800 L'ECONOMISTA 20 agosto 1916 - N. 2207 ginali coi quali si può a colpo d'occhio osservare nella sua vera entità tutto il movimento industriale e commerciale delle materie prime, di quelle somi-lavorate e dei manufatti rendendo così assai agevole al lettore la concezione degli sbalzi enormi verificatisi nel 1915 negli scambi cofi'estero. Un tal metodo di rappresentazione dovrebbe essere preso di esempio e adottato in tutti quei casi in cui si vogliono raffrontare cifre, perchè permette di formarsi rapidamente un concetto generale ed esatto della situazione più che non sia possibile ed agevole consultando molte tabelle sulle quali l'occhio facilmente si perde. Dai detti diagrammi appare subito lo sforzo fatto dagli industriali italiani in questo perodo storico e come esso sia degno di lode ed ammirazione perchè mentre l'industria laniera ha potuto far fronte alle maggiori necessità del momento, ha saputo non solo conservare, ma accrescere notevolmente la propria esportazione di manufatti, che ha subito nel 1915 un aumento di circa il 200 % rispetto al 1913. L'A. rileva fra l'altro che l'esportazione in Francia di tessuti di lana sia stata ben 50 volte maggiore! Egli ha messo in evidenza come la bilancia dei valori delle due correnti opposte di scambi coll'estero dei prodotti fabbricati sia passata, in soli 9 mesi, da un passivo di 33 milioni nel 1913 ad un attivo di 50 nel 1915, attivo che in realtà è anche maggiore se si tien conto dei notevoli aumenti subiti, dal 1913 ad oggi, dai prezzi unitari dei filati « dei manufatti. Nella relazione sono poscia enumerati i motivi della diminuita disponibilità di manufatti e filati di lana pettinata verificatasi nel 1915 ed i rimedi atti a ridurre detta scarsità, rimedi tali da permettere alle pettinature di raggiungere un migliore rendimento dai propri impianti. II. Lo scorso autunno, quando col sopraggiungere della stagione invernale, i Comitati di Preparazione sorti nelle principali città fecero appello alle donne italiane perchè tutte prestassero ia loro opera per fornire in gran copia ai nostri combattenti esposti al freddo della zona alpina, indumenti di lana confezionati a mano, il problema della lana pettinata destò serie preoccupazioni e ripetutamente si invocò l'intervento del Governo per ottenere da parte dell'Inghilterra l'invio del pettinato occorrente alle nostre filature. La nazione alleata non ha potuto tuttavia soddisfare che in minima parte olle nostre richieste e fu alloi •a giuoco'forza cercare di intensificare maggiormente la produzione interna di » tops ». L'A. nell'appendice alla relazione « Produzione delle pettinature italiane nel 1915 e nuovi impianti » fornisce numerosi dati che attestano quali siano stati i risultati ottenuti nel 1915 dalle ditte che esercitano in Italia l'industria del pettinato. Prima della guerra, si rileva, l'importazione in Italia di nastro pettinato era di circa 70.000 quintali all'anno di cui press'a poco il 50 % dalla Francia e dai Belgio e la rimanente parte dall'Inghilterra e dalla Germania. Scoppiate nell'agosto 1914 le ostilità fra Francia e Germania, l'importazione si ridusse subito sensibilmente per effetto dell'occupazione tedesca del dipartimento francese del nord dove sono situati i più importanti stabilimenti di pettinatura della Francia, così che negli ultimi 5 mesi di detto anno, essa raggiunse appena i 3295 quintali. In tutto il 1915 l'importazione di « tops » fu pure assai piccola essendosi ridotta a zero quella dalla Francia, dal Belgio e dalla Germania. E anche l'importazione dalla Gran Bretagna fu poca cosa, così che nell'intero anno si importarono in totale, appena 5109 quintali, pari a circa, il 7 % di quanto s'importava in epoche normali. Conseguenza di questo fenomeno, l'A. osserva, fu dapprima una notevole deficienza di materia prima per le filature di lana pettinata, poiché le pettinature italiane non erano in grado di alimentare tutti i fusi di filatura. Ne venne che varie filature a pettine si videro costrette a mantenere inoperosa buona parte dei fusi e le ditte che disponevano di impianti di filatura della lana cardata e di tessitura, dedicarono la loro attività alla fabbricazione del panno grigio-verde cardato di cui avevano insistenti richieste, prima da parte delle nazioni in guerra, e dopo la dichiarazione di guerra all'Austria, da parte della nostra Amministrazione militare Quando poi il bisogno di filato pettinato si fece sentire maggiormente stante il bisogno di cappucci, guanti, calze e maglioni pei soldati al fronte, le pettinature italiane sforzarono notevolmente i loro impianti e, in parte coll'installazione di nuovo macchinario, in parte coll'adozione di orari di lavoro a doppia squadra diurna e notturna, adozione resasi possibile in seguito all'ottenimento da parte del Ministero d'agricoltura, industria e commercio e a norma del R. 1). 30 agosto 1914, di autorizzazioni di lavoro notturno colle donne, poterono raggiungere risultati veramente notevoli. Le seguenti cifre desunte dalla citata appendice ci dicono appunto quale sia stato lo sforzo di cui furono capaci le pettinature italiane nel 1915 che aumentarono la produzione di lana lavata del 140 per cento e quella del nastro pettinato di circa 1*80 per cento rispetto al 1913. Produzione degli impianti italiani di pettinatura Lana lavata a fondo Tops 1913 . . . Quint. 70,830 66,532 1914 ... » 72,618 66,455 1915 ... » 169,734 120,199 III. Dalle varie tabelle e dai diagrammi che 'fanno parte della pubblicazione si ha agio di rilevare il notevole aumento del macchinario di pettinatura installato in Italia dal 1914 ad oggi. Così si osserva che nel 1914 si avevano 6 società che possedevano un importante reparto di lavatura e susseguente pettinatura delle lane. Esse disponevano di 13 treni di lavaggio (Ieviathasi) e 12 assortimenti di pettinatura con 183 carde e 265 pettinatrici; nel 1915 due altre società installarono un reparto di pettinatura. Sul finire dello scorso anno funzionavano quindi in Italia, nelle pettinature, 15 treni di lavaggio e 13 1/2 assortimenti con 207 carde e 305 pettinatrici. Ora poi sono in costruzione due altri impianti di pettinatura: uno a Vercelli della Società pettinatura di lane in Vercelli, costituitasi fra industriali e commercianti lanieri all'inizio del corrente anno, con L. 3.000.000 di capitale, e l'altro a Torino della ditta Lanificio Torinese Leone Schilling, che già attende da molti anni alla filatura della lana pettinata. Entro il 1916 si avranno dunque 10 ditte che pettinano lana in Italia, le quali disporanno complessivamente di 19 treni di lavaggio e 17 1/2 assortimenti di pettinatura con 270 carde e 399 pettinatrici. Di queste 10 ditte, tre eserciscono la sola pettinatura della lana, lavorando a « fagon » (la Pettinatura italiana di Vigliano Biellese, la Società per l'industria delle lane e pelli di Borzoli e la nuova Società sorta recentemente); le altre 7 hanno annessa la filatura e due di queste attendono pure alla filatura della lana cardata e alla tessitura. Queste due ultime ditte sono: il Lanificio Rossi (gerenza Gaetano Rossi) ed il Lanificio V. E. Marzotto d Valdagno, e le altre cinque: la Manifattura di lane in Borgo-sesia, la Filatura di Tollegno, il Lanificio Torinese Leone Schilling ed il Lanificio di Gavardo. La relazione ci dice quindi che il macchinario per la pettinatura della lana installato in Italia alla fine del corrente anno sarà in aumento di circa il oO per cento rispetto a quello che si aveva nel 1914 ed eguale aumento subirà per conseguenza la produzione, che negli anni 1913 e 1914 fu di poco più di 66.000 quintali. In avvenire le pettinature nazionali potranno perciò comodamente fornire alle filature a pettine non meno di 100 mila quintali di « tops » all'anno, vale a dire circa 22 kg. di pettinato per fuso, ritenendo che i fusi di filatura a pettine attualmente installati m Italia ammontino a 450.000 circa. Però, come osserva l'A., se tutti i reparti di pettinatura venissero attivati giorno e notte per 300 giorni dell'anno, alla fine dell'anno in corso, essi sarebbero capaci di una produzione annua di quin-