XCVIII
A. VIARENGO
«Le notizie di Sardegna - aveva scritto Valerio al Cavour il 1 marzo 1852 - mi hanno molto commosso. Ma confido che sieno esagerate e sono rassicurato pensando che sta al comando militare dell'isola Giovanni Durando, uomo abile e di sangue freddo. Asproni mi scrive in proposito e teme che sia mandato colà il generale Alberto Lamarmora per sua natura precipitosissimo. Io le trasmetto in tutta confidenza la lettera di Asproni pregandola di restituzione e persuaso che ella farà sì che quella disgraziata emergenza sia attutata senza aver ricorso a misure estreme che sarebbero molto pericolose presso quella popolazione in gran parte incolta ed infiammabile all'eccesso. Non crede che in ciò possa avervi mano lo straniero?»255.
Cavour gli rispose osservando che, a suo avviso, l'Asproni era «molto mal informato di quanto accadde in Sassari», ed aggiungendo che, comunque, i pieni poteri erano affidati al Durando. «Deploro lo stato dell'isola - concludeva -, ma non posso credere che i funzionarli ne sieno solo responsabili, ché anzi reputo di questo in gran parte cagione il non perfetto equilibrio fra la libertà e la civilizzazione»256. Valerio gli risponderà in aula, nella tornata del 27 aprile, rigettando sul malgoverno del quale, secondo lui, l'isola era da sempre vittima, l'origine delle sue tristi condizioni.
«Perché la Sardegna è misera, inquieta ed infelice? - si domandava - Ella deve questo suo stato al vecchio dispotismo; è ora cambiato il nome, la sostanza è la stessa; uno Statuto con lo stato d'assedio. Per guarire la Sardegna dai mali del vecchio dispotismo i signori ministri le imposero un dispotismo nuovo».
Poi, forse rendendosi conto di quanto i suoi colleghi fossero stati carenti sul piano propositivo, ma non essendo, d'altro canto, in grado di prospettare iniziative concrete, suggerì che «la Camera procedesse] alla nomina di una commissione parlamentare la quale vada ad esaminare tutta quanta l'isola, e venga a dire al Parlamento quale sia il rimedio che debba apportare ai mali che la tormentano»257.
255 Edita in C. Cavour, Epistolario, volume nono, (1852) a cura di Carlo Pi-schedda e Rosanna Roccia, Firenze, 1984, p. 60. Asproni ricorderà ancora con compiacimento, alcuni anni dopo, l'intervento di Valerio sul dichiarato stato di emergenza nel Sassarese nel suo diario, cfr. G. Asproni, Diario, cit., I, p. 156, appunto dell' 11 novembre 1856.
256Ibid., p.61.
257 APS, Sessione del 1852, IV, I, cit., p. 194. Qualche settimana dopo sarà lo stesso Durando, che del Valerio era cugino, a descrivergli la situazione del Sassarese, in una lunga lettera da Cagliari del 5 aprile, dicendosi tra l'altro lieto «che questa circostanza mi abbia procurato il piacere di rianodare i nostri vecchi rapporti, che io non ho mai saputo perché cambiassero da quel che l'erano. Essere in prima o