L'ECONOMISTA 117 9 marzo 1919 — N. 2340 mente per mezzo dell'ascensione delle prime, ma anche qualitativamente, poiché filtra in esse lo spirilo di intraprendenza, si accresce la loro resistenza fìsica, salvo nei casi in cui, per l'impreparazione delle classi inferiori, si manifesta una degenerazione ed il depauperamento in queste degli elementi demograficamente più riproduttivi. 11 ricambio utile tenderà anche ad avvenire in paese che disponga di un'abbondante e prolifica popolazione con popolazioni di altri paesi, e ciò talora pacificamente mediante immigrazione, talora violentemente mediante la guerra. L'attività colonizzatrice dell'antica Grecia, egli dice, « si rannoda allo straordinario sviluppo della popolazione: l'espansione commerciale e militare di Roma coincide col periodo della maggiore fioritura demografica, mentre poi lo spopolamento rese necessario ricorrere all'opera degli schiavi, la cui introduzione accelerò la disgregazione di quella società corrompendone gli abitanti nel sangue e nel carattere ». Nondimeno che l'A. sia riuscito a fornire la dimostrazione di quelle proposizioni generali, mi sembra che, a parte la differenza del ricambio fra le classi di una medesima po polazione e le influenze delle larghe immigrazioni straniere, quello che sarebbe il fondamentale ricambio fra le varie classi abbia ben limitata estensione ed efficacia. Le deficienze numeriche delle classi ricche non sono necessariamente completate dalle classi inferiori; le ascensioni alle classi superiori non sono impossibili, ma poco frequenti nell'economia attuale e non dipendono soltanto dal nnmero rispettivo degli appartenenti alle varie classi, ma dalla natura dei redditi, delle forze economiche delle varie classi. Anche classi che non si possono dire fra le più ricche, hanno un coefficiente di procreazione limitato se la loro retribuzione consente una discreta agiatezza ed un relativo grado di benessere. E nemmeno può asseverarsi che la scelta di espansione pacifica o guer resca si colleghi a questi movimenti interni della popolazione, benché la costituzione concreta della popolazione, dalla quale si traggono i combattenti, sia indubbiamente, pure per sé medesima, un coeffi-cente ragguardevole della potenza militare. Ora il Maroi compie, sopra tutta la dinamica della popolazione dei principali paesi, una analisi ricca di dati e di considerazioni notevolissime, e cosi tanti problemi economici, politici, sociali rimangono lumeggiati dalla sua pregevole indagine. Lo scarso incremento della popolazione francese nell'ultimo cinquantennio è raffrontato all'elevata nuzialità, alla bassa mortalità, è considerato in riguardo allo svolgimento della ricchezza e del reddito. Inoltre l'A. studia la colonizzazione francese nelle sue manifestazioni passate e recenti, particolarmente intrattenendosi sul carattere che ebbe quella al Canadà nel secolo XVIII prima della cessione all' Inghilterra di questa terza, e sopra le vicende dell'Algeria e della Tunisia. Quando il Canadà venne ceduto dalla Francia all'Inghilterra aveva non oltre 69 mila abitanti e l'A. pure tosto soggiungendo che molte furono le cagioni della non riuscita colonizzazione francese, accenna alla stasi od al decrescimento della popolazione, che veramente non si era tuttora in quel periodo manifestato in Francia. Questa anziché sfavorire l'immigrazione di coltivatori, incoraggiava quella di proprietari adenti in mira l'istituzione di ordini feudali 0 di commercianti di pelli protetti da monopolio e queste circostanze connesse alle restrizioni ed interdizioni spiegano l'insuccesso contrastante alla posteriore floridezza di quel Dominio. Il Maroi rileva il numero dagli stranieri e nelle colonie attuali e nella 1 rancia stessa, e riferisce come la Germania seguisse attentamente gli elementi che designavano una minore efficienza militare nella Francia, ed anche tentasse direttamente di influire, in quanto le era possibile, in senso deprimente sulla capacità di resistenza uella sua rivale ad eventuali attacchi bellici. Minuta e specialmente l'investigazione dedicata alla Germania, sul decorso della natalità in città e campagna, nelle correnti di emigrazione e di immigrazione, sulla politica coloniale, sui caratteri della penetrazione ed infiltrazione germanica in altri paesi, ed oltre che in Francia ed in Relgio, in Russia ed Oriente. Ed i capitoli che riguardano la penetrazione germanica nella Russia e nell'Oriente, già densi di fatti e rittessioni sagaci, sono anche completati dagli altri che si riferiscono particolarmente a tali paesi e da quelli interessantissimi sull'Austria-Ungheria. Delle varie razze e nazionalità popolanti l'ex-Impero austriaco presenta non soltanto i rapporti numerici relativi alla loro dislribuzione quantitativa, ma pure gli elementi che ne attestano il loro valore culturale, npn senza addentrarsi in rilievi storici importanti e nell'azione politica snazionalizzatrice dello Stato austriaco, che però mai valse a comprimere l'italianità di quelle terre, che stanno avventuratamente per congiungersi al nostro Regno. Giustamente insiste sopra il fatto, che ormai dovrebbe essere indiscutibile, che il numero della popolazione non può essere il solo determinante la nazionalità, e giustamente afferma che, nonostante la prevalenza numerica slava, per coscienza nazionale, per espansione di lingua e cultura, la italianità della Dalmazia è indubbia. Questo libro del Maroi racchiude il risultalo di ricerche diligenti ed ingegnose e dovrà essere studiato non soltanto da chi vorrà approfondire l'eziologia della guerra, ma pure da chi vorrà conoscere taluni più prominenti caratteri della vita sociale delle nazioni europee. Augusto Grazi ani * ' * * Per la diffusione della nostra coltura. — Segnaliamo una nobile iniziativa, la quale merita tutta la simpatia ed ogni incoraggiamento. L'Italia che scrive, il periodico di propaganda culturale che il solerte editore Formiggini va affermando con un programma serio e coraggioso è un primo e riuscito tentativo di diffusione del libro italiano. Al rinnovamento della vita economica, industriale e aggiungiamo anche politica dell'Italia, non deve mancare una nuova e magnifica fioritura del pensiero, della coltura italiana. In Italia non solo si legge assai poco, ma si ha in genere una grande indiflerenza pel movimento intellettuale, spiegabile solo in parte, come avvertiva il Colajanni, colla elevata percentuale di analfabeti : all'estero poi il libro italiano è quasi sconosciuto. L'iniziativa dell' Italia che scrive, cominciata con una edizione francese del periodico, è un primo passo per la ditlusione delle produzioni letterarie e scientifiche italiane all'estero; produzioni le quali sostengono vittoriosamente i! paragone con quelle di altri Stati e meritano perciò di essere apprezzate dovunque per il loro giusto valore. Sono necessari organi di propaganda attiva e se lo Stato non fa nulla in questo senso, mentre ne avrebbe il più alto dovere, ben giungano le iniziative private a colmare questa lacuna gravissima. Finora abbiamo mandati al di fuori dei nostri confini solo umili lavoratori e li abbiamo troppo spesso dimenticati. D'ora in poi, ammoniti dall'altrui esperienza, ci persuaderemo che essi potranno costituire una mirabile ragione di iorza per la nostra espansione economica nel mondo. Ma un'espansione unicamente materiale non è nelle tradizioni del nostro popolo e della nostra razza. Ricordiamo: Roma non si limitava ad affermare la sua potenza colle armi e colla forza; ma la lingua, le leggi, la coltura erano i mezzi, più degli altri, efficaci e fortunati. Auguriamo all'Editore che la sua iniziativa possa avere largo successo e che egli possa rivolgere la sua attenzione in maggiore misura anche alle opere di carattere scientifico ed in specie a quelle rivolle ad argomenti sociali, economici e finanziari le quali dovrebbero essere meglio conosciute e meglio apprezzate all'estero, sovente per la loro originalità ed accuratezza. I. m.