zionalizzare una realtà sociale esistente24: come per altre proposte olivettiane, «non si tratta [...] di creazioni nuove, ma di individuare le esperienze dei migliori organismi [...] e addivenire ad una loro razionale, generale estensione»25. Per questo motivo è d’uopo realizzare una duplice azione26 di accentramento e di decentramento del potere politico: accentramento rispetto ai piccoli Comuni e decentramento nelle grandi metropoli. Il territorio di una Comunità, nella teorizzazione olivettiana, dovrebbe coincidere in generale con un’unità geografica tradizionale (come il circondario, la diocesi, il distretto o il collegio elettorale), alla quale occorrerebbe apportare gradualmente quelle correzioni necessarie al fine di creare delle unità che abbiano nella natura e nella storia «il loro fondamento» e nella persona i loro limiti. Le Comunità si potrebbero individuare attraverso «una divisione conveniente di ciascuna Provincia»27, 24 Ciascuna Comunità che, insieme ad altre, costituirebbe la grande città, è «una unità concreta [.] dove operai di diverse officine si uniscono spontaneamente [.] in un comune bisogno di scambiare esperienze e dove la vita di ogni giorno li porta, essi e le loro famiglie, agli stessi negozi, alle stesse scuole, alle stesse oneste birrerie, agli stessi circoli» (L’ordine, cit., p. 27). Come rileva anche Giannini, Olivetti «osserva [.] che nella realtà le comunità già esistono: il comune centro di mercato, centro di comunicazione, centro scolastico, e così via, costituisce già oggi il nucleo di un territorio il quale gravita intorno ad esso» (recensione a L’ordine politico delle Comunità, in «Bollettino d’informazione e documentazione del Ministero per la Costituente», a. II, n. 12, 30 aprile 1946, p. 14). Anche Riccardo Monaco, in Una geniale anticipazione della società di domani, cit., p. 1, afferma che «le comunità essendo degli enti naturali e non astratti non sono una creazione mentale, non sono un prodotto razionale, ma l’espresione di date situazioni locali». 25 Tecnica della riforma agraria, cit., p. 95. 26 Come osserva anche A. Chiti-Batelli, Politica regionale al Parlamento Europeo, in «Comuni d’Europa», a. XIV, n. 11, novembre 1966, p. 11. 27 La dimensione «ottima» dell’autogoverno locale, cit., p. 42, e L’ordine, cit., pp. 3-4. Il corsivo è nell’originale. «La “misura umana” di una Comunità è definita dalla limitata possibilità che è a disposizione di ogni persona per dei 122