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L’ECONOMISTA
8 febbraio 1903
   Lo sviluppo economico della Russia
                                                           I.
     La libreria A. Colin pubblica un volume interessantissimo del sig. J. Machat sullo sviluppo economico della Russia *) ed anziché darne una semplice recensione, la importanza dell’argomento ci induce a farne un più largo esame riassuntivo. Premettiamo solo che l’Autore, oltre al concetto in sé felicissimo di far conoscere la Russia economica così poco nota, ha avuto il saggio criterio di attingere a buone e numerose fonti, delle quali dà l’elenco, e ha seguito nella sua esposizione un buon metodo, dividendo la produzione in quelle stesse partizioni che si sogliono usare per i paesi sotto questo aspetto più noti e più ricchi di pubblicazioni statistiche. L’Autore va quindi anche per questo lodato e non gli si possono imputare le lacune che può presentare il suo libro, poiché le difficoltà che deve aver superate le comprendono facilmente coloro che conoscono gli ostacoli che si incontrano a raccogliere completi e vasti dati statistici. Il volume contiene 4 carte e dieci diagrammi; non è un’arida esposizione di cifre, ma una ordinata descrizione dello stato delle cose con dati numerici.
     Comincia il volume — dopo l’introduzione ed un ampio riassunto che ne invoglia la lettura, tanto fa sapere cose che sono poco note — a descrivere le risorse minerarie dell’Impero, oprimi i metalli e primo di questi l’oro. Come si sa, in Russia l'oro è monopolio dello Stato e tutto deve essere rimesso ai laboratori imperiali. Le ultime cifre sicure conosciute sono quelle del 1898 che danno 38,800 chilog. di oro greggio, dal quale furono ricavati 34,000 chilog. di oro puro ; si afferma che non ostante i furti ed il contrabbando che si ha nelle^miniere, il 1900 avrà dato circa 40,000 chilog. E bene notare che l’Africa del Sud aveva dato nel 1898 117,000 chilog. e 98 mila gli Stati Uniti e 94 mila l’Australia; tuttavia è opinione di molti che la Russia possa accrescere di molto la sua produzione, la maggior parte della quale viene dalla Siberia, sia dalla sabbia delle steppe che dalle alluvioni dei fiumi, specie nella provincia d’Irkoutsk, che dà il 75 0[0 del totale. Quando le strade d’accesso nella Siberia saranno costruite, ed a ciò gioverà molto la ferrovia transiberiana, e quindi il vettovagliamento degli operai sarà più facile, l’estrazione dell’oro potrà essere estesa ed intensificata con metodi migliori.
     Meno importante assai è invece la produzione dell’argento; non perchè manchino i terreni argentiferi come le steppe del Kirghiz, l’Aitai, la Transbaikalie e la Yladicaucase, ma perchè, o manca il combustibile per mantenere accesi gli alti forni necessari all’ estrazione del metallo dal minerale, o perchè l’aumento della produzione dell’ oro ha distolte le braccia da quella dell’argento; così la produzione di questo metallo che nel 1830 era di 20,000 chilog. è scesa a 5490 nel 1898.
    i)_ J. Machat, Le développement économique de la JRussie. — Lib. Armand Colin, Paris, 1902, pag. 131 (fr. 4).
     Come è notò il platino in grani non si trova che nei monti Urali nel distretto di Perm ; la produzione di questo metallo negli ultimi tre anni è passata da 4500 a 6000 chilog. cioè il 90 per cento della produzione di tutto il mondo.
     Il ferro si trova spesso in abbondanza sotto tutte le diverse forme, ricchissimi ne sono gli Urali nei distretti di Perm, Oufa ed Orenbourg nelle specie di magnetite e limonite. La Russia meridionale presso Jekaterinoslaf ha ricchi giacimenti di ematite e così nei distretti di Mosca, Vladimiro, Poula e Kaluga ecc. si trovano giacimenti considerevoli del metallo di ferro, la cui estrazione è ostacolata principalmente dada scarsezza della mano d’opera; tuttavia la produzione è passata dal 1893 al 1899 da 2 a 4 1;2 milioni di tonnellate ; le sole miniere di Krivorog nella Russia meridionale danno un terzo del totale. È bene ricordare che gli Stati Uniti producono 26 milioni di tonnellate, la Gran Brettagna 15, la Germania circa 17; però la Russia, per l’aumento proporzionale negli ultimi anni, occupa il primo posto.
     Non mancano il cinabro, da cui si estrae il mercurio, l’Impero ne produce per 100,000 tonnellate ; — il manganese è abbondante nel Caucaso, nell’ Ural, una produzione di circa 330,000 tonn. Scarsa è invece la produzione di rame, zinco, e piombo, non perchè manchino i minerali, ma mancano i mezzi per estrarli.
     Il sig. Machat, a proposito del carbón fossile, osserva che 1’ estrazione ha assunto metodi razionali prima nella sola Gran Brettagna, ma che poi quei metodi si sono propagati verso l’est, ed oggi, per quanto il primato quantitativo spetti sempre alla Gran Brettagna coi suoi 200 milioni di tonn. seguita da presso dagli Stati Uniti con 175 milioni, il primato dell’aumento negli ultimi anni spetta alla Germania che è arrivata ad 86 milioni e subito dopo viene la Russia che nel 1855 non arrivava a mezzo milione di tonnellate, nel 1880 era già a 4 milioni e nel 1899 sorpassò i 13 milioni. I giacimenti in Russia sarebbero numerosissimi e distribuiti in quasi tutte le parti dell’Impero, ed il solo bacino del Donetz, recentemente visitato, avrebbe una grande ricchezza di carbone e di antracite. Tuttavia la Russia è ancora importatrice di carbone dall’ estero per due milioni e mezzo di tonnellate, sebbene da qualche tempo molte officine si servano per combustibile dei residui della nafta, il quale prodotto è, come noto, abbondantissimo nel Caucaso presso Bakou dove nel 1880 se ne estrassero 950,000 tonnellate, nel 1889 3,500,000, nel 1894 quasi ben 7,000,000 e nel 1899 ben 9 milioni di tonn. Gli Stati Uniti nel 1897 producevano circa 8 milioni e mezzo di tonn. di nafta e l’aumento annuo è di circa mezzo milione di tonn. cioè la metà dell’aumento russo. Il sig. Machat, sulla fede di scrittori russi, afferma che nella Russia artica si sono recentemente scoperti grandi giacimenti di nafta.
     Dopo alcune considerazioni che lo spazio non ci permette di riassumere, l’Autore passa a discorrere delle risorse vegetali naturali e prima di tutto delle foreste; L’Impero avrebbe 230 milioni di ettari boschivi e precisamente :