CXXXVIII A. VIARENGO E non fu solamente il Correnti, fra gli uomini della Sinistra, a rompere il fronte negativo, giustificando così i frequenti accenni alla disunione di quell'area politica nella stampa moderata dell'opinione» o dell'»Unione». Tra coloro che si espressero a favore troviamo infatti, oltre a Robecchi, del quale già s'è detto, Mantelli, Mellana, e gli amici canavesani di Valerio, Massimo Mautino e Maurizio Farina. Anche Garibaldi, pur senza pubbliche prese di posizione, appoggiava l'intervento. Il nizzardo, anzi, giunse a far pervenire a Valerio un progetto di sbarco di truppe in Sicilia da presentare a Vittorio Emanuele II. «Voi dovete inviare - scriveva Garibaldi al sovrano -15 mila uomini in ajuto degli Occidentali; invece di 15, se ne preparino 25 mila [...]. La spedizione deve necessariamente costeggiare la Sicilia, d'una parte o dall'altra; i 15 mila continuano la loro corsa, i 10 sbarcano nel porto determinato. In due mesi, Sire, un esercito di dugento mila Italiani giunge sul Po, e vi proclama Re d'Italia»371. Proposta nella quale si riverberavano progetti e sogni che, in quel periodo così confuso e teso, erano stati numerosi quanto inconsistenti. E tale dovette ritenere Valerio anche questo che, per quanto ci è finora noto, rimase fra le sue carte, senza che con Garibaldi se ne discutesse ulteriormente. Occasione per un ampio intervento del Valerio fu anche la presentazione della legge Cavour-Rattazzi che prevedeva la soppressione delle congregazioni religiose che non avessero funzioni di predicazione, istruzione o assistenza, devolvendone il patrimonio ad una costituenda Cassa ecclesiastica che avrebbe provveduto alle pensioni dei religiosi degli enti soppressi e, soprattutto, alle congrue ai parroci poveri, sollevandone così le casse statali. Com'è noto, la proposta di legge vide una impressionante levata di scudi dei vertici del clero subalpino e l'intervento di condanna dello stesso Pio IX, con una allocuzione del 22 gennaio 1855. La titubante politica personale di Vittorio Emanuele, che abbiamo visto frastornato dai gravi lutti familia- 371 Cfr., infra, lett. 394. Sulla proposta garibaldina cfr. anche R. Romeo, Fra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, cit., pp. 157-158, che ha segnalato per la prima volta questo fatto sino ad allora sconosciuto agli studiosi. Ancora nell' aprile, peraltro, lo stesso Cavour pensava ancora, in caso di rottura dell'accordo tra Francia ed Austria, sui quale in quei giorni circolavano varie voci, all'eventualità di «inviare il corpo di spedizione di La Marmora nel Regno, se si fosse rinunciato alla guerra di Crimea» (R. Romeo, Cavour e il suo tempo 1854-1861, cit., p. 179 e nota 104 ivi).