562 L'ECONOMISTA 11 giugno 1916 - N. 2197 creto sono sufficienti per risolvere le difficoltà attuali e per assicurare nei limiti del possibile la coltivazione delle terre, col consenso di colui che abitualmente le coltiva; « La Commissione permanente e mista delle Sezioni) d'agricoltura e di legislazione, approvando formalmente le disposizioni del decreto sopra citato e insistendo perchè sia mantenuto il carattere di reclutamento ptro'fessionale dei comitati comunali d'azione agricola; « Raccomanda a tutti gli interessati di cooperare all'applicazione del decreto e richiama in modo speciale l'attenzione delle associazioni agricole, sopra tutto di quelle che sono affigliate alla, Società degli Agricoltori di Francia, sulle disposizioni dell'art. 4 del decreto, il quale dispone che esse potranno prendere insieme gli accordi opportuni per costituire dei gruppi che si metteranno in relazione con i comitati pei* prestare ad essi il loro appoggio e la loro opera, ed in caso di bisogno, per sostituirli ». Il cambio e la guerra Il Presidente della Federazione delle Camere di Commercio estere del Regno Unito nel giornale della Camera di Commercio Italiana di Londra scrive un interessante studio sui cambio italiano, del quale diamo un riassunto per la parte che si riferisce al periodo della presente guerra. Al principio dell'agosto 1914, quando il commercio e le industrie italiane continuavano ad estendersi, lo scoppio della guerra, esercitando la sua influenza anche sulle nazioni non partecipanti alla lotta, modificò completamente la favorevole posizione monetaria e finanziaria dell'Italia, che era riflessa prima dello scoppio delle ostilità da. un lievissimo premio sull'oro, che nello stesso mese di agosto subì un considerevole rialzo e mantenne in seguito una costante tendenza all'aumento mentre il corso del cambio diventava sempre più sfavorevole. Non è il caso di sorprendersi dell'avversa, tendenza e delle molte oscillazioni alle quali è stato soggetto il cambia, quando si ricordi che al principio delia guerra esisteva quasi dappertutto uno stato di panico, e le oscillazioni del cambio si verificarono in quasi tutti i paesi. In queste circostanze fu impossibile per l'Italia di evitare una moratoria per le cambiali ed i depositi, che- venne promulgata il 4 agosto 1914, mentre si ebbe un ulteriore ribasso nel valore della valuta cartacea, allorché alcune banche straniere, che prima della guerra tenevano costantemente larghi crediti con le Banche italiane, li ritirarono col minimo preavviso. L'Italia, che per molti anni aveva lavorato con milioni di capitale straniero, sentì forse più di ogni altro paese gli effetti di quel nervosismo del mercato monetario inter-nazionale che prevalevano alla fine di luglio e nell'agosto 1914. ! La situazione dell'Italia diventò dopo di allora ancor più sfavorevole, perchè essa aveva già da quel momento da compiere gravi sacrifici per prepararsi a qualsiasi eventualità. Ciò significa non solo la creazione di nuove tasse e la emissione di debiti, ma anche l'aumento della circolazione fiduciaria delle tre Banche di emissione: la Banca d'Italia, il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia; la emissione dei biglietti di Stato, ecc. Queste misure, adottate gradatamente e con quella prudenza che il Governo italiano e le Banche di emissione usano per tutto ciò che riguarda la circolazione fiduciaria del paese, non potevano fare a meno esercitare una influenza favorevole sui corsi dei cambi, che diventarono sempre più elevati. Inoltre- la solita affluenza dei turisti europei ed a-mericani si ridusse ad un minimo, mentre la crisi del sud -e del centro America arrestò in gran parte le rimesse degli emigranti stabiliti in tali paesi. Nonostante questi sfavorevoli avvenimenti, che significarono una considerevole 'diminuzione deile invisibili esportazioni italiane-, e sebbene la guerra di Tripoli fosse costata molti milioni all'Italia, essa non esitò nel maggio 1915 ad unirsi ai suoi Alleati ad amici sul Tamigi, sulla Senna e sulla Neva, che 1 avevano già sfoderato la spada per la causa della | giustizia e della libertà. I L'entrata in guerra dell'Italia, creò naturalmente una situazione eccezionale che rese necessarie diverse misure di grande importanza. In primo- luogo proibì l'esportazione dell'oro e dell'argento, e fu pel-ciò impossibile mantenere i cambi entro certi limiti. Inoltre al momento in cui la sbilancia coni merciale e la sbilancia dei pagamenti erano già molto sfavorevoli, l'Italia dovette ordinare all'estero -enormi quantità di materiale da guerra, il che portò i cambi a cifre elevatissime,, alle quali contribuirono anche l'aumento nella circolazione fiduciaria ed il ritiro di crediti esteri. Nesuna considerazione economica o finanziaria, poteva tuttavia modificare la ferma decisione della intera nazione italiana di unirsi agli Alleati nel loro nobile compito di liberare il mondo dall'arbitraria politica e dal militarismo del quale l'Europa ha da lungo sofferto. Durante il corso della guerra sono stati sottoscritti tre prestiti i quali contribuirono naturalmente ad aumentare la circolazione fiduciaria delle Banche di emissione e conseguentemente ad aggravare i cambi, che sarebbero diventati ancor più sfavorevoli se gli Stati Uniti non avessero consentito ad accettare- in pagamento di parte del materiale da guerra spedito in Italia 5 milioni di sterline in obbligazioni del Governo italiano, e se il Tesoro- inglese noni avesse esteso il suo aiuto finanziario -all'Italia. La circolazione fiduciaria dell'Italia alla fine del 1915 eccedeva già i 4 miliardi di lire, ma pei- quanto l'aumento della circolazione sia di detrimento alla tendenza dei cambi con l'estero, non dobbiamo dimenticare che in una grande crisi politica o sociale, o quando un paese ha da difendere la sua esistenza, lo Stato -e le istituzioni alle quali è affidata la circolazione- fiduciaria, hanno più che il diritto il dovere di provvedere il medio circolante per l'industria ed il commercio. In questi momenti critici nella storia delle nazioni, i Governi e le Banche di emissione rappresentano per così dire il credito della nazione, e devono considerare soltanto ciò che potrà salvare la situazione- -e- proteggere gli interessi di tutti. In tali crisi l'uso della carta mo-neta deve non solo essere scusato, ma anche approvato, alla condizione di ridurre, appena possibile, la circolazione alle cifre normali. Vi sono pochi paesi dove i principi di una sana politica finanziaria e monetaria siano così rigorosamente osservati come in Italia, e pochi paesi dove un favorevole corso dei cambi è considerato tanto essenziale al benessere del paese. Possiamo perciò restare assicurati che la questione della circolazione fiduciaria tanto connessa al corso dei cambi, riceverà la costante attenzione dei finanzieri e statisti italiani. Sarà tuttavia necessario trattare i cambi esteri con la maggiore abilità, e concentrare, se possibile, le operazioni nelle mani delle principali banche per eliminare le operazioni speculative ed impedire indebiti rialzi. Sarebbe consigliabile di fare un preventivo giornaliero della domanda -e dell'offerta, e fissare un minimo al di là del quale non siano acconsentite operazioni, ed altri passi che possono condurre ad un più stabile corso dei cambi, e nutriamo fiducia che l'Italia troverà i modi di impedire quelle speculazioni che hanno avuto luogo in passato. Ma un cambio favorevole potrà specialmente ottenersi se l'Italia continua ad espandere il suo commercio estero di esportazione, a sviluppare le sue industrie e la sua marina. Quale Regina del Mediterraneo essa ha molti vantaggi e le sue intime relazioni con l'Inghilterra condurranno specialmente dopo la guerra ad una grande espansione del suo commercio. Le questioni commerciali ed economiche che ci si presentano-, ora più che mai chiedono di essere trattate con la massima cautela da uomini con esperienza di affari, e le nazioni che riusciranno ad estendere largamente i loro traffici e commerci, non solo godranno cambi favorevole, ma contribuiranno al benessere della razza umana, portando civiltà e giustizia e libertà negli angoli più remoti del globo.