evidenza, creando da sé l'espressione che più gli conviene, nulla trascurando e soprattutto nulla aggiungendo di abusivo al proprio valore. E' l'assillo attaccato al suo fianco. Il genio degli astrattisti per la geometria, la stereometria e per quelle nozioni matematiche che permettono loro di approfondire le proporzioni ed i rapporti dei circoli, dei quadrati, dei rettangoli, dei triangoli, delle figure lineari e dei solidi volumetrici per precisare gli assiomi e con questi pronunciare sinteticamente le dimostrazioni plastiche perfette delle loro scoperte, non smentisce le speranze di un'arte nuova: anzi le accresce sempre. Questi artisti non poterono troppo a lungo indugiare nei limiti imposti dall'arte figurativa tradizionale, perché attribuirono tanta forza di spirito geometrico, meccanico e dinamico a quella mirabile armonia di lunga durata che ne conseguì, oltre le raggiunte evasioni dell'arte metafisica di evocazione, la metamorfosi strutturale di un'arte sintetica e simultanea non più congiunta alla natura nella giusta proporzione per produrre delle opere perfette, ma informata ai concetti rivoluzionari del futurismo marinettiano.
Dell' essenza del futurismo, del suo poetico dinamismo italiano fra le filosofie, ha scritto recentemente con alta dignità di accorgimenti Giovanni Acquaviva1. Questo suo libro, vissuto in intensità di anni e di anima, polarizza intorno al futurismo tutte le opere dovute a quello spirito di penetrazione spirituale che Acquaviva definisce così giustamente l'entusiasmo entrante2 e che gli fa rilevare che all'impeto del creare si oppone la fissità del già fatto, inerzia che stacca l'essere dal nucleo vitale dà solo un vuoto guscio secco di umanità3. Ad Acquaviva giunge la mia approvazione, al di là delle sue pagine, alla sua stessa vita, perché egli sa che il mio consenso è frutto dell'uguale intensità d'animo con cui ho vissuto coraggiosamente e seriamente i miei anni. Da tempo Acquaviva andava considerando che le critiche mosse al futurismo, come anche molti assensi, muovevano da un'atmosfera di superficialità e vivo era il suo desiderio che sorgesse qualcuno più illuminato. L'importantissimo libro di Umberto Boccioni sulla pittura e sulla scultura futuriste, era soltanto un lato della complessità universale di vita affrontata dal futurismo, mentre questa complessità per l'attiva vitalità dei futuristi maggiori si universalizzava sempre più. Ora è da augurarsi veramente che un libro costruito sull'estetica futurista porti a quel superamento e a quel complemento, che anche espressamente, e quasi in ogni pagina della sua opera, lo stesso Acquaviva ha pure
153