tutto condito da una fiducia nel potere regolativo e benefico della mano pubblica che caratterizzava gli anni del primo centrosinistra. In realtà, già a pochi mesi dall’insediamento del gruppo di intervento, ci si era accorti che l’impresa non era assolutamente nelle condizioni finanziarie e organizzative che la pubblicistica e gli organi politici avevano reso pubbliche: le vendite erano già aumentate dell’8%, la Underwood era tornata in attivo, la Programma 101 aveva un buon successo, nel 1965 tornavano dividendi da ridistribuire37.
   Abbiamo già accennato al fatto che all’inizio degli anni Sessanta l’IBM, grazie alla mediazione di autorevoli scienziati della Normale, aveva sviluppato un solido tessuto di relazioni con l’Ateneo pisano. Nel 1965 la IBM decise la donazione di tre centri di calcolo elettronico dotati di macchine 7090 a tre Università europee Londra, Copenaghen e Pisa. Il centro di Pisa, chiamato CNUCE (Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico) venne inaugurato nel 1965 con la partecipazione del Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat e di molte autorità del Ministero della Pubblica istruzione. La IBM Italia contribuì alla donazione fondando un centro a Pisa, chiamato Centro Studi IBM, che aveva lo scopo di occuparsi degli aspetti accademici e scientifici del calcolo elettronico.
   Questo processo di penetrazione dell’IBM nel nucleo originario dell’elettronica olivettiana fu indubbiamente favorito dalla delicata transizione all’interno dell’impresa di Ivrea, in cui l’ostracismo silenzioso dei tecnici e dei progettisti del settore meccanico, ormai trasformatisi da pionieri dell’innovazione olivettiana degli anni Cinquanta in un potente gruppo di pressione interno, si era andata rapidamente trasformando in aperta osti-
   37    Per una ricostruzione dettagliata dei dibattiti e delle posizioni di partiti, sindacati e opinione pubblica sulla vicenda Olivetti-General Electric, si veda: L. Soria, Informatica: un’occasione... cit., p. 26 ss.
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