crescita programmata della spesa pubblica (41). Tutto ciò dovrebbe utilmente integrare l'impressione emersa dall'esame dell'esperienza del PESC nei primi anni Sessanta (42), vale a dire, riassumendo, di una crescita programmata della spesa pubblica vincolata all'obiettivo di mantenere costante la sua quota sul PIL. Obiettivo che, invece, data la fiducia nello sviluppo prevalente in quel periodo e, quindi, l'ottimismo irrealistico sulla crescita futura del PIL, si traduceva in realtà in una quota spesa/PIL crescente. Qui emerge un quadro meno semplicistico: la spesa veniva programmata ali'interno di uno scenario macro ritenuto "realistico" date le politiche e gli obiettivi governativi (e tenuto quindi conto anche dell'influenza della spesa pubblica sul livello del PIL). Non ci si nascondeva però la possibilità del realizzarsi di scenari diversi, determinati tra l'altro da comportamenti degli operatori economici — con effetti ad esempio sugli investimenti produttivi e sul tasso di inflazione - difformi da quelli che, nella visione del governo, avrebbero garantito quel dato sviluppo. In questo caso si avvertiva che anche la spesa pubblica avrebbe potuto subire variazioni rispetto a quanto programmato. Ad ogni, modo anche da questo esame più approfondito del quadro macroeconomico di riferimento delle decisioni sulla spesa pubblica emerge con. chiarezza come la programmazione a prezzi costanti della spesa fosse funzionale a quel quadro. Un modello decisionale che opera facendo riferimento ad-un mondo nel quale ciò che ha rilevanza è lo sviluppo delle risorse reali e .59