4 marzo 1917 - N. 2235 L’ECONOMISTA 195 soggetto all’alea di forti ondeggiamenti sul mercato; e ciò rassicura intorno al corso futuro del titolo. Se la guerra dovesse durare ancora a lungo, la qual cosa è da sperare che non sia, e lo Stato dovesse, eventualmente, emettere altri prestiti a condizioni più vantaggiose per i sottoscrittori, i portatori delle cartelle dell’attuale prestito consolidato godrebbero automaticamente di questi nuovi e migliori vantaggi. Qualora, invece, l’azione bellica dovesse chiudersi a scadenza non lontana, con la pace vittoriosa, i prestiti di assestamento e di consolidamento che fossero necessari si emetterebbero certamente a condizioni più favorevoli per il tesoro dello Stato, epperò meno laute per i suoi creditori. In ogni caso, avrà sempre argomento di rallegrarsi della propria previdenza colui che a-vrà provveduto a sottoscrivere ora, perchè godrà di un frutto largamente rimunerativo, e potrà fruire, in avvenire, dell aumento del valore capitale del prestito, assunto oggi a 90 %, e delle conseguenze del ribasso dei cambi, che, come è noto, si risolve in beneficio non trascurabile pe* creditori. # . Un’altra importante considerazione giova di a ver presente. Il Governo- del Re, prima di emet-tere i debiti di guerra, ha provveduto a procurarsi le entrate necessarie per pagarne gli interessi relativi. Si apprende, infatti, dalla relazione dell onorevole Ministro delle finanze e dalle dichiarazioni ripetute dal Ministro del tesoro, che i nuovi tributi daranno un gettito annuo di circa un miliardo; e che, se al cessare della guerra, alcuni cespiti di entrata diminuiranno o cesseranno del tutto, altri riprenderanno il loro crescente movimento ordinario. Laonde non v ha dubbio che questo miliardo di maggiore entrata annua non verrà meno col cessare della guerra, per quanto ne possa essere variata la composizione. Anzi, tutto induce a credere che il gettito delle entrate possa automaticamente allargarsi per la restaurazione e 1 e-spansione economiche. Fra tanto, il miliardo sarà sufficiente per pagare gli interessi delle somme già raccolte, e di molte altre che si potranno ancora raccogliere. Si sa che la nuova Rendita di Stato godra di tutti i privilegi e benefici di legge che regolano il Gran libro del debito pubblico. E non sono da trascurare il congegno semplice e attraente della emissione e della sottoscrizione escogitata dal Governa, e l’aiuto, offerto e prestato con ogni larghezza al pubblico dalle banche e dai banchieri per agevolare tutte le operazioni inerenti al collocamento dei nuovi titoli. Aggiungasi la possibilità di ottenere anticipazioni a condizioni vantaggiose dagli Istituti di emissione. Siffatta agevolezza è estesa anche a certificati provvisori emessi a fronte di sottoscrizioni rateali, e alle ricevute provvisorie rilasciate contro sottoscrizioni con versamento in buoni del tesoro e titoli di Stato, o consegne, per la conversione, di prestiti precedenti. A parte i margini di premio contenuti nel prezzo per il quale i titoli italiani sono ammessi in versamento, i possessori di essi, specialmente dei buoni del tesoro, devono considerare che il prestito attuale, per il suo rendimento assicurato fino al 1931, e perchè reca seco il diritto di godere dì tutti quei maggiori benefici che potessero venire accordati ai sottoscrittori di un eventuale ulteriore prestito emesso durante il periodo della guerra, rappresenta un eccellente impiego: mentre e bene, di ripeterlo, a guerra finita, le operazioni di credito successive potranno svolgersi in base a patti meno vantaggiosi per il pubblico, in conseguen- za delle migliorate condizioni politiche, finanziarie ed economiche. Sono stati conceduti nuovi vantaggi ai sottoscrittori dei prestiti precedenti, potendo essere equiparati ai sottoscrittori del nuovo prestito consolidato 5 % ; quelli dei prestiti al 4.50 %, con un versamento di lire 2.50 %; gli altri con un premio j di lire tre per cento. Per tanto, il nuovo prestito è conveniente non solo per coloro che hanno capitali nuovi da impiegare, ma anche per coloro che avevano già impiegato capitali in altri prestiti precedenti e in buoni del tesoro. Più di così non si potrebbe ragionevolmente domandare allo Stato, quanto dire ai presenti e ai futuri contribuenti italiani. Certe pretese di indefiniti pareggiamenti rispondono soltanto a preoccupazioni di lucro da rigettarsi nelle stringenti necessità della Patria. In ordine ai titoli esteri, non è dubbio che convenga di versarli in sottoscrizione sia per profittare dell’attuale altezza dei cambi, sia per risparmiare, oltre i fastidi e i rischi inerenti al realizzo dei titoli stessi, la spesa -rilevante del loro invio all’estero e la provvigione per la vendita. Ciò non ostante, i prezzi vengono fissati con opportuna larghezza dal Regio tesoro; e i portatori italiani, come già molti hanno, dovrebbero abbondantemente profittarne, tanto più che coloro i quali non avessero ottemperato alle formalità di bollo prescritte dall’articolo 3 della legge 25 luglio 1909, n. 556, ora sarebbero sollevati dalla penalità per la inosservanza della legge stessa. Quando si rifletta che i possessori di titoli esteri incontrano attualmente serie e talvolta insuperabili difficoltà di provvedere all’incasso delle rispettive cedole maturate, e quando si paragoni il frutto dei titoli stessi a quello del nuovo consolidato acquistato fruendo dei notevoli benefizi del cambio delle valute estere ai corsi attuali, risulta in modo evidente la grande utilità di una maniera siffatta di sottoscrizioni, le quali aumenteranno gli incassi del tesoro e daranno a questo il mezzo di temperare l’alta ragione dei cambi con 1 estero. A ciò contribuirà anche il collocamento dei titoli fuori d’Italia, e segnatamente nelle due Americhe, grazie all’opera, assai bene avviata, del Banco di Napoli e di altri potenti e attivi Istituti italiani e stranieri. Se i portatori italiani di titoli di Stati forestieri hanno tanta convenienza di cedere i titoli stessi per ottenere cartelle del nuovo consolidato 5 %, venendo così a reimpiegare il proprio capitale a un saggio di oltre 7.50 %, i possessori di forti e di piccole scorte d’oro non hanno scarso interesse a convertirle in titoli fruttiferi del nuovo prestito. Essi realizzano le specie possedute a condizioni quali non si presenteranno facilmente in seguito, compiendo un affare ottimo ed esercitando un’azione benefica a pro’ dell’economia generale. Bonaldo Stringher. Versate oro! Chi avesse dell’oro, e volesse Impiegarlo' nel modo più proficuo per sè stesso e per la nazione, acquisiti con eisso dalla Banca d'Italia o dlal Bianco dii Napoli le cartelle del prestito. Non è consiglio ozioso'. Secondo le statistiche monetarie più attendibili l’Italia possiede 1.747 milioni di oro, dei quali 1.200 milioni appartengono ,al Tesoro ed agli Istituti di emissione. E’ una scorta aurea alquanto’ modesta se paragonata a quella degli Stati Uniti, della Francia, della Russia, ma punto insigniftóante agli effetti del prestito. Sono oltre cinquecento milioni, dispersi fra i privati e le banche, che potrebbero, se il consiglio fosse seguito, convertirsi in gran parte nella nuova rendita. Il beneficio individuale e collettivo è addirittura