36 L' ECONOMIST A 21 gennaio 1900 Ebbene, di fronte alla necessità di rinvigorire la giustizia, di. metterla sopra una base più solida, di riordinarla nei suoi elementi e nelle sue condizioni, perchè non si abbiano gl'inconvenienti e i fatti deplorevoli che da un.pezzo ormai si lamentano, pare a noi che l'accordo di tutte le opinioni più disparate sulle funzioni dello Stato dovrebbe stabilirsi presto e avere per iscopo di sollecitare lo Stato ad adempiere meglio quella fondamentale della giustizia. La corrente politico-economica oggidì dominante è quella del socialismo di Stato, ed è noto che questa scuola largheggia quanto mai noli'assegnare facoltà, attribuzioni, funzioni allo Stato. Ma gli stessi socialisti di Stato devono pure riconoscere, che se in un paese l'istituto della giustizia è scosso nelle sue fondamenta, funziona comunque male e, anziché impedirli, dà luogo ad abusi, a irregolarità, a diffidenze, a sospetti, la prima cura dello Stato, non ostante tutti i programmi di riforme sociali, già imbastiti, dev'essere quella di ridare al paese una giustizia veramente giusta e la piena fiducia in essa. In Italia, per un concorso di cause sulle quali è superfluo fermarsi, almeno in queste colonne, un forte potere giudiziario, forte perchè indipendente, capace e circondato dalla maggior stima pubblica, possiamo ottenerlo solo migliorandone la condizione, e in pari tempo facendo una scelta giudiziosa dei magistrati, fondata sul carattere e sul sapere, sottraendoli alle pressioni d'ogni sorta e sopratutto a quelle politiche che non di rado inquinano i poteri o i dicasteri governativi. L'errore di mettere a capo della magistratura un uomo politico è evidente: l'uomo politico può molto facilmente influire anche coi modi i più indiretti sui suoi dipendenti, od anche solo suggestionarli, con danno evidente di quell'opera imparziale che ad essi si domanda. Ma l'errore è forse ormai irreparabile per la sua lunga esistenza. Resta tuttavia possibile di attenuarne le conseguenze con savi provvedimenti, ed è a questi che vorremmo fosse rivolta l'attenzione degli uomini che in Parlamento e nel paese intendono tutto l'alto valore proprio di una magistratura degna della funzione che ha da esercitare. Quali possano essere cotesti provvedimenti abbiamo già accennato più addietro, nè qui sarebbe la sede opportuna per discuterne. Solo è da augurarsi che s'intenda da tutti il carattere superiore della questione cui accenniamo; questione che sta ben al disopra delle misere lotte politiche e involge quella dell'esistenza stessa della società. Justitia regnorum funclamentum è antico detto, e il dimenticarlo è colpa grave per gli uomini che hanno parte diretta o indiretta al governo dello Stato. Tutti i maggiori sacrifici che dovessimo sostenere per avere una giustizia che sia veramente garanzia di ordine morale, sociale e politico saranno più che ricompensati dai benefici che ne ritrarremo. E 1' uomo di Stato che potesse dire di aver saputo ristabilire la fiducia del popolo nella giustizia, avrebbe bene meritato della patria e ricondotta la nazione sulla via del progresso civile. « FECONDITÀ » (Continuazione, vedi n. 1841 dell' Economiata) in. Generalmente avviene che gli uomini - nè gli studiosi vanno sempre esenti da tale inclinazione - sieno disposti a non ammettere quei principi che, se veri, turberebbero il quieto vivere, del quale sono molto curanti ; per cui dapprima si cerca di dimostrare la non esistenza delle cose spiacevoli, anche se si pensa che veramente esistano, e poi a poco a poco si rimane prigionieri della dimostrazione che si era fatta solo per uso altrui. E naturalmente in questo stato della psiche, che talvolta si manifesta in intere generazioni, la scelta dei mezzi per provare la non esistenza del male temuto, non è sempre nè scrupolosa, nè imparziale. Esempio solenne di questa condizione d'animo con la quale taluni problemi più generali e più formidabili sono studiati, è quello della teoria che prende il nome da Malthus. Sia per il suo intimo senso, sia per il rude riassunto del proprio pensiero, esposto nella prefazione alla prima edizione, il fatto si è che la tesi maithusiana ha urtato in modo violento contro certi concetti filosofici; ed a molti parve che essa implicasse una limitazione alla onnipotenza della provvidenza, ad altri che fosse un abbassare la stessa natura umana 1' ammettere che essa abbia dei limiti esterni e fatali alla sua moltiplicazione. Pochi, a vero dire, osarono affermare esplicitamente che un limite non possa esistere, la limitazione del pianeta in cui viviamo non consentiva l'esclusione di un limite assoluto ; ma in un modo o nell'altro si cercò di negare efficacia ad una teoria che pretendeva determinare, sia pure in modo largo ed abbastanza vago, la misura del limite stesso. Cosi i primi e più audaci si scagliarono veementi contro il pastore inglese chiamandolo l'uomo il più funesto del suo secolo ed affermando che, se pure alla moltiplicazione del genere umano un limite poteva intravedersi, questo era così remoto e così lontano da essere cosa puerile il richiamare l'attenzione degli studiosi sulle conseguenze che deriverebbero alla umanità nel tempo in cui tale limite fosse raggiunto. Anche la fisica o meccanica celeste, si diceva, i prevede un giorno in cui il sole si raffredderà, o secondo altri, un giorno in cui la terra, restringendo sempre più la sua orbita, cadrà sul sole; ma l'una e l'altra delle due previsioni sono così remote, occorreranno tanti milioni di milioni di secoli, perchè si avveri questo o quel fatto, dato pure che sia avverabile, che non vale la pena di farne oggetto di una discussione scientifica. Come mai ammettere che, in un tempo prevedibile, la terra sia troppo densa di abitanti, esclamano gli uni ì E ricordano che mentre il Belgio ha 200 abitanti per chilometro quadrato, l'Italia 110, la Francia 70, vi è la Russia Europea che ne ha appena 19, e poi gli Stati Uniti d'America, estesi quanto l'Europa, che