CXXXVIII A. VIARENGO riprese poi il 15 febbraio, ma Valerio intervenne solamente in chiusura del dibattito generale. Nella sua interpellanza, aveva premesso: «io non sono innamorato di questo progetto di legge (Ilarità). Però, ho consentito a votarlo, dappoiché è stato pubblicato il monitorio»375. Proprio perché si trattava di difendere la dignità dello Stato da pressioni esterne, e «affinché la dignità del paese non sia menomamente lesa - proseguì -, stimo di dover rivolgere una domanda al signor presidente del Consiglio dei ministri. Gli domando dunque se il Gabinetto intero intende di questo progetto fare una questione ministeriale nell'ampio senso della parola, nel senso cioè se intende che il rigetto di questa legge, sia davanti all'una che dell'altra Camera, debba essere questione strettamente ministeriale»376. Valerio non taceva la ragione della sua richiesta: temeva che la Camera fosse ancora una volta «sottoposta a chinare la testa, come ha dovuto fare in occasione della legge sul matrimonio civile». Alla risposta del Cavour che «se questa legge venisse respinta e radicalmente modificata nei suoi principii, produrrebbe probabilmente una crisi ministeriale», Valerio attaccò sul «probabilmente» costringendo il conte a rifugiarsi in un generico «io non sono giudice della condizione in cui si troverà il paese», pur garantendo che il governo si sarebbe comportato secondo un «sincero amore del paese e della propria dignità»377. Valerio intervenne poi nuovamente a sostegno di una modifica proposta dal Robecchi che voleva tolta ogni eccezione, sottolineando, come riassumerà Brofferio, che «i frati addetti all'istruzione ed alla predicazione, che volevansi conservare, erano quelli appunto che bisognava sopprimere prima degli altri»378. Naturalmente si trattava di 913Ibid., p. 2932. ™Ibid. 911 Ibid., p. 2933. 378 Cfr. A. Brofferio, Storia del Parlamento subalpino iniziatore dell'Unità d'Italia, dettata da A.B. per mandato di Sua Maestà il Re d'Italia, volume VI, Milano, Editori Natale Battezzati e C.i, 1869, p. 836. Il lungo intervento del Robecchi, nella tornata del 22 gennaio, è in APS, Sessione del 1853-54 (V Legislatura) dal 19 dicembre 1853 al 29 maggio 1855, raccolti e corredati di note e di documenti inediti da Galletti Giuseppe e Trompeo Paolo, VI, 3° delle discussioni della Camera dei Deputati, dal 28 novembre 1854 al 3 marzo 1855, cit., pp. 2935-2942. Venne sostenuto anche dal Borella (cfr., Ibid., pp. 2944-2945) ma fermamente respinto dal Rattazzi (cfr. ibid., pp. 2945-2949) e, nella seduta successiva, dal Cavour (Ibid., pp. 2955-2959).