioni di giustizia sociale consigliano di esentare dalla tassa non solo lo mercedi giornaliere degli Operai, ma i guadagni dei mezzadri e dei coloni, favorendo ugualmente i lavoratori dei campi e delle officine. « Ad alleviare il peso che grava le minute industrie e le classi più modeste dei professionisti e degli impiegati, viene elevato il minimo imponibile e reso meno rapido il passaggio dallo esonero totale alla tassazione piena, restituita al suo veridico esponente mercè una scala ds aliquote graduate sui redditi inferiori alle L. 1300 « A codeste riforme sostanziali altre si aggiungono, intese a semplificare e rendere meno dispendiosi i metodi di accertamento e di riscossione e a mitigare le penalità eccessive in materia di bollo e di registro. « Molto si è già studiato e discorso intorno a tali