98 giorgio vola siastico, insostituibile instrumentum regni per frenare, anche attraverso il conformismo religioso, ogni sorta di agitazioni sociali, che trovavano proprio nelle sette e nelle conventicole il terreno di coltura più adatto. Già da tempo, quindi, si era cercato di creare una nuova Chiesa d'Inghilterra, ripulita, per esempio con l'abolizione dell'episcopato, dei segni più vistosi di papismo e organizzata su basi presbiteriane sul modello della Kirk scozzese. Sarebbe stata comunque una Chiesa gerarchica, di Stato, che avrebbe riservato la predicazione a dei ministri stipendiati e ridotto'nuo-vamente la propagazione del messaggio cristiano in « cattività babilonese ». Durante l'Interregno erano comunque sopravvissuti parecchi istituti anglicani, che apparivano particolarmente odiosi ai quintomonarchisti e agli indipendenti più radicali: tra questi, in particolare, il « patronato laico » e il sistema di mantenimento dei parroci che avveniva principalmente mediante l'aborrito sistema delle decime. Il lay patronage era il diritto di cui godevano appunto i laici di presentare, cioè di raccomandare, determinati ministri, chiaramente di proprio gradimento, alla guida delle comunità. Non si pensi ad un istituto democratico, dato che chi esercitava questo diritto erano di solito i nobili o comunque personaggi di ceto non certo umile, ricchi mercanti e proprietari terrieri, o anche i detentori di cariche pubbliche, giudici di pace, sceriffi e via discorrendo. Il lay patronage che, più che raccomandare, serviva ad imporre alle comunità un pastore magari del tutto sconosciuto ai fedeli, assolveva compiti molto importanti: poteva rendere docili, corruttibili e ricattabili dei ministri di culto che avessero voluto assicurarsi la guida di parrocchie dotate di consistenti benefici e che in questo modo abdicavano ovviamente — e spesso in modo scandaloso — alla propria missione religiosa; forniva quindi ai lay patrons e, indirettamente allo Stato, un mezzo prezioso di controllo ideologico e sociale sulla popolazione, imponendo in pratica una religione e una predicazione preconfezionata, sottratta in ogni caso ad un controllo dal basso. Era chiaro, invece, che la variopinta realtà religiosa dell'Inghilterra di questi anni, uscita da una rivoluzione che aveva anche comportato un forte indebolimento di ogni concetto d'autorità, pretendeva di scegliere i propri pastori autonomamente, perché costoro servissero la comunità e ne esprimessero le tendenze, non viceversa; su questo piano, le richieste d'abolizione del lay patronage erano diffuse ben oltre la cerchia delle comunità d'ispirazione quintomonarchista e potrebbe essere interessante, a questo proposito, vedere quanto gruppi diversi sarebbero stati disposti a tollerarsi a vicenda, una volta cessato ogni obbligo di uniformità. In termini politici, in altre parole, si voleva far cessare la dipendenza della Chiesa o, meglio, di qualsiasi comunità cultuale, dallo Stato, in mo-