3 giugno 1900 L' ECONOMISTA 341 il resto; senza di essa non solo il mondo industriale, ma lo stesso mondo intellettuale crollerebbe. C'è una seconda legge della storia, che il materialismo tende a disconoscere, ed è la libertà progressiva del lavoro mentale e, per estensione, di qualsiasi lavoro. Se invenzione è iniziativa, se iniziativa é libertà, se libertà è essenzialmente, alla sua sorgente, volontà individuale, fosse anche universale nel suo oggetto, ne segue che la regola dell'alto lavoro intellettuale è di non poter essere sottomesso a una regola, se non a quella che gli viene dall' oggetto stesso che persegue, dalla verità che intravede o scopre, dalla bellezza e dalla bontà superiore che lo chiamano colla loro attrattiva e gli promettono un mondo nuovo. La società umana ci mostra, del resto, essa stessa nel suo seno un aumento di « individuazione » pel quale la personalità acquista maggiore libertà interna e anche maggiore originalità propria. Un selvaggio, rassomiglia molto più a un altro selvaggio fisicamente e moralmente, di un uomo civile a un altro uomo civile. 11 selvaggio porta sopratutto l'impronta della sua tribù, e se l'uomo civile porta pure l'impronta della sua nazionalità, ha però un foro interno ben altrimenti profondo, vasto e ricco dell'uomo delle foreste e delle caverne. Ne segue che il lavoro stesso si individualizza sempre più, e che esso prenderà sempre più una forma personale e sarà sempre più libero. Nè c' è alcuna contradizione a sostenere in pari tempo che il lavoro, il quale va individualizzandosi, va pure socializzandosi. Infatti, per ciò-stesso che le invenzioni si accumulano, le imitazioni diventano pure più numerose e si forma un dominio sociale sempre più ricco. La scienza acquisita è feconda di nuove scoperte, il frutto che non è colto da uno scienziato, un altro lo coglie; ma se questo può. dirsi per molte invenzioni, le grandi scoperte non sono meno e sempre l'opera del genio. Oltre l'invenzione, oltre la concezione delle * imprese, l'esecuzione reclama dei direttori, e questi hanno pure bisogno di libertà. Il pensiero direttivo è lavoro costante e onnipresente. Dirigere è opera di intelligenza e di volontà. L'intelligenza applicata alla direzione è un talento in parte naturale, in parte acquisito e che non si acquista se non lentamente. Nella direzione i lavoratori manuali sono troppo spesso incapaci. Non basta associarsi per riuscire ; bisogna avere a capo un uomo o più uomini che sappiano condurre, che stabiliscano e mantengano una disciplina. Prova ne siano le molte cooperative che sono perite in mancanza di una saggia direzione e malgrado la buona volontà dei membri. Nelle cooperative, il plusvalore va tutto agli associati, ed essi dovrebbero navigare nell' abbondanza. Perchè questo non avviene? Egli è che la intelligenza e il lavoro cerebrale, sotto tutte le forme, hanno una funzione decisiva nella formazione, la direzione e il successo delle imprese o delle associazioni ; il progresso della civiltà rende tutte le imprese e tutte le azioni in comune sempre più complesse, per conseguenza sempre più dipendenti dalla intel- ligenza e dalla scienza. Non sono, quindi, le braccia che possono risolvere equazioni cosi complicate. Non soltanto il lavoro mentale in tutti i campi della economia, va predominando sul lavoro materiale, ma ancora, per una legge inseparabile dalle precedenti, esso trasforma, a poco a poco, lo stesso lavoro materiale in lavoro mentale. Il Liesse paragona, a ragione, il mondo in-dustriale a un gigantesco organismo, di cui ogni membro deve divenire sempre più cosciente della sua funzione e del funzionamento generale di tutti gli altri organi. Il lavoro mentale degli inventori, egli dice, ha portato per conseguenza quello di tutte le persone incaricate delle applicazioni scientifiche. E ciò si è già veduto per gli intraprenditori, obbligati, sotto pena di deca-I dere, di aumentare o di modificare il loro materiale secondo i trovati della scienza. Lo stesso risultato si constata per il lavoro degli operai, costretti a entrare in relazione con nuovi strumenti di potenza, creati dalla scienza, di imparare a conoscerli più o meno scientificamente nella loro interna struttura e nella loro efficacia nascosta, nelle loro leggi segrete, nei loro effetti visibili e sopratutto invisibili. Il grande rinnovatore, e perciò stesso il grande emancipatore, è il lavoro mentale. La macchina prende per sè il lavoro muscolare e lascia all'operaio una occupazione sempre più intellettuale. La Francia dispone di oltre 5 milioni di cavalli-vapore che compiono lo sforzo di 105 milioni di uomini, siccome essa ha meno di 10 milioni di operai adulti, ogni operaio francese ha così sotto il suo dominio una dozzina di operai che fa lavorare e dei quali è l'intelligente direttore. Un' altra legge che si manifesta nella società è il miglioramento progressivo, per opera del lavoro mentale, della condizione sociale dei lavoratori manuali. Infatti, per ciò stesso che il lavoro morale tende a predominare in seno al lavoro industriale, reca con sè nell' operaio bisogni nuovi, elementi necessari di una condizione più elevata, più complessa. I bisogni dell'alto si propagano a poco a poco verso il basso, in virtù della legge di imitazione descritta dal Tarde. Lungi dal seguire il movimento ascendente delle ricchezze, questo aumento dei bisogni lo precede; esso avviva nelle classi meno agiate il sentimento di ciò che loro manca ancora. Il lavoro mentale, che poco a poco sostituisce quello manuale, esige, del resto, in ragione della sua natura, precauzioni di igiene superiore : alimenti più leggieri, più assimilabili, esercizi alternati col lavoro cerebrale, durata inferiore a quella del lavoro muscolare, perchè il suo esaurimento è più rapido e più profondo. Sicché il lavoro mentale è rimunerato, a parità di condizioni, a un prezzo più alto del lavoro muscolare. Di qui, quell'aumento dei salari che si osserva nelle nazioni industriali a misura che l'industria si svolge più presto e diventa più scientifica. Se le esigenze dell' operaio crescono, gì' intraprenditori sono sempre più capaci di soddisfarle. Infatti, il lavoro mentale tende, nella [ somma totale del lavoro ad aumentare il lavoro