L’ ECONOMISTA 9 7 gennaio 1912 « La guerra del Transvaal comincia nell’ot- ! tobre 1899 e assorbe molti miliardi di franchi ; i prezzi cominciano ad alzarsi, tuttavia bisogna arrivare al 1906 per raggiungere il livello di 100 cioè la pari coi prezzi del 1845-50. «Nel 1906 la produzione dell’oro oltrepassa per la prima volta i due miliardi; ma l’aumento dei prezzi continua indisturbato? Ecco le cifre: Produzione Indici numerici dell’oro al primo in milioni gennaio 1906 2,086.1 1907 114 1907 2,137.0 1908 105 1908 2,290.3 1909 100 1909 2,373.0 1910 lt>9 1910 2,400.0 1911 114 « Ora. , durante questo periodo, ebbe luogo la guerra russo-giapponese, che ha consumato pa- recchi miliardi e come ha osservato Tooks, nella sua storia dei prezzi, “ la guerra ha una tendenza a far alzare i prezzi essa divora i capitali fissi, sopprime il loro potere di riproduzione, e li assorbe col suo enorme consumo improduttivo». Prima di venire alla sua conclusione, che riporteremo integralmente giacché è di alto interesse, l’Autore accenna alle variazioni di prezzo di alcune merci, e quindi riporta dal Bulletin of thè Bureau of Labor di Washington la dichiarazione che lo studio anche continuato dei prezzi non può spiegarne le variazioni, perchè esse hanno cause troppo complesse o troppo varie di cui le principali sarebbero: — le condizioni del raccolto che non solo aumenta o diminuisce l’offerta dei cereali, ma aumenta anche o diminuisce il potere d’acquisto dei coltivatori; i cambiamenti che risultano dalla moda, dalle stagioni, dagli eventi metereologici ; —le modificazioni fiscali interne, quelle legali e doganali che importano proibizioni o premi, e che colpiscono principalmente il tabacco, l’alcool, lo zucchero ecc.; — i succedanei, per esempio il rialzo di prezzo del bue aumenta il consumo del montone e del porco e causa un aumento di prezzo di queste due specie di animali; — il progresso della produzione che ha per risultato di dare, a prezzi eguali, più qualità o migliore qualità; la diminuzione dei prezzi ài trasporto e di manutenzione, come speculazione o panico, crisi commerciali e sovrapro-duzione ; —domanda straordinaria dovuta ad una diminuzione di offerta di lavoro, prodotta da scioperi, specialmente sulle industrie di una potenzialità limitata; per esempio, lo sciopero dell’antracite nel 1906 ; —organizzazione ed accordo tra produttori, da un lato determinanti minor controllo sui prezzi, dall’altro economizzando sulle spese di produzione e di trasporto in quanto rendono possibile l’offerta delle merci dal punto più vicino al consumatore. Quando si vuole rendersi conto delle variazioni dei prezzi delle merci, conclude il Bulletin of thè Bureau of Labor, è necessario tener conto di molte cause e, in qualche caso, di ciascuna di esse. A queste considerazioni dell’ ufficio di Washington il nostro eminente economista fa seguire la seguente osservazione: in questa enumerazione del Bureau of Labor non si parla del cambiamento del valore dell’oro e nessuno ne parla quando sì tratta della pratica, se non dal punto di vista del cambio. E qui l’Autore viene alla conclusione che riassumeremo in un prossimo numero. In uno degli ultimi fascicoli abbiamo riassunto, dagli atti pubblicati dalla Commissione per lo studio della produzione e del commercio delle lane in Italia, una monografia del Cav. Francesco Di Rienzo sulle condizioni attuali del commercio delle lane. Vogliamo ora accennare a un’altra non meno importante Relazione sulla organizzazione del commercio delle lane, del Cav. A. Targetti che trovasi negli stessi atti della Commissione. Il Cav. Targetti parla prima dell’opportunità, o meglio, secondo il suo parere, della inopportunità d’istituire un gran mercato di lane coloniali e nazionali. Fu affacciata — egli dice — l’idea di istituire in uno dei nostri maggiori porti un gran mercato di lane, nel quale si contrattassero sia le lane coloniali che quelle nazionali. Tenuto conto di tale duplice intento, il mercato sarebbe potuto sorgere a Napoli od a Genova. Occorreva anzitutto ricercare se già esistesse una qualunque organizzazione commerciale per la vendita della lana nell’uno o nell’altro di codesti porti. Da un’accurata indagine compiuta è risultato che non ne esiste, si può dire, nessuna. Si contrattano, bensì, sia a Genova che a Napoli, abbastanza largamente, le lane del Levante, lane in prevalenza non da lavoro od al più buone per tappeti o coperte; e vi esistono degli agenti che tengono nota dei prezzi e li comunicano a qualche giornale finanziario ; di modo Sull’organizzazione del commercia delle lane in Italia