L ECONOMISTA 451 limita al risparmio; quindi nessuna idea del valore della abilità, della capacità e della genialità. Di conseguenza esso protegge il lavoro, disturba j o perseguita il capitale, e considera i dirigenti, cioè i capitalisti, gli speculatori, i mercanti e gli orga-| nizzatori, come delinquenti che vadano messi in prigione, oppure sotto il controllo degli operai. III. — Inflazione. 4) Se ogni nuova o addizionale inflazione sarà arrestata, l'equilibrio dei prezzi normali si ristabilirà da sè stesso. Nessun intervento governativo è quindi necessario. I prezzi nominali non alterano la ragione dello scambio dei prodotti di prima necessità. Qualunque sia il livello dei prezzi, purché siano resi stabili in conseguenza di un arresto nell'accrescersi dell' inflazione o di una non riduzione dell' inflazione esistente, essi nulla hanno a che fare col costo della vita. Questo problema, ritengo, è considerato coinè risoluto teoricamente fin dal tempo di Ricardo. IV. — Prezzi di equilibrio in regime cartaceo. 5) Se la nuova inflazione venisse arrestata e nessuna ingerenza governativa avesse luogo, i cambi esteri sarebbero prezzi di equilibrio. II commercio privato non può in alcun modo turbare l'equilibrio dei prezzi. Essi si regolarizzano di per sè stessi e le deviazioni sono lievi. Io considero anche questa proposizione come definitivamente acquisita fino da quando Goschen pubblicò i suoi « Forcing Exchanges », Cap. 40 pp. 65, 66, na Ed., 1883. 6) I prestiti da Governo a Governo possono distruggere l'equilibrio in qualsiasi- misura. Prestiti fatti dai Governi sul mercato mondiale non possono turbare l'-equilibrio, poiché quel mercato tratta i Governi precisamente come tratterebbe gli individui che costituiscono una nazione. I Governi insolventi non trovano credito sul mercato ; ma i prestiti da Governo a Governo costituiscono atti politici, che non seguono necessariamente i precetti economici ; essi non sono veri e propri contratti e non partecipano perciò del carattere del baratto e dello scambio jevonsiano. Essi sono politica, cioè forza, spoliazione, carità, un « mixturn compositumque » di criteri sociali, che sopraffanno i criteri economici. I prezzi politici non sono prezzi economici ; i primi sono l'espressione della conquista di una classe per opera di un'altra, o di una nazione per opera di altra nazione; essi sono parassitarli; possono durare se temperati; altrimenti conducono ad una rivoluzione o degradazione nazionale. Un regime di equilibrio economico parziale può esistere sotto un regime moderato di prezzi politici, ma la produzione della ricchezza e il suo flusso ne vengono sempre diminuiti se paragonati a quello che diverrebbero in libero regime. Un sistema generale di prezzi politici è autodistruttivo. V. — Illusioni di un ritorno a regime aureo. 7) Il ritorno al tallone d'oro non vuol dire stabilizzazione della moneta. La curva della domanda di oro è la risultante della curva della domanda di oro, come prodotto industriale, unitamente alle curve di un assai gran numero di diverse domande di oro come moneta legale, diretta od indiretta, per parte di un gran numero di paesi. L'oro era ripartito fra le nazioni commerciali secondo la legge di Ricardo. Le curve di domanda dell' oro come moneta legale, diretta o indiretta sono ora scomparse. Qualunque riattivazione di una di queste curve condurrebbe ad una rivoluzione nei prezzi, nei cambi esteri e nel valore dell'oro. Tutte le nazioni che vorranno ritornare al regime dell'oro subiranno un regime monetario instabile, che sarà loro costoso. Esse affronteranno una crisi in senso contrario a quella che si è manifestata durante la inflazione. Se T inflazione viene a cessare potrà esservi un regime stabile, e se la inflazione norf sarà stata grande, lo sviluppo della produzione e del commercio aumenteranno la velocità di circolazione e i metodi di credito e di compensazione, come se fossimo in regime di tallone d'oro. Nessun pre?zo è realmente stabile, dappoiché ciascun singolo prezzo dipende da tutti quanti gli altri. Ma anche un regime di carta moneta ha un prezzo relativamente stabile espresso in oro, come mercanzia, precisamente come lo hanno tutte le altre merci. Una relativa maggiore stabilità del prezzo dell'oro, come merce, era dovuta all'enorme mercato di oro, come moneta legale, diretta o indiretta, aggiunto al mercato dell'oro come prodotto industriale. Ma questo doppio mercato non esiste più. 8) I danni economici della inflazione (aumento dei costi reali dovuto alla deformazione di tutti i vecchi contratti e alla trasformazione di tutti i nuovi rapporti contrattuali in un giuoco d'azzardo, nonché la redistribuzione della ricchezza, dovuta a criteri politici ed alla arbitraria misura di tassazione ed indiretta confisca della proprietà individuale) sono stati causati dall'avere messo in circolazione carta come moneta legale; ma dopo che una volta i prezzi sono saliti in conformità alla quantità ed alla velocità di circolazione di questa nuova moneta, ogni male è scomparso. Ciò che è stato fatto non si può annullare e quindi è « inutile piangervi sopra », come usava dire, se ricordo bene, David Copperfield. Ma restringere T inflazione in forte misura, potrebbe voler dire andare incontro di nuovo alla miseria in senso opposto e peggiore. Io dico peggiore, perchè maggiormente danneggerebbe gli speculatori, che sono le forze vive della industria e del commercio e quindi naturalmente, in misura prevalente, debitori. 9) E' probabile che i prezzi al giorno d'oggi si siano tutti rialzati proporzionalmente alla inflazione e che le ragioni di scambio, ossia i valori si siano conformati alle curve di equilibrio tra la domanda e l'offerta, eccezione fatta per ciò che può derivare dal timore di una nuova inflazione o dalla tesaurizzazione di parte della moneta presso la popolazioni rurali. moneta tesoreggiata che non agisce sul mercato. (A tale riguardo io stimo che dei 18 miliardi di lire emessi dal governo italiano, circa da 6 ad 8 siano tesoreggiati dai contadini, e ritengo che un fenomeno simile si avveri, in misura che non potrei precisare, anche in molte regioni dell'Europa centrale ed orientale). VI. — Il proletariato ha salarli che presentano un soprareddito. 10) Non ritengo che i . salari si siano attardati nel conformarsi allo aumento nominale dei prezzi e quindi ritengo che i salari reali delle classi lavoratrici abbiano aumentato proporzionalmente al loro potere d'acquisto. Essi infatti hanno potuto alzare spesso i loro redditi più che proporzionalmente, per parecchie ragioni. a) I lavoratori di tutte le industrie hanno ricattato indegnamente i Governi durante la guerra e tutte le imprese industriali che lavorano per essa; queste imprese hanno a loro volta riversato il costo dei salari sui Governici Governi hanno pagato i