13 agosto 1905 L’ ECONOMISTA 519 In questa vecchia Europa tutta imperniata nelle antiche tradizioni e così restìa a muovere passi definitivi verso i moderni ideali positivi per paura di vedere allontanati troppo gli antichi ideali fantastici, in questa vecchia Europa corrono talvolta delle fiammate strane che appassionano i popoli e li conducono ad operare contro il loro stesso interesse. Basta vedere ciò che avviene in questo momento in Ungheria ed in Norvegia, dove soffia un vento separatista di cui invano si cerca la ragione nell’ utile dei due popoli. Certo, vi sono delle cause che determinano un simile movimento e possono anche essere cause di una qualche importanza che giustifìchiuo la tendenza; ma una anche breve riflessione lascia comprendere che ben più gravi sarebbero i danni derivanti da una divisione che non sieno quelli che rimarrebbero persistendo nella unione. Tutta la storia dell’epoca presente lascia vedere la necessità in cui si sono trovati i popoli a costituirsi in grandi gruppi per quanto sia possibile omogenei ; e questo, aggruppamento se anche fu causato in qualche caso da movente di carattere superiore, in molti altri fu evidentemente determinato dai progressi tecnici che la società civile andava mano a mano conquistando. Per lo stesso modo per il quale una città non può ingrandirsi se non in relazione ai mezzi di comunicazione, giacché tutto quello che deve servire a tutti deve stare nel centro della città, e la popolazione non può distribuirsi intorno a quel centro se non fino alla distanza in cui sia profittevole, rispetto al tempo, servirsi delle istituzioni accentrate; e quindi una città, dovè non si possa che andare a piedi, non oltrepasserà mai in estensione un raggio, ad esempio, di tre chilometri, che diventerà anche di quattro se sarà introdotto l’uso del cavallo, e mano a mano si estenderà colla ferrovia a vapore od elettrica che mantenga in tempo la stessa percorrenza massima dalla periferia al centro; - così avviene degli Stati: più o meno ciascuno Stato ha bisogno di avere accentrate certe sue istituzioni, il cui uso diventa per la civiltà necessario. Ora, a parte tutte le altre cause che possono determinare l’aggruppamento dei popoli, è evidente che la facilità di percorrere le distanze rende più utile l’uso delle istituzioni, che necessariaménte non possono essere che accentrate. Ed è per questo che hanno torto coloro che vorrebbero impedire le costruzioni delle strade ferrate nei paesi dove non rèndono abbastanza ; le strade ferrate non hanno soltanto la azione commerciale, ma allo stato odierno della civiltà hanno una funzione sociale e politica in quanto sono uno dei mezzi con cui sono tenute strette al centro le diverse parti del territorio di cui lo Stato è formato. Pi fronte a questi evidenti esempi che fornisce la storia vicina a noi ; non può che sembrare strana la attitudine della Norvegia e della Ungheria, le quali vanno alimentando una tendenza separatista che può diventare per loro pericolosa, inquantochè le mire imperialiste che vanno dominando i grandi Stati, la mancanza di scrupoli che ebbe sempre la politica quando trattisi di conquista, mettono i piccoli Stati la cui esistenza non sia voluta da particolari esigenze politiche, alla mercè dei maggiori, i quali, in date contingenze non esiterebbero a procedere a diminuzioni più o meno larvate, od anche a smembramenti. Troppo si illudono, a nostro avviso, coloro i quali credono che l’ epoca delle conquiste e degli smembramenti sia terminata. Certo oggi la opinione pubblica ha maggiore influenza di quello che non avesse un secolo fa; certo i popoli nel loro insieme hanno idee di giustizia più raffinate di quelle che un secolo fa non dominassero; ma noi non siamo ancora giunti a tal grado di diffusa civiltà perchè sia possibile sperare un movimento esteso della pubblica opinione per impedire ciò che in fatto di politica essa giudicasse ingiusto. E d’altra parte bisogna confessare che le istituzioni sono per lo più ancora troppo plasmate sulle vecchie idee, e sulle più antiche forme, per sperare in un ritegno morale degli Stati a compiere delle cattive azioni quando torni loro utile. A tacere di tanti altri fatti, ciò che si tollera in Armenia, ciò che si è fatto in Cina, ciò che si sta facendo al Congo, dimostra come negli Stati dominino ancora sentimenti che non sono all’unisono coi sentimenti che prevalgono negli individui che li compongono. Dal lato sociale e politico quindi la formazione di piccoli Stati è senza dubbio pericolosa e come tale condannabile; e gli uomini che più sono in grado di creare e guidare i movimenti dei popoli assumono una grande responsabilità per l’avvenire, se ispirano ed anche solo aiutano o non frenano le tendenze separatiste. Ma non manca anche il lato economico che domanda qualche riflessione. Senza nessun dubbio la somma delle spese necessarie a condurre due Stati è maggiore di quella che non occorra a condurre gli stessi due paesi fusi in uno Stato solo. Molte sono .le istituzioni che diventano doppie, o che costano circa lo stesso, tanto se lo Stato sia piccolo come se sia, entro certi limiti, più grande. Avviene come per le industrie e quasi come per le famiglie : le spese generali non aumentano in proporzione allo svolgersi dell’ industria od all’ aumentare del numero delle persone componenti la famiglia. Per di più tutti i rapporti economici cogli altri Stati, sono necessariamente tutelati meno efficacemente quanto meno grande, meno ricco, meno forte è lo Stato. Nel periodo contemporaneo poi nel quale impera il protezionismo, così che si vorrebbe, non ostante il maggiore dispendio di energia, che ogni Stato bastasse a sè stesso, e quindi fosse produttore di ogni cosa, è chiaro che tale sistema tanto più riesce nocivo quanto più piccolo è lo Stato, perchè la differenza di clima e di suolo obbliga a maggior spreco di energia per ottenere ogni genere di prodotto. Alcuni osservano che vi sono differenze di razza per le quali la unione politica e sociale diventa impossibile o difficile; ma anche questo è smentito dalla storia ; vi è un regime politico sociale che sa far sparire in breve tempo ogni differenza di razza, di religione, di nazionalità,